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Lady Petrolio, sequestro da 106 milioni a Anna Bettozzi e famiglia

di Redazione
 
Lady Petrolio, sequestro da 106 milioni a Anna Bettozzi e famiglia
Un impero costruito sul petrolio e intriso di legami con la malavita organizzata è crollato sotto i colpi della giustizia. Beni per un valore complessivo di 106 milioni di euro sono stati sequestrati dal Nucleo di polizia economico-finanziaria a Anna Bettozzi, meglio nota come Lady Petrolio o la popstar anni Novanta Ana Bettz, alla figlia Virginia Di Cesare, al figlio Filippo Maria Bettozzi e all'imprenditore Roberto Strina. Il provvedimento, emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Roma, rappresenta un nuovo, severo capitolo nelle indagini scattate nel 2021 sulla società Max Petroli Italia, poi trasformata in Made Petrol Italia.

Il sequestro ha colpito il cuore del patrimonio immobiliare e finanziario della Bettozzi. Tra i beni di maggior pregio spiccano la Villa Anna a Porto Rotondo (Costa Smeralda), una splendida residenza del valore stimato di 70 milioni di euro, completa di parco di 5mila metri quadri e annesso ormeggio per le barche, luogo che ha ospitato attori, cantanti e politici. La Villa sull'Appia Antica a Roma, un'altra sontuosa proprietà valutata 28 milioni di euro. Tra i beni di beni di lusso sequestrati ci sono un'auto di grossa cilindrata, gioielli, tra cui un bracciale Bulgari, e quattro orologi di lusso (tre Rolex e un Patek Philippe) e numerose opere d'arte, tra cui dipinti di grande valore come un “Guerriero con Putto” del Guercino e un “San Francesco in Estasi” di Guido Reni. A questi si aggiungono quote societarie in ristoranti, aziende agricole, di security e di organizzazione eventi, e ingenti somme depositate su conti correnti bancari. Le misure puntano ora alla definitiva confisca.

Anna Bettozzi non è un personaggio comune. Presentatasi sempre come artista, cantante e ballerina - nota per le sue apparizioni in trasmissioni come il Maurizio Costanzo Show - aveva ereditato l'impero economico del marito, il petroliere Sergio Di Cesare, diventando Lady Petrolio. Il suo declino è iniziato nella primavera del 2019, quando fu fermata dalla Guardia di Finanza alla frontiera di Ventimiglia: a bordo di una Rolls Royce e con sé, nascosti in un paio di stivali a coscia alta, 300mila euro in contanti.

L'inchiesta, denominata PetrolMafie, ha svelato l'esistenza di una banda specializzata nel contrabbando di derivati petroliferi e nel sistema delle cosiddette "pompe bianche" – distributori senza marca che vendevano carburante a prezzi stracciati grazie all'evasione sistematica di IVA e accise. Attraverso la Max Petroli (poi Made Petrol Italia), l'associazione avrebbe immesso in consumo milioni di litri di gasolio a un prezzo nettamente inferiore a quello legale. Tra il 2017 e il 2018, il volume d'affari della società si moltiplicò di 20 volte, passando da 18,6 milioni a 367,7 milioni di euro.

La Procura accusa Anna Bettozzi, inquadrata come capo indiscusso, di aver trasformato la holding in una vera e propria "lavatrice" dei soldi della 'ndrangheta, stringendo relazioni con i clan Moccia, Casalesi, Piromalli e Mancuso. L'accusa principale è stata: associazione a delinquere, riciclaggio, false fatture e reati fiscali (185 milioni di euro evasi tra Iva, accise e Ires), aggravati dall'aver agito al fine di agevolare organizzazioni criminali di stampo mafioso.

Il sequestro odierno segna la quasi completa dissoluzione del piccolo impero Bettozzi, con le autorità che puntano a un recupero totale dei beni utilizzati per il riciclaggio e l'agevolazione della criminalità organizzata.
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