Cultura

Taglio da 240 milioni al Fondo per il cinema e l’audiovisivo

 
Taglio da 240 milioni al Fondo per il cinema e l’audiovisivo

La bozza della manovra economica 2026 porta con sé un colpo pesante per il mondo della cultura italiana. Il Fondo per il Cinema e l’Audiovisivo, istituito nel 2016 come strumento di sostegno stabile e strategico per la filiera cinematografica nazionale, subirà un taglio consistente: 190 milioni di euro in meno nel 2026 e 240 milioni a partire dal 2027. Il livello minimo di finanziamento, fissato fino ad oggi “in misura non inferiore a 700 milioni di euro annui”, verrà ridotto a 510 milioni per il 2026 e a 460 milioni per gli anni successivi.

Si tratta di una contrazione che equivale a un taglio di circa il 30% nel primo anno e fino al 35% negli anni successivi, incidendo direttamente su un comparto che contribuisce in modo significativo alla crescita culturale, economica e occupazionale del Paese. La decisione, inserita nella bozza della Legge di Bilancio approvata dal Consiglio dei ministri e in arrivo in Parlamento, modifica radicalmente un impianto normativo che finora aveva garantito stabilità e continuità ai finanziamenti per la produzione, la distribuzione e la promozione del cinema italiano.

Dura la reazione delle opposizioni. “Con la Legge di Bilancio, il ministro della Cultura Giuli firma e avalla un taglio durissimo al Fondo per il Cinema e l’Audiovisivo. Non è un errore tecnico né una distrazione: è una scelta politica”, ha dichiarato la capogruppo Pd in Commissione Cultura, Irene Manzi. Secondo la deputata, la riduzione non solo penalizza autori, produttori e maestranze, ma rappresenta “l’ennesimo capitolo di una strategia precisa con cui il governo continua ad attaccare il mondo della cultura, ritenuto ostile perché libero e indipendente”.

Manzi denuncia inoltre come, accanto alla riduzione del Fondo principale, si sommino tagli ai finanziamenti per la promozione del cinema nelle scuole, per l’ammodernamento delle sale, anche in funzione dell’accessibilità per le persone con disabilità, e per la digitalizzazione dell’archivio storico del cinema italiano. “È un disegno preciso - aggiunge - volto a smontare passo dopo passo il sistema cinematografico nazionale, privandolo di risorse, prospettiva e futuro”.

La misura apre un nuovo fronte di scontro politico sul valore strategico della cultura nell’agenda economica del governo. Mentre il comparto audiovisivo italiano, che negli ultimi anni ha mostrato vitalità e capacità di attrarre investimenti e produzioni internazionali, si trova a dover fronteggiare un taglio che rischia di compromettere l’intero ecosistema del settore, la discussione in Parlamento sarà decisiva per capire se il cinema resterà una priorità o verrà sacrificato in nome del rigore di bilancio.

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