Nutella, il barattolo è a rischio? Ferrero sospende acquisti nocciole in Turchia dopo raddoppio prezzi

di Redazione

Un’improvvisa e drammatica escalation dei prezzi sta scuotendo il mercato mondiale delle nocciole, mettendo in crisi la filiera e innescando un braccio di ferro tra il colosso dolciario italiano Ferrero e i commercianti turchi. La Turchia, che storicamente fornisce circa il 65% della produzione globale della preziosa materia prima, è stata colpita da una "tempesta perfetta" climatica e speculativa.

Il prezzo delle nocciole turche è letteralmente raddoppiato in pochi mesi, passando da circa $9.000 a un vertiginoso picco di $18.000 a tonnellata. Questo balzo è la conseguenza diretta di una devastante gelata primaverile - descritta come la peggiore dell’ultimo decennio - aggravata da un’infestazione di parassiti che ha dimezzato i raccolti nella cruciale regione del Mar Nero.

Di fronte a un mercato in ebollizione e a segnali di evidente speculazione, il produttore della celeberrima Nutella ha preso una decisione drastica: la sospensione temporanea degli acquisti in Turchia. Fonti vicine al Financial Times rivelano che intermediari locali avrebbero accumulato scorte, scommettendo su un ulteriore aumento dei prezzi e tenendo di fatto il colosso italiano in ostaggio.

“Gli intermediari stanno comprando tutto ciò che possono, tenendo Ferrero praticamente in ostaggio”, ha commentato il trader Giles Hacking, evidenziando la tensione sul mercato.

Ferrero, che di norma acquista circa il 70% del suo fabbisogno dalla Turchia, ha risposto attivando il suo piano di resilienza: sta attingendo alle proprie ampie riserve strategiche e intensificando gli acquisti da fonti alternative, in particolare i nuovi poli produttivi sviluppati in Cile e negli Stati Uniti.

Marco Botta, direttore generale della Ferrero Hazelnut Company, ha rassicurato sulla posizione dell'azienda: “Quest’anno abbiamo una copertura molto ampia e non abbiamo fretta di effettuare nuovi acquisti”.

La crisi non è solo una questione di prezzo, ma espone la fragilità strutturale della filiera turca. Circa 450.000 famiglie dipendono da questa coltura, e gli analisti prevedono che la produzione possa scendere a 500.000 tonnellate o persino meno, rispetto alle 600-700.000 tonnellate degli anni normali. Alcuni agricoltori avrebbero perso fino al 100% del loro raccolto.

A complicare il quadro è l’inefficacia delle misure di contenimento: l’aumento del prezzo minimo di sostegno da parte del Consiglio dei Cereali Turco (TMO) non è riuscito a frenare la corsa speculativa.

Per Ferrero, la strategia di diversificazione geografica avviata negli ultimi vent’anni si rivela ora vincente. Gli investimenti in Cile e USA garantiscono ora circa 100.000 tonnellate annue ciascuno, fungendo da cruciale ammortizzatore. L’azienda ha categoricamente escluso la possibilità di modificare la sua ricetta iconica o di scaricare i maggiori costi sui consumatori, confidando nella sua solida catena di approvvigionamento.

Tuttavia, il timore serpeggia tra gli esportatori turchi. "C’è la paranoia che la Turchia perda la sua quota di mercato”, ha ammesso un operatore locale. L'aumento dei costi del lavoro e la mancanza di modernizzazione agricola stanno erodendo la competitività del principale fornitore mondiale, mentre gli eventi meteorologici estremi legati al cambiamento climatico minacciano di rendere la filiera sempre più precaria.

Per ora, l'impegno di Ferrero con la Turchia è dichiarato come “di lungo termine”. Ma se lo stallo dovesse protrarsi e le dinamiche di prezzo e produzione non si stabilizzassero, l'epicentro mondiale della nocciola potrebbe inesorabilmente spostarsi verso mercati più stabili e resilienti.

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