Economia

L’Europa rilancia la crescita, l’Italia verso l’uscita dalla procedura d’infrazione

di Redazione
 
L’Europa rilancia la crescita, l’Italia verso l’uscita dalla procedura d’infrazione
Nel quadro incerto di un’economia globale segnata da tensioni geopolitiche e da un rallentamento delle principali potenze mondiali, le previsioni economiche d’autunno diffuse dalla Commissione europea restituiscono un’immagine sorprendentemente più solida dell’Unione. Bruxelles rivede al rialzo le stime del Pil complessivo dell’Ue, che secondo i nuovi calcoli crescerà sopra l’1% fino al 2027, mentre l’inflazione sembra avviata a rimanere stabilmente vicina al target del 2% fissato dalla Banca centrale europea.

Un quadro definito “più positivo del previsto”, ma che non deve ridurre il livello di attenzione. Il commissario all’Economia Valdis Dombrovskis (nella foto) ha ribadito, presentando il pacchetto previsionale, che il continente deve “affidarsi soprattutto a se stesso per crescere”, osservando che lo scenario internazionale continua a essere caratterizzato da un “grado di incertezza elevatissimo” e da criticità come la guerra in Ucraina, la volatilità dei commerci e l’instabilità di vari partner globali. In questo contesto, il commissario ha invitato gli Stati membri a “raddoppiare gli sforzi sulla competitività”, puntando sul rafforzamento del mercato interno, sulla semplificazione delle procedure e su nuovi investimenti nell’innovazione e nella diversificazione energetica, come riportato anche nel documento ufficiale allegato.

Se il quadro europeo appare in miglioramento, quello italiano presenta luci e ombre. La Commissione ha rivisto leggermente al ribasso le stime di crescita del nostro Paese, ma ha promosso con decisione l’andamento dei conti pubblici. Il passaggio chiave arriva sul fronte del deficit. Secondo Dombrovskis, il rapporto deficit/Pil dell’Italia è previsto “scendere sotto il 3%” già nel 2025, in linea con le valutazioni del governo. Una stima che inizialmente, nel testo scritto, indicava un valore esatto pari al 3%, ma che durante la conferenza stampa è stata corretta al ribasso in seguito alle più recenti analisi tecniche.

Il commissario ha spiegato che l’eventuale uscita dell’Italia dalla procedura per deficit eccessivo sarà valutata nella primavera del 2026, quando Eurostat certificherà i dati finali. Se il valore resterà sotto la soglia del 3%, la decisione favorevole potrà essere inclusa nel prossimo “pacchetto” di sorveglianza semestrale. Una prospettiva che segnerebbe un passaggio politico e finanziario di grande importanza, consentendo all’Italia di recuperare margini di manovra e credibilità sui mercati.

Per l’Unione, intanto, il vero nodo è mantenere il ritmo di crescita in un clima globale ancora fragile. Dombrovskis ha insistito sulla necessità di trasformare la fase di stabilizzazione in una stagione di rilancio, puntando sulla Bussola per la competitività e sulle riforme strutturali. Un appello alla responsabilità collettiva, che richiama gli Stati membri a una maggiore coesione e a un utilizzo mirato dei fondi europei per rafforzare il potenziale interno dell’economia continentale. Se la crescita c’è, ha spiegato, è il momento di consolidarla. E di non disperdere l’occasione.
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