Cinema & Co.

Golden Globes, la rivincita di Demi Moore: “Pensavo che la mia carriera fosse finita. Adesso anche io ho un posto a cui appartenere”

di Barbara Bizzarri
 

Più conosciuta per gli innumerevoli, dicono, interventi di chirurgia plastica (da Striptease, datato 1993, a seguire) e per quel polpettone lisergico di Ghost (no, scherzo, adoro Oda Mae Brown) che per la bravura di attrice, dopo quasi trent’anni Demi Moore si prende la sua rivincita trionfando inaspettatamente, soprattutto per lei, ai Golden Globes. La cerimonia si è svolta come da prassi domenica scorsa al The Beverly Hilton Hotel di Los Angeles e Demi Moore, commossa fino alle lacrime, ha parlato apertamente di un’industria in grado di umiliarla a un punto tale da pensare di essere finita come attrice: «Non me lo aspettavo, sono sotto shock - ha detto -. Trent'anni fa un produttore mi ha detto che ero un'attrice 'da popcorn'. All'epoca ho pensato di non poter ambire alla vittoria di un premio, di poter fare solo film di successo e incassare un sacco di soldi senza mai essere premiata per il mio lavoro. Faccio questo lavoro da oltre quarantacinque anni ma ero rassegnata. Poi è arrivata tra le mie mani la sceneggiatura di 'The Substance', audace e fuori dagli schermi: l'universo mi stava dicendo 'tu non hai finito'». Premiata come miglior attrice protagonista  in una commedia/musical, nel film Moore interpreta un'attrice di Hollywood licenziata proprio il giorno del suo cinquantesimo compleanno dalla trasmissione di aerobica che conduceva con successo da anni perché il suo capo, interpretato da Dennis Quaid, è alla ricerca di un volto giovane. Disperata, assume un farmaco che le promette di creare una versione di lei giovane e perfetta, che ha le (bellissime) fattezze di Margaret Qualley, ringraziata dall’attrice nel suo discorso: «Grazie alla regista Coralie Fargeat di aver avuto il coraggio di offrirmi questo ruolo e a Margaret per essere stata accanto a me», ha concluso. 

Nel corso della cerimonia "The Brutalist" ha fatto incetta di premi: miglior film, miglior regia per Brady Corbet e miglior attore drammatico ad Adrien Brody. Sebastian Stan ha vinto come miglior attore protagonista per “A different Man” e Hiroyuki Sanada ha vinto il premio come miglior attore protagonista per la serie tv "Shogun". Più che meritato il Golden Globe a Kieran Culkin per “A Real Pain”. Jeremy Allen White ha vinto il premio come miglior attore protagonista per “The Bear”, Jodie Foster come miglior attrice protagonista per la serie tv "True Detective Night Country". Nessun cenno all’italiano “Vermiglio”: è "Emilia Pérez" a essere incoronato miglior film straniero mentre "Challengers" di Guadagnino vince il premio per miglior colonna sonora originale e "Flow" è il miglior film d'animazione. 

Anche in questa edizione non manca il consueto contorno di gossip: non è sfuggito a nessuno il gelo con cui Demi Moore ha ignorato Kylie Jenner, colpevole di essersi (s)vestita a Halloween ricreando alcune foto proprio in tema “Striptease”: evidentemente l’attrice non ha gradito essere stata equiparata a una maschera carnascialesca mentre i suoi fans sembrano apprezzare i video che da domenica impazzano sui social scrivendo commenti di questo tenore: "Kylie che viene ignorata mi fa venire voglia di vedere i Golden Globes". Altro mistero su cui ci si interroga, Luca Guadagnino ripreso in diversi filmati mentre guadagna l’uscita praticamente durante la cerimonia: che il premio soltanto per la colonna sonora sia una delusione troppo cocente?


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