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Captain America: Brave New World. I supereroi del Marvel Cinematic Universe in una distopia à la Huxley

di Teodosio Orlando
 
Captain America: Brave New World. I supereroi del Marvel Cinematic Universe in una distopia à la Huxley

Con Captain America: Brave New World il Marvel Cinematic Universe (MCU) gioca una scommessa solo parzialmente riuscita: quella di rappresentare in modo diverso un eroe iconico come Capitan America contrapponendogli in veste di antagonista non il solito villain crudelissimo e spietato, ma vari soggetti che sono quasi costretti a svolgere il ruolo dell’anti-eroe. Il film, che si propone di esplorare temi politici e sociali complessi, mantenendo al contempo l’azione e lo spettacolo tipici dei blockbusters, segna altresì il debutto ufficiale di Sam Wilson (Anthony Mackie) nel ruolo di Capitan America dopo gli eventi di The Falcon and the Winter Soldier. Diretto da Julius Onah, il film porta avanti le vicende dell’eroe a stelle e strisce in un mondo che fatica a riconoscerlo e ad accettarlo come il suo nuovo simbolo, forse perché afroamericano e privo di reali superpoteri (non ha neanche ingerito il siero del supersoldato, come il suo predecessore, Steve Rogers): ad essi sostituisce un addestramento fisico di prim’ordine, un esoscheletro di vibranio (lega metallica quasi indistruttibile) ed ausili tecnologici che gli consentono anche di volare ad alta quota e a velocità elevata.

E in effetti, tutta la storia di Brave New World ruota attorno alla difficoltà di Sam Wilson nel farsi accettare come nuovo Capitan America, sia dal governo, sia dall’opinione pubblica. La trama segue il protagonista alle prese con una cospirazione internazionale che minaccia la stabilità degli Stati Uniti e del mondo intero. I vecchi/nuovi antagonisti, tra cui il dottor Samuel Sterns (Tim Blake Nelson) e il generale Thaddeus “Thunderbolt” Ross, eletto presidente degli Stati Uniti (un ottantaduenne Harrison Ford in forma smagliante, con ancora la vigoria dei tempi di Indiana Jones), complicano ulteriormente la missione di Sam. Tra alleanze inaspettate e conflitti ideologici, il film tenta di esplorare tematiche di attualità, come il razzismo sistemico e le difficoltà nell’essere un simbolo nazionale nel quadro di un’America ancora profondamente divisa e frammentata. Un elemento cruciale, ma non sufficientemente ponderato, è il peso della diversità nel contesto politico americano.

Dopo aver ereditato lo scudo da Steve Rogers (Chris Evans) nella serie The Falcon and the Winter Soldier (2021), Sam Wilson si trova ora a dover affrontare le sfide di un mondo sempre più lacerato e complesso. Mackie, che ha già dimostrato di essere un attore carismatico e versatile, porta sul grande schermo una versione di Sam Wilson che è profondamente umana, riflessiva e consapevole del peso simbolico che il ruolo di Capitan America comporta. Tuttavia, nonostante la sua interpretazione solida, il film non riesce a sfruttare appieno il potenziale del personaggio, limitandosi a una caratterizzazione che, seppur dignitosa, manca, a nostro parere, della necessaria profondità: la sceneggiatura non riesce sempre a valorizzarlo appieno, lasciandolo a tratti in ombra rispetto agli eventi che lo circondano.

Il film inizia con Sam Wilson e il suo compagno d’avventure Joaquin Torres (Danny Ramirez), il nuovo Falcon (eroe in grado di volare con ali artificiali e di instaurare un legame telepatico con gli uccelli), alle prese con una missione in Messico per recuperare un metallo prezioso chiamato adamantio (il metallo più resistente dell’universo, di cui è rivestito lo scheletro dell’eroe mutante Wolverine), rubato da una squadra di mercenari nota come Serpent Society. Questo metallo, scoperto su un’isola formatasi dopo l’emersione di Tiamut, una creatura semidivina appartenente alla specie dei Celestiali (evento visto in un altro film del MCU, Eternals, diretto da Chloé Zhao e uscito nel 2021), diventa rapidamente il fulcro di una trama che mescola intrighi politici, cospirazioni governative e azione spettacolare.

