Economia
Manovra 2026, la spinta alle imprese vale oltre 7-8 miliardi
di Redazione

Una manovra costruita per far correre gli investimenti senza gonfiare la spesa corrente. Nella bozza della legge di bilancio 2026 le risorse destinate alle imprese superano i 5,2 miliardi di euro, a cui si sommano gli effetti fiscali del nuovo super-ammortamento (minori entrate per 2-3 miliardi spalmate su più esercizi). L’impatto potenziale per il sistema produttivo sfiora così 7-8 miliardi, con un moltiplicatore atteso che potrebbe avvicinare i 20 miliardi di investimenti attivati. Il perimetro d’intervento privilegia quattro direttrici: investimenti, transizione verde e digitale, riequilibrio territoriale, internazionalizzazione.
Il cuore della manovra batte al Sud, 4,05 miliardi nel triennio 2026-2028 finanziano i crediti d’imposta per Zes e Zls, prorogati fino al 2028 e rafforzati da una linea dedicata da 100 milioni l’anno per progetti tecnologici e ambientali di filiera. Più in dettaglio, 2,3 miliardi nel 2026, 1 miliardo nel 2027 e 750 milioni nel 2028. Si tratta di uno strumento già sperimentato che consente di recuperare una quota rilevante dei costi per impianti e macchinari, con un credito che per le piccole imprese può superare il 40% in base alla localizzazione. La volontà è quella di orientare nuove produzioni nel Mezzogiorno, sostenendo occupazione e riequilibrio territoriale.
Accanto al capitolo Zes/Zls, la “Nuova Sabatini” viene rifinanziata con 650 milioni complessivi (200 milioni nel 2026 e 450 milioni nel 2027), leva storica per l’acquisto di beni strumentali da parte delle pmi, lo strumento punta a mobilitare oltre 4,5 miliardi di nuovi investimenti in due anni, alleggerendo il costo del credito e accompagnando gli acquisti 4.0 e green. Per il turismo arriva un fondo da 50 milioni l’anno nel triennio 2026-2028, con focus su digitalizzazione, innovazione e destagionalizzazione, i Contratti di sviluppo ricevono 250 milioni nel 2027, 50 nel 2028 e ulteriori 250 nel 2029 per progetti medio-grandi e partenariati pubblico-privati.
Sul fronte estero, il pacchetto per l’internazionalizzazione vale 435 milioni: 100 milioni nel 2026 per gli strumenti Simest e Ice, 300 milioni nel triennio al Fondo per la promozione degli scambi e 35 milioni annui al Maeci per la promozione economica, culturale e scientifica del made in Italy. Le imprese direttamente o indirettamente coinvolte sono stimate in circa 40mila, con prevalenza nei comparti manifatturiero e agroalimentare. A regime, la piattaforma di sostegno all’export dovrà consolidare la presenza dell’Italia nei mercati chiave e aprire varchi in quelli emergenti.
Il perno fiscale è il nuovo super-ammortamento per investimenti effettuati nel 2026 (con coda al 30 giugno 2027 in presenza di acconto al 20%): maggiorazione delle quote di ammortamento del +180% fino a 2,5 milioni, +100% tra 2,5 e 10 milioni, +50% tra 10 e 20 milioni. Prevista anche una premialità “green” fino al +220% per investimenti che riducono i consumi complessivi del 3% o dei processi del 5%. Tradotto, un investimento da 1 milione potrà generare una deduzione Ires su 2,8 milioni (oltre 430mila euro di risparmio fiscale cumulato), che supera i 520mila euro se l’investimento è qualificato “green”. La misura non incide sui saldi di cassa nell’immediato, ma riduce le entrate in modo diluito lungo la vita utile dei beni, sostenendo il ciclo degli investimenti.
C’è poi un credito d’imposta ad hoc (40%) per agricoltura, pesca e acquacoltura, valido per il 2026 (con coda al 30 giugno 2027): destinatari macchinari, impianti e software avanzati, con rimborsi fino a 5mila euro per le certificazioni. L’intento è accelerare digitalizzazione, tracciabilità e sostenibilità in filiere ancora a bassa produttività del capitale. Infine, dal 1° gennaio 2028 è prevista la soppressione dell’addizionale regionale sull’accisa del gas per usi industriali e artigianali, un sollievo strutturale per energivori come ceramica, chimica, metallurgia e alimentare, con un risparmio stimato tra 30 e 50mila euro annui per una media impresa sopra i 10 milioni di kWh.
Secondo il Centro studi di Unimpresa, la legge di bilancio 2026, nella bozza disponibile, mobilita risorse certe per oltre 5,2 miliardi e punta a innescare investimenti privati superiori a 10 miliardi. Il vicepresidente Giuseppe Spadafora parla di “segnale di continuità e fiducia” verso chi innova, produce e crea lavoro, con un potenziale effetto moltiplicativo fino a 20 miliardi sul triennio e un impatto sul Pil vicino a mezzo punto percentuale. L’avvertimento, però, è che l’efficacia dipenderà dalla semplicità delle regole e dalla rapidità dei decreti attuativi. “Non servono nuovi bonus, ma regole stabili, tempi certi e procedure snelle”. In altre parole, l’architettura degli incentivi va accompagnata da una vera semplificazione amministrativa per evitare che a vincere siano solo le imprese con più forza burocratica.
Il quadro complessivo è prudente nei saldi e selettivo nelle priorità. Se i crediti Zes/Zls, il super-ammortamento e la Sabatini riusciranno a fare massa critica, il tessuto produttivo potrebbe beneficiare di un ciclo d’investimenti coerente con la doppia transizione verde e digitale. Resta aperto il cantiere della politica industriale di lungo periodo, l’Italia ha bisogno di una regia che armonizzi fisco, credito ed energia in un’unica traiettoria di crescita.