La Commissione Europea ha sferrato un colpo durissimo a Google, imponendo una sanzione di 2,95 miliardi di euro per abuso di posizione dominante nel mercato delle tecnologie pubblicitarie (adtech). Questa decisione, che fa seguito a un'indagine iniziata nel 2021, non è solo una multa, ma un chiaro segnale di come l'Europa intenda ridisegnare i rapporti di forza nell'economia digitale.
La Commissione ha puntato il dito contro le pratiche "intenzionali" con cui Google avrebbe utilizzato i suoi servizi per la pubblicità online per favorire la propria attività a discapito della concorrenza. L'indagine si è concentrata su tre strumenti chiave:
- DoubleClick For Publishers (DFP): Il servizio di ad server per gli editori, dove Google avrebbe dato un vantaggio illegittimo al suo "ad exchange" (AdX).
- Google Ads e DV360: Gli strumenti per l'acquisto di annunci programmatici, accusati di aver creato un conflitto di interessi, con Google che agisce sia come venditore che come acquirente di spazi pubblicitari.
L'UE sostiene che queste condotte hanno danneggiato concorrenti, inserzionisti ed editori, limitando la loro capacità di innovare e operare in un mercato equo. L'obiettivo della Commissione è costringere Google a porre fine a queste pratiche e a presentare un piano per risolvere i conflitti di interesse, un'azione che potrebbe portare a modifiche strutturali nel suo modello di business.
La multa, pur essendo ingente, rappresenta solo una frazione del fatturato annuale di Google, ma il suo impatto va ben oltre i numeri. L'azienda ha immediatamente annunciato che presenterà ricorso, definendo la decisione "ingiustificata" e sostenendo che le modifiche richieste danneggerebbero migliaia di aziende europee. Questa non è la prima volta che Google viene sanzionata dall'UE per abuso di posizione dominante; in passato ha ricevuto multe per casi legati a Google Shopping, Android e AdSense, a testimonianza di una lunga e aspra battaglia legale.
Lo scontro ha assunto anche una dimensione geopolitica. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ha minacciato di avviare procedimenti commerciali e l'applicazione di dazi in risposta a quella che ha definito una pratica "discriminatoria" contro le aziende americane. Questa dichiarazione riaccende le tensioni commerciali tra Stati Uniti ed Unione Europea, in un momento già fragile per le relazioni internazionali.
La battaglia legale è appena iniziata. Il ricorso di Google aprirà un nuovo capitolo che potrebbe durare anni nei tribunali europei. Indipendentemente dall'esito finale, la decisione della Commissione Europea segna un punto di svolta. L'UE dimostra di voler essere una forza trainante nella regolamentazione del settore tech, determinata a garantire un terreno di gioco più equo per tutti gli attori del mercato, compresi i giganti globali. La vicenda continuerà ad essere un argomento caldo non solo per le aule giudiziarie, ma anche per gli analisti finanziari che studiano l'evoluzione del mercato pubblicitario digitale e l'impatto delle normative antitrust sulle grandi aziende tecnologiche.
Google: "La multa è sbagliata, faremo ricorso"
"La decisione della Commissione Europea sui nostri servizi di tecnologia pubblicitaria è errata e faremo ricorso". Così in una nota Lee-Anne Mulholland, Vicepresidente e Responsabile Globale degli Affari Regolamentari di Google, replica all'Antitrust europeo. "Si impone una sanzione ingiustificata e si richiedono modifiche che danneggeranno migliaia di aziende europee, rendendo più difficile per loro generare profitti. Non c'è nulla di anticoncorrenziale - prosegue la nota - nel fornire servizi ad acquirenti e venditori di pubblicità, e ci sono più alternative ai nostri servizi che mai". Questa sanzione ingiustificata - conclude Google - è solo un altro esempio dell'applicazione sproporzionata delle leggi da parte dell'Europa nei confronti delle aziende statunitensi.