Politica

Meloni al Senato: "All’Europa servono pragmatismo, sicurezza e crescita. L’Italia farà la sua parte"

di Redazione
 
Meloni al Senato: 'All’Europa servono pragmatismo, sicurezza e crescita. L’Italia farà la sua parte'
Alla vigilia del Consiglio europeo del 23-24 ottobre, Giorgia Meloni si è presentata in Senato rivendicando tre anni di stabilità politica, un rinnovato profilo internazionale e indicatori macro-finanziari considerati solidi. Un posizionamento, ha sottolineato, che consente all’Italia di sedere al tavolo dei leader con “autorevolezza” e di spingere su scelte “pragmatiche, di visione e di ambizione”.

Sul Medio Oriente, la presidente del Consiglio ha definito
sviluppo positivo e concreto” l’intesa in 20 punti firmata a Sharm el Sheikh, ringraziando i mediatori regionali e attribuendo un ruolo decisivo al presidente statunitense. Nella sua ricostruzione, tregua, rilascio degli ostaggi e ripresa degli aiuti umanitari sono la base per riavviare un percorso verso la soluzione a due Stati, a condizione che Hamas sia esclusa dalla governance transitoria e disarmata. L’Italia, ha detto, è pronta a riconoscere lo Stato di Palestina quando queste precondizioni si materializzeranno. Sul piano operativo, Roma intende rafforzare l’assistenza umanitaria (dai corridoi sanitari alle strutture in loco), sostenere l’Autorità Nazionale Palestinese nella formazione amministrativa e di polizia, contribuire a una eventuale forza di stabilizzazione e co-organizzare al Cairo la Conferenza per la ricostruzione di Gaza. Resta alta l’attenzione sulla Cisgiordania. Condanna per nuovi insediamenti e apertura a misure restrittive individuali europee verso esponenti israeliani ritenuti responsabili di dichiarazioni o atti inaccettabili.

Per quanto riguarda il capitolo Ucraina, Meloni ha ribadito il sostegno “fermo e determinato” a Kyiv, con l’obiettivo di una pace “giusta, non frutto della sopraffazione”. Nessun invio di truppe italiane, ma sostegno alle garanzie di sicurezza e alla deterrenza europea, anche con il 19° pacchetto di sanzioni UE e con il cauto esame dell’uso dei proventi dei beni russi congelati nel rispetto del diritto internazionale e della stabilità finanziaria. La premier ha collegato la sicurezza continentale alla prontezza industriale, via libera all’uso degli strumenti europei (SAFE) e all’avanzamento del programma EDIP, con l’impegno a massimizzare filiera nazionale, occupazione e tecnologie “dual use”.

Sul clima, Meloni ha annunciato che l’Italia non sosterrà l’attuale proposta di revisione della Legge europea sul clima con target -90% al 2040 se non accompagnata da un cambio di metodo: neutralità tecnologica piena (con spazio a biocarburanti e soluzioni per l’industria pesante), possibilità di utilizzare crediti internazionali almeno al 5%, contabilizzazione flessibile delle tecnologie di cattura della CO₂ e una robusta “clausola di revisione” fra cinque anni. Per la transizione, servono risorse adeguate, la partita si gioca nel prossimo Quadro finanziario pluriennale e nel completamento dell’Unione dei mercati dei capitali, con un ruolo più incisivo della BEI.

La semplificazione normativa è l’altro asse su cui l’Italia intende incidere, attraverso una revisione dell’“acquis” per tagliare norme obsolete, pacchetti Omnibus per sfoltire regolazione non necessaria e impegno a contenere al minimo le nuove proposte legislative, in nome di attribuzione, sussidiarietà e proporzionalità. Bisogna rimettere competitività e innovazione al centro dell’agenda europea.

Tra i temi economico-sociali, Meloni ha chiesto al Consiglio di affrontare l’emergenza abitativa, specie per i giovani. In Italia si lavora a un piano case a prezzi calmierati e si guarda con interesse al Piano d’azione UE sull’edilizia accessibile; la premier chiede linee guida europee che offrano “valore aggiunto tangibile” nel rispetto delle competenze nazionali.

Sul tema delle migrazioni, infine, l’approccio italiano consiste nella fermezza contro i trafficanti, cooperazione con i Paesi di origine e transito, canali legali, rimpatri efficaci. Nel solco del Piano Mattei e della dimensione esterna, Roma promuove liste UE di Paesi sicuri e un quadro giuridico che consenta centri per il rimpatrio in Paesi terzi, con la promessa di benefici per periferie urbane, forze dell’ordine e immigrati regolari. Meloni ha concluso il suo discorso con una dichiarazione politica netta e determinata: “Lo avevamo promesso e lo stiamo facendo”, con l’impegno a proseguire “a testa alta” su sicurezza, crescita e coesione.
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