Degli altri personaggi del film, non possiamo non partire con Harrison Ford, nel suo debutto nel MCU come Thaddeus Ross, il quale offre una presenza carismatica, benché il suo ruolo ci appaia più una preparazione ai futuri sviluppi della saga che un elemento centrale del film. Un altro fattore di interesse è il ritorno di Samuel Sterns (detto altresì il Leader o il Capo, nelle vecchie traduzioni italiane dei fumetti Marvel), impersonato da Tim Blake Nelson, un’interpretazione un po’ sopra le righe che oscilla tra il minaccioso e il caricaturale. Sterns, già apparso in The Incredible Hulk, è un biologo cellulare che, dopo essere stato contaminato dal sangue di Bruce Banner (lo scienziato destinato a essere l’Hulk originale, di colore verde), ha sviluppato un’intelligenza sovrumana. In questo film, il personaggio viene mostrato come un prigioniero sfruttato da Thaddeus Ross per i suoi esperimenti. Il suo aspetto è reso più grottesco rispetto ai fumetti, con parti del cervello visibili e un occhio luminoso verde, un dettaglio realizzato tramite effetti speciali su richiesta dell’attore. La sua presenza nel film aggiunge una dimensione più scientifica e psicologica al conflitto, contrapponendosi alla visione più militarizzata di Ross.

Degli altri personaggi di supporto, vanno citati Joaquin Torres (Danny Ramirez), nel ruolo di Falcon, e Shira Haas, nei panni di Ruth Bat-Seraph, agente speciale e consulente per la sicurezza del Presidente Ross. La si vede brevemente indossare un abito che ricorda il costume bianco e blu del personaggio dei fumetti, ma che è parzialmente nascosto sotto una giacca: le sue origini sono quelle di agente segreto israeliano e affiliata a una sorta di organizzazione femminile chiamata Black Widows, composta da donne superaddestrate e pronte anche all’eliminazione fisica degli avversari.

Julius Onah tenta di bilanciare scene d’azione spettacolari con momenti più introspettivi, ma il risultato finale appare disomogeneo. Si nota una certa fatica a mantenere una coerenza stilistica, alternando momenti visivamente accattivanti ad altri più generici e privi di impatto emotivo.

Come da tradizione Marvel, il comparto visivo è all’altezza degli standard del franchise, anche se alcuni effetti speciali risultano meno curati rispetto a certe produzioni precedenti. La colonna sonora, composta da Henry Jackman, riprende motivi già noti e collaudati, senza introdurre nuove tracce memorabili.

Uno degli elementi più significativi di Brave New World è la centralità del generale Thaddeus Ross, ora presidente degli Stati Uniti. Figura storica del MCU, Ross è sempre stato un personaggio ambiguo, ossessionato dall’idea di controllare i superumani, in particolare Bruce Banner/Hulk verde. Il suo nuovo ruolo di presidente rappresenta una svolta significativa: da militare intransigente a leader del mondo libero, Ross incarna la tensione tra il desiderio di sicurezza e il rischio di un governo autoritario: da un lato, è un leader carismatico e determinato, ma, dall’altro, è un uomo disposto a tutto pur di mantenere il controllo, anche a costo di allearsi con figure losche come il dottor Samuel Sterns. La sua trasformazione in Red Hulk, un mostro rosso alimentato dalla rabbia e dal potere dei raggi gamma, è un momento cruciale del film, perché rappresenta non solo un’evoluzione fisica ma anche simbolica del personaggio. Nei fumetti, Ross subisce le conseguenze di un esperimento che gli conferisce poteri simili a quelli di Hulk, ma con alcune differenze: oltre al colore rosso, è capace di mantenere un maggiore controllo sulla sua coscienza e sul linguaggio, e di assorbire energia. Nel film, questa evoluzione rappresenta il punto di rottura per il suo personaggio, mostrando come il potere assoluto possa corrompere anche le figure più rispettabili (secondo la celebre massima di Lord Acton: “Power tends to corrupt, and absolute power corrupts absolutely”, “Il potere tende a corrompere, ma il potere assoluto corrompe in modo assoluto.”). Il suo conflitto con Sam Wilson e con Bruce Banner (che appare in un breve cameo) aggiunge ulteriore tensione, ponendo Ross in una posizione di antagonista ambiguo, più simile a un antieroe che a un vero villain. Il rapporto tra Ross e Hulk è uno dei più longevi del MCU e affonda le radici nel primo film dedicato al Golia Verde. Ross ha sempre visto Bruce Banner come una minaccia, tentando più volte di catturarlo e di sfruttare il suo potere a fini militari. Con la sua trasformazione in Hulk Rosso, la dinamica tra i due cambia radicalmente: Ross non è più solo un uomo che vuole controllare Hulk, ma diventa lui stesso una creatura simile, alimentata dalla rabbia e dal desiderio di dominio: diventa letteralmente il mostro che ha sempre cercato di combattere, perdendo il controllo proprio mentre cerca di esercitarlo. Il film gioca su questo parallelismo, mostrando come Ross, nel tentativo di contrastare la minaccia dei superumani, finisca per diventare ciò che ha sempre temuto. La breve interazione tra Ross e Banner nel film sottolinea questa ironia: mentre Bruce ha imparato a convivere con la sua natura, Ross soccombe completamente alla sua nuova forma. Questo confronto, tuttavia, resta marginale rispetto alla trama principale, suggerendo che la loro rivalità potrebbe essere sviluppata nei futuri capitoli del MCU. In Brave New World, questo rapporto è solo accennato, ma la presenza di Banner si fa sentire attraverso le pillole che Ross assume per prolungare la sua vita, pillole che contengono tracce del sangue di Banner e che alla fine lo trasformano in Red Hulk. Questo legame tra i due personaggi aggiunge un livello di complessità alla storia, suggerendo che Ross, in fondo, è sempre stato ossessionato non solo da Banner, ma anche dal potere che rappresenta.

