5 novembre 2024. Vi ricordate questa data? È il giorno in cui, per almeno la 47esima volta, il mondo moderno cambiò. Sto parlando delle elezioni del presidente degli Stati Uniti d’America: Donald J. Trump. Questa volta, però, è diverso. Rispetto alle altre volte, l’elezione del Tycoon ci ha posti di fronte ad un bivio che, forse in cuor nostro, non avremmo mai voluto raggiungere. Un cambiamento radicale delle nostre abitudini, dei nostri progetti ed un abbattimento delle nostre certezze. Per noi europei, la situazione sembra complessa. Ma, cosa succede oltreoceano? Sto parlando di tecnologia, di innovazione e di esplorazione spaziale. Cosa è successo la sera del 4 settembre in cui i Tecnocapitalisti si sono radunati attorno a Trump?
Sembrava una puntata di Succession, ma con più chip e meno dramma familiare. Durante la cena del Tycoon, al tavolo c’era praticamente tutto il gotha della tecnologia mondiale... i Tecnocapitalisti: Satya Nadella, Lisa Su, Safra Catz, Sam Altman, Sundar Pichai, Tim Cook, Mark Zuckerberg, Sergey Brin e persino Bill Gates. Mancava solo Elon Musk, che ha preferito mandare un rappresentante, forse per evitare troppi alpha nello stesso ambiente.
Tra sorrisi, applausi e piatti impeccabili, la serata è diventata una sorta di “summit del consenso” tra la Casa Bianca e i colossi dell’AI. Trump, fedele al suo stile diretto, sembra abbia girato il tavolo chiedendo a ciascun CEO: "Quanto state investendo negli Stati Uniti?" Da lì è partita una pioggia di cifre miliardarie. Zuckerberg ha parlato di almeno 600 miliardi di dollari entro il 2028, Cook ha rilanciato con un investimento altrettanto copioso e gli altri non sono stati da meno.
Più che una cena, sembrava un pitch meeting per convincere l’America a credere nel proprio futuro tecnologico. Ma, non sono mancati elogi. Nadella ha ringraziato il presidente “per averci riuniti e per le politiche che consentono agli Stati Uniti di guidare la tecnologia mondiale” e Lisa Su ha parlato di “accelerazione straordinaria” nei mesi dell’amministrazione. Sam Altman, in perfetto stile diplomatico, ha definito Trump “un presidente pro-business e pro-innovazione” ed ha sottolineato quanto fosse “rinfrescante” vedere un governo così impegnato nel rendere le aziende, ed il paese, “di nuovo di successo”.
In sostanza: i Tecnocapitalisti hanno approfittato della serata per consolidare il legame con un’amministrazione che promette agevolazioni, infrastrutture e un accesso “illimitato” all’energia per i loro data center. Nessuno ha parlato di ambiente o migrazioni, due parole quasi bandite dal menù, ma tutti hanno applaudito la promessa di “innovare l’America”.
Insomma, una cena che più che un incontro politico è sembrata una dichiarazione d’amore industriale, ma a distanza di un anno... ne è valsa la pena?
Il divorzio di Elon Musk dalla politica di Trump, poco dopo il suo insediamento e l’approntamento del DOGE, parla chiaro: mentre il Presidente dava priorità al potere, Musk lo dava all’autonomia imprenditoriale, due cose che molto spesso non coincidevano. Ma, nonostante tutto, Tesla e SpaceX vanno a gonfie vele anche senza il patrocinio del DOGE e del Tycoon. Con almeno 10,000 satelliti starlink lanciati e veloci avanzamenti nella tecnologia spaziale, Musk si è dimostrato ancora una volta in grado di camminare da solo e senza troppi scivoloni.
Sam Altman, al contempo, rimane al tavolo, nonostante non sia stato coinvolto come Musk, rimane una figura importante per il mantenimento della supremazia tecnologica USA. Con la sua startup Tools for Humanity ha prodotto Orb, un aggeggio in grado di discriminare gli umani dai bot online in maniera più efficiente.
Satya Nadella, d’altro canto, si sta concentrando molto di più sull’europa e l’america latina per il suo programma di costruzione e messa in funzione di data center efficienti (diversamente dall’annuncio a cena con il Presidente). In questo senso, un’altra figura si sta inserendo nel quadro: Dario Amodei, CEO di Anthropic, che propone di investire 50 milioni per la realizzazione di data centers su suolo Americano. A giochi fatti, quelli che sembravano essere i burattini, non erano legati ad alcun filo.