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Almasri: l'Italia rischia il deferimento dall'Aja

di Redazione
 
Almasri: l'Italia rischia il deferimento dall'Aja
L'Italia è stata formalmente accusata di aver violato i propri obblighi internazionali di cooperazione dalla Corte Penale Internazionale (CPI) per la gestione del generale libico Almasri. Il verdetto, emesso dalla Camera Preliminare I de L'Aja, stabilisce all'unanimità che Roma non ha eseguito correttamente la richiesta d'arresto e consegna di Almasri, figura d'interesse in indagini per possibili crimini di guerra.

La notizia, confermata e riportata nelle ultime ore, evidenzia la serietà della violazione, sebbene la Corte abbia deciso, a maggioranza, di rinviare la scelta di un eventuale deferimento dell'Italia all'Assemblea degli Stati parte o al Consiglio di sicurezza dell'Onu.

Le tre giudici della Camera Preliminare I (Iulia Motoc, Reine Alapini-Gansou e Maria del Socorro Flores Liera) hanno concluso all'unanimità che l'Italia "non abbia agito con la dovuta diligenza né utilizzato tutti i mezzi ragionevoli" per ottemperare al mandato della CPI.

I punti cruciali della condanna sono il rimpatrio immediato: il Governo italiano non ha fornito "alcuna valida ragione giuridica o ragionevole giustificazione" per il trasferimento immediato di Almasri in Libia, invece di consultare preventivamente la Corte o rettificare i "difetti percepiti nella procedura d'arresto". La giustificazione basata su "motivi di sicurezza e il rischio di ritorsioni" è stata giudicata dalla Corte come "molto limitata". La mancata consultazione: nonostante l'"ampio tempo a disposizione" e i "ripetuti tentativi d'interloquire con il ministero della Giustizia italiano", Roma non ha mai contattato la CPI per "risolvere eventuali ostacoli" relativi al mandato d'arresto o alla presunta richiesta di estradizione concorrente della Libia. Infine l'irrilevanza del Diritto Interno: le toghe hanno respinto la tesi italiana secondo cui questioni di diritto interno potessero giustificare la mancata cooperazione, ricordando che gli Stati non possono invocare tali norme per sottrarsi agli obblighi con la CPI.

Nonostante la chiara violazione, la Camera ha optato per una mossa di cautela, rinviando l'atto del deferimento. Questa decisione, presa a maggioranza (con la giudice Flores Liera in dissenso), concede all'Italia una proroga fino a venerdì 31 ottobre.

Entro tale data, il Governo italiano è chiamato a fornire alla CPI informazioni dettagliate su "eventuali procedimenti interni pertinenti" e sul loro impatto sulla cooperazione con la Corte. Questo include il procedimento, aperto presso il Tribunale dei ministri, che vede coinvolti la premier Giorgia Meloni, i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, e il sottosegretario Alfredo Mantovano.

La decisione della CPI rappresenta un significativo monito per l'Italia sul rispetto del principio di responsabilità internazionale, specialmente in casi che riguardano presunti crimini contro l'umanità. Il dossier resta aperto, con l'Italia sulla difensiva e la pressione internazionale concentrata sull'esito dei chiarimenti attesi entro la fine del mese.
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