Il noto gruppo italiano di moda Tod's, fondato da Diego Della Valle, si trova al centro di una nuova e più aspra fase di un'inchiesta giudiziaria per caporalato. La Procura di Milano, guidata dal PM Paolo Storari, ha intensificato la pressione non limitandosi più solo a ipotizzare omessi controlli (responsabilità omissiva), ma contestando direttamente condotte dolose e richiedendo al GIP un'interdittiva che vieterebbe alla società di pubblicizzare i propri prodotti per sei mesi.
Tre manager di Tod's sono formalmente indagati per caporalato, e la stessa società è stata iscritta nel registro degli indagati ai sensi della legge sulla responsabilità amministrativa degli enti. L'accusa centrale è che i responsabili del brand avrebbero agito in "piena consapevolezza" della condizione di sfruttamento dei lavoratori cinesi impiegati negli opifici subappaltati, ignorando volutamente i numerosi allarmi.
Tod's sotto accusa per caporalato doloso
L'inchiesta ruota attorno a sei opifici situati tra le province di Milano, Pavia, Macerata e Fermo, dove i lavoratori cinesi sarebbero stati impiegati in condizioni definite come di "para schiavitù".
Secondo l'istanza presentata dalla Procura, i dirigenti avrebbero ignorato "minimamente conto dei risultati" di ispezioni e decine di "audit" esterni effettuati tra il 2023 e il 2024. Questi rapporti avrebbero documentato in modo inequivocabile: Lavoratori, spesso impiegati nella produzione di tomaie e divise per commessi, pagati appena 2,75 euro all’ora. Un'operaia ha riferito di essere pagata "in base alle tomaie che realizzo". Lavoro "a ciclo continuo, h24", con picchi produttivi nelle ore notturne e nei giorni festivi, "Natale compreso". Dormitori direttamente collegati ai laboratori, descritti come "degradanti" e in pessime condizioni igieniche. Materiale infiammabile accatastato, in violazione delle norme di sicurezza e igiene.
L'accusa parla esplicitamente di "cecità intenzionale" da parte di Tod's, evidenziando come l'azienda avrebbe tratto "enormi profitti grazie allo sfruttamento della manodopera cinese", senza modificare la propria organizzazione interna o i fornitori incriminati.
Il nuovo sviluppo dell'inchiesta ha innescato uno scontro diretto tra la Procura e la società, una dinamica meno comune rispetto ad altri casi che in passato hanno coinvolto marchi come Armani e Dior.
Il 10 ottobre, in una conferenza stampa, il patron Diego Della Valle aveva difeso l'etica del gruppo, sfidando il magistrato: "Il nostro è un gruppo rispettato nel mondo, facciamo dei valori etici una bandiera. Non siamo quelle porcheriole. Il PM Paolo Storari venga a vedere le nostre aziende".
La replica di Tod's alle nuove contestazioni non si è fatta attendere: la società ha dichiarato di stare esaminando l'ulteriore materiale prodotto "con preoccupante tempismo, dal dottor Storari".
Nonostante la Procura di Milano abbia inasprito il fronte penale, il gruppo Tod's ha registrato un punto a suo favore in un filone giudiziario separato, quello di prevenzione (relativo alla richiesta di amministrazione giudiziaria).
La Corte di Cassazione ha infatti respinto il ricorso del PM Storari, confermando che la competenza territoriale per il procedimento di prevenzione – che ipotizza solo responsabilità omissive e non dolose – spetta al tribunale di Ancona e non a quello di Milano, come già stabilito in primo e secondo grado. Questo procedimento resta distinto da quello penale in cui ora si contestano le condotte dolose ai manager.
Il procedimento penale sulla richiesta di interdittiva pubblicitaria prosegue invece a Milano, con l'accusa che vede nei fatti riscontrati un "grave pericolo di reiterazione" del sistema illecito, una prospettiva che, in caso di accoglimento da parte del GIP, avrebbe un impatto devastante sull'immagine di uno dei principali gruppi del lusso italiano.