La figura del presidente Thaddeus “Thunderbolt” Ross, grazie anche all’interpretazione di Harrison Ford (che ha sostituito il defunto William Hurt), ha suscitato numerose discussioni a causa delle evidenti somiglianze con il presidente Donald Trump. Il film presenta Ross come un leader militare demagogico, ossessionato dall’ordine e dalla sicurezza nazionale, che arriva a trasformarsi in Red Hulk, una creatura furiosa e incontrollabile. Ford porta una presenza autorevole e carismatica al personaggio: la sua performance è convincente, anche se il personaggio di Ross è spesso ridotto a un archetipo del leader autoritario e corrotto. Ross incarna molti degli stereotipi del leader populista: è un uomo d’azione, che disprezza le regole e le istituzioni quando gli si oppongono, e che cerca di consolidare il proprio potere attraverso la paura e la forza Questa caratterizzazione ha portato molti spettatori e critici a vedere in Ross una sorta di riflesso cinematografico di Donald Trump, sia per il suo stile aggressivo e populista, sia per il modo in cui aizza l’opinione pubblica contro i supereroi, analogamente a come Trump ha spesso polarizzato l’opinione pubblica su vari temi politici. La sua trasformazione in Red Hulk può essere vista come una metafora della sua rabbia incontrollata e della sua tendenza a distruggere tutto ciò che lo circonda.

Le prime proiezioni del film avrebbero rivelato una reazione negativa del pubblico a questa lettura politica, portando la Disney a rimuovere dai trailer alcune scene controverse, come il tentativo di assassinio del presidente Ross (comunque presente nel film), che avrebbe potuto richiamare l’attentato a Trump. Inoltre, la scelta di modificare il titolo originale del film da New World Order a Brave New World sembra riflettere il tentativo di attenuare le possibili controversie e di evitare riferimenti troppo espliciti a teorie cospirazioniste o scenari politici sensibili.

Tuttavia, il film non sembra voler formulare una critica esplicita a Trump o alla politica americana contemporanea. Piuttosto, Ross è presentato come un personaggio tragico, un uomo che, nonostante le sue buone intenzioni, è consumato dalla sua stessa ambizione e dalla sua incapacità di controllare le forze che ha scatenato. In questo senso, Brave New World evita di schierarsi apertamente a destra o a sinistra, preferendo mantenere un tono ambiguo e riflessivo. Ma, con un maggior sguardo critico, potremmo affermare che il film, pur mantenendo il tipico patriottismo del MCU, introduce elementi critici impliciti nei confronti del governo statunitense, rappresentato da Ross. La sua trasformazione in Hulk Rosso può essere letta come una metafora del militarismo e dell’abuso di potere: l’idea che anche il leader più autorevole possa perdere il controllo nel tentativo di garantire la sicurezza è un tema attuale e inquietante.

