Economia

Piazza Affari vola, nel 2025 valore delle quotate a 808 miliardi, stranieri oltre il 50% del capitale

di Demetrio Rodinò
 
Piazza Affari vola, nel 2025 valore delle quotate a 808 miliardi, stranieri oltre il 50% del capitale
Il 2025 segna un passaggio chiave per il mercato azionario italiano. Il valore complessivo delle società quotate su Piazza Affari ha raggiunto 808 miliardi di euro, con un incremento di 151 miliardi in un solo anno (+23%) rispetto ai 657 miliardi del 2024. Un balzo che non certifica soltanto la forza del listino, ma descrive un cambiamento strutturale degli assetti proprietari, infatti per la prima volta in modo stabile, gli investitori esteri superano la soglia del 50% del capitale, arrivando al 50,8%.

È quanto emerge dall’analisi del Centro studi di Unimpresa, basata sui dati della Banca d’Italia aggiornati a giugno 2025. In valore assoluto, le partecipazioni straniere sono passate da 319 a 411 miliardi di euro, con un aumento di oltre 91 miliardi (+28,6%), consolidando il ruolo dei capitali internazionali come principale motore della crescita di Piazza Affari.

La dinamica segna una discontinuità rispetto al passato recente. La componente domestica continua a crescere in valore, ma perde peso relativo. Le famiglie aumentano le proprie partecipazioni da 74,8 a 89,8 miliardi (+20,1%), mantenendo una quota stabile intorno all’11%. Le imprese salgono a 127,5 miliardi (+8,7%), ma vedono ridursi l’incidenza dal 17,9% al 15,8%. Le banche rafforzano la presenza con un incremento di 18,4 miliardi (+18%), arrivando a 120,6 miliardi, mentre assicurazioni e fondi pensione registrano il balzo percentuale più marcato, con una crescita del 58,9%. In forte aumento anche le partecipazioni pubbliche, più nello specifico lo Stato sale a 42,5 miliardi (+35,5%), portando la quota al 5,3% del capitale delle spa quotate.

Una Borsa più grande, dunque, più liquida e sempre più internazionale. La stabilità del mercato azionario, però, non coincide con una riconquista del controllo nazionale, bensì con una maggiore apertura ai capitali esteri, che oggi rappresentano il vero baricentro della crescita. Un segnale di fiducia verso il sistema-Paese, ma anche una sfida politica ed economica, attrarre investimenti senza perdere capacità di indirizzo e radicamento industriale.

Secondo il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, i numeri raccontano una storia positiva che riguarda l’intero Paese. La crescita del valore delle società per azioni, che supera i 3.900 miliardi di euro, non è un dato astratto, ma rappresenta una ricchezza reale che rafforza il sistema economico nazionale, sostiene imprese, lavoro e risparmio e contribuisce alla solidità complessiva dell’Italia. L’aumento delle quote detenute da investitori stranieri è la conferma che il Paese è tornato attrattivo sui mercati internazionali, perché percepito come stabile, affidabile e con fondamentali solidi. Ora bisogna trasformare questa fiducia in investimenti produttivi e crescita dell’occupazione.

L’andamento di medio periodo rafforza questa lettura. Dopo la brusca correzione del 2022, quando il valore delle quotate scese a 507 miliardi (-18,1%), il mercato ha imboccato una traiettoria di espansione robusta. Nel 2023 il valore è risalito a 578 miliardi (+14%), nel 2024 a 657 miliardi (+13,6%) e nel 2025 ha superato gli 808 miliardi (+23%). Dal 2022 a oggi, il valore delle società quotate è cresciuto di oltre 300 miliardi (+59%), in un triennio che coincide con il governo guidato da Giorgia Meloni.

Guardando all’universo complessivo delle società per azioni, quotate e non quotate, il capitale totale ha raggiunto nel 2025 i 3.936 miliardi di euro, con un aumento di 347 miliardi (+9,7%) rispetto al 2024. Il sistema resta a forte trazione familiare, con le famiglie che detengono oltre il 44% del capitale complessivo, ma cresce anche la presenza straniera, salita al 21%, e si rafforzano in modo selettivo gli investitori istituzionali.

Il mercato azionario italiano appare oggi più maturo e integrato nei flussi finanziari globali. Una Borsa più internazionale significa più capitali e più fiducia, ma impone anche una riflessione strategica, governare l’apertura e tradurre la crescita finanziaria in sviluppo reale per l’economia e per il Paese.

 
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