Attualità

L’esplosione di Roma e la lezione dimenticata sulla sicurezza del Gpl

di Demetrio Rodinò
 
L’esplosione di Roma e la lezione dimenticata sulla sicurezza del Gpl
"Chiudere la stalla quando i buoi sono scappati" recita un proverbio popolare che descrive perfettamente la tendenza, tutta italiana ma non solo, a correre ai ripari solo dopo che la tragedia si è già consumata. L’esplosione avvenuta il 4 luglio in un distributore di Gpl a Roma, in via dei Gordiani, non fa eccezione. Un boato improvviso, danni ingenti e la consueta scia di polemiche, ma il copione era già scritto.

"A questo punto, penso sarebbe meglio eliminare in generale la presenza dei distributori di Gpl in città", ha dichiarato all’ANSA Valeria Di Sarli, ingegnere chimico dell’Istituto di Scienze e Tecnologie per l’Energia e la Mobilità Sostenibili del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Parole che suonano come un’ammissione di colpevolezza collettiva: sapevamo già tutto, ma abbiamo fatto finta di niente.

Il Gpl - gas di petrolio liquefatto - è una miscela di propano e butano, altamente infiammabile, che tende a ristagnare vicino al suolo invece di disperdersi. Bastano tre ingredienti per un disastro: il gas (combustibile), l’aria (comburente) e una scintilla (innesco). Un mix micidiale che, come sottolinea Di Sarli, ha una "minima energia di innesco" e quindi è facilissimo da far esplodere anche per una semplice scarica elettrostatica.

Non è la prima volta che il Gpl diventa protagonista di cronache drammatiche. Lo ricorda la stessa Di Sarli citando l’esplosione vicino Rieti nel 2018. Ma si potrebbe andare ancora più indietro: basti pensare alla strage della Mecnavi nel porto di Ravenna nel 1987 o al disastro ferroviario di Viareggio nel 2009, dove una fuoriuscita di Gpl costò la vita a 32 persone. In tutti questi casi, le misure di sicurezza sono arrivate - troppo tardi.

"La storia insegna, ma non ha scolari", diceva Antonio Gramsci. E così, dopo ogni tragedia, si moltiplicano i tavoli tecnici, le audizioni parlamentari, i decreti d’urgenza. Ma il rischio resta. Finché la priorità sarà l’efficienza economica e non la sicurezza pubblica, continueremo a contare danni e vittime.

A livello urbanistico, la presenza di distributori di Gpl dentro i centri abitati è una contraddizione evidente. Le aree residenziali non sono pensate per gestire rischi di questo tipo, eppure le deroghe e le eccezioni continuano a proliferare. "Non sarebbe dovuto accadere", si ripete dopo ogni esplosione. Ma come dice un altro detto, "piangere sul latte versato non serve".

Questa nuova tragedia dovrebbe essere l’occasione per un cambio di rotta deciso. Forse non bastano controlli più serrati o aggiornamenti tecnici. Probabilmente serve una revisione radicale della normativa, con l’obiettivo di mettere realmente al primo posto la sicurezza delle persone. 

Perché la lezione di Roma - come quelle di Rieti, Viareggio e tante altre - non vada sprecata, è ora di spezzare il ciclo delle tragedie annunciate. Chiudere la stalla prima che scappino i buoi: questa, oggi più che mai, non è solo saggezza popolare. È una responsabilità morale.
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