D’altro canto, la figura di Sam Wilson è costruita come una celebrazione dei valori tradizionali americani, ma con una prospettiva più inclusiva. Il film cerca di trovare un equilibrio tra queste due visioni, ma senza prendere una posizione netta. Non è apertamente di sinistra, poiché non demolisce il mito americano, ma nemmeno di destra, perché introduce una critica al potere e alle sue derive autoritarie. 

Nel complesso, Captain America: Brave New World si inserisce in un contesto politico e culturale particolarmente teso, in cui ogni allusione alla realtà contemporanea può diventare motivo di dibattito. La sua narrazione si muove tra azione e politica, senza però prendere una posizione netta, lasciando così il pubblico a interrogarsi su quanto il cinema di intrattenimento possa (o voglia) farsi portavoce di un discorso critico sulla società attuale.

Un altro degli aspetti più interessanti di Brave New World è il suo tentativo di fondere il genere del thriller politico con quello del supereroe. Il film si ispira chiaramente a classici come The Fugitive, Air Force One e The Manchurian Candidate, cercando di creare una narrazione che sia tanto avvincente quanto rilevante dal punto di vista sociale. Tuttavia, questa ambizione si scontra con le limitazioni imposte dal formato MCU, che richiede un costante bilanciamento tra esplosioni, battaglie e momenti di fan service.

Uno degli aspetti più discussi del film è il suo approccio ai temi sociali più rilevanti e a quelli di politica internazionale. Brave New World non si limita a essere un semplice film d’azione, ma cerca di affrontare questioni come il razzismo diffuso a tutti i livelli, la corruzione governativa e il ruolo degli eroi in un mondo sempre più diviso.

Tuttavia, il film fatica a sviluppare questi temi in modo coerente e significativo. Le allusioni alla politica globale e ai conflitti di classe rimangono superficiali, e il messaggio finale sembra essere più un tentativo di accontentare tutti piuttosto che una dichiarazione audace e coraggiosa. In un momento in cui la diversità e l’inclusione sono al centro del dibattito pubblico, Brave New World si trova in una posizione scomoda, cercando di bilanciare le aspettative del pubblico con le pressioni politiche e commerciali.

Uno dei principali difetti del film è il suo ritmo incostante, unito a una coerenza narrativa che va ricostruita con attenzione. La trama, che coinvolge una cospirazione governativa, il controllo mentale e la trasformazione di Ross in Red Hulk, è spesso confusa e sovraccarica di elementi. Il film cerca di fare troppo in troppo poco tempo, risultando in una narrazione frammentata che fatica a mantenere l’attenzione dello spettatore. Le scene d’azione, pur essendo spettacolari, non hanno sempre l’impatto emotivo che ci si potrebbe attendere. La battaglia finale tra Sam Wilson e il Red Hulk, seppur visivamente impressionante, è priva di quella tensione e drammaticità che hanno caratterizzato i momenti migliori del MCU.

Oltre a Mackie e Ford, il film vanta un cast di talento che include Giancarlo Esposito nel ruolo del villain Sidewinder, Liv Tyler nel ritorno di Betty Ross, e Tim Blake Nelson come il dottor Samuel Sterns, il vero cervello dietro la cospirazione. Tuttavia, molti di questi personaggi sono sottoutilizzati o ridotti a semplici macchiette. Esposito, in particolare, pur essendo un attore straordinario, è costretto a interpretare una versione caricaturale del suo personaggio della serie televisiva Breaking Bad, senza la complessità e la profondità che ci si aspetterebbe da un autentico anti-eroe del MCU.

Del resto, il film mantiene fino all’ultimo la sua ambiguità, oscillando tra una visione celebrativa e critica degli Stati Uniti. Da un lato, celebra l’ideale di Capitan America come simbolo di giustizia, onore e integrità – valori che Sam Wilson incarna con dignità e determinazione. Dall’altro, critica apertamente le istituzioni americane, mostrando come il governo sia spesso corrotto, manipolatore e disposto a sacrificare i diritti individuali in nome della sicurezza nazionale. Il personaggio di Isaiah Bradley (Carl Lumbly) è emblematico di questa critica: Bradley, un super-soldato afroamericano che è stato imprigionato e fatto oggetto di sperimentazioni dal governo, rappresenta le ingiustizie e le ipocrisie di un sistema che predica libertà e giustizia ma spesso nega questi stessi valori ai suoi cittadini più vulnerabili. La sua presenza nel film aggiunge una dimensione storica e politica che va oltre la semplice narrazione di supereroi, suggerendo che il vero nemico non è sempre un villain con superpoteri, ma spesso il sistema stesso.

Il titolo del film, Brave New World, è un chiaro riferimento al romanzo distopico di Aldous Huxley, pubblicato nel 1932. Nel romanzo, Huxley immagina un futuro in cui la società è controllata attraverso il condizionamento psicologico e il consumo di massa, un mondo in cui la libertà individuale è sacrificata in nome della stabilità e dell’ordine. Si legge infatti in un passo del libro: “Stability,” said the Controller, “stability. No civilization without social stability. No social stability without individual stability.” (“La stabilità” – disse il Governatore – “la stabilità. Non c’è civiltà senza stabilità sociale. Non c’è stabilità sociale senza stabilità individuale”). Questo tema è ripreso nel film, soprattutto quando il dottor Samuel Sterns usa la tecnologia e la musica per controllare le menti delle persone, trasformandole in armi inconsapevoli.

Il parallelo con il romanzo di Huxley suggerisce che il vero pericolo non è rappresentato dai villain tradizionali, ma da un sistema che cerca di controllare e manipolare le persone per mantenere il potere. In questo senso, Brave New World è un film profondamente critico nei confronti delle istituzioni e delle strutture di potere, anche se questa critica è spesso attenuata dalle esigenze commerciali del franchise.

Una scelta interessante del film è quella di presentare il Giappone come nazione antagonista, piuttosto che la Cina o la Russia, che sono tradizionalmente i rivali geopolitici degli Stati Uniti. Questa scelta può essere interpretata in diversi modi. Da un lato, il Giappone è un alleato storico degli Stati Uniti, e la sua rappresentazione come antagonista può essere vista come un modo per evitare stereotipi e cliché legati alla Cina o alla Russia. Dall’altro, il Giappone è anche un paese con una forte identità culturale e tecnologica, che lo rende un avversario credibile e interessante dal punto di vista narrativo. Inoltre, il conflitto tra Stati Uniti e Giappone nel film è incentrato sul controllo dell’adamantio, un metallo prezioso che potrebbe favorire sviluppi tecnologici impensati. Questo elemento aggiunge una dimensione fantastica alla trama, ma riflette anche le tensioni reali legate al controllo delle risorse naturali e alla competizione geopolitica.

In conclusione, Captain America: Brave New World è un film ambizioso che cerca di portare il MCU in una nuova direzione, affrontando temi complessi e attuali, mentre cerca di mantenere il suo tradizionale mix di azione e intrattenimento. Tuttavia, nonostante i suoi momenti di brillantezza e le performance solide del cast, il film fatica a trovare un equilibrio tra le sue ambizioni narrative e le esigenze commerciali del franchise. Il risultato è un’opera che, pur avendo il potenziale per essere un punto di svolta per il MCU, rimane ancorata alle convenzioni del genere, senza riuscire a distinguersi in modo significativo.

Captain America: Brave New World

Lingua originale: inglese

Paese di produzione: Stati Uniti d’America

Anno: 2025

Durata: 118 minuti

Genere: azione, fantascienza, avventura

Regia: Julius Onah

Soggetto: dai fumetti di Marvel Comics

Sceneggiatura: Rob Edwards, Malcolm Spellman, Dalan Musson, Julius Onah, Peter Glanz

Produttore: Kevin Feige, Nate Moore

Produttore esecutivo: Louis D'Esposito, Charles Newirth, Anthony Mackie

Casa di produzione: Marvel Studios

Distribuzione in italiano: Walt Disney Studios Motion Pictures

Fotografia: Kramer Morgenthau

Montaggio: Matthew Schmidt, Madeleine Gavin

Effetti speciali Alessandro Ongaro

Musiche: Laura Karpman

Scenografia: Ramsey Avery

Costumi: Gersha Phillips

Interpreti e personaggi

Anthony Mackie: Sam Wilson / Captain America

Danny Ramirez: Joaquin Torres / Falcon

Shira Haas: Ruth Bat-Seraph

Xosha Roquemore: Leila Taylor

Carl Lumbly: Isaiah Bradley

Giancarlo Esposito: Seth Voelker / Sidewinder

Liv Tyler: Betty Ross

Tim Blake Nelson: Samuel Sterns / the Leader

Harrison Ford: Thaddeus “Thunderbolt” Ross / Red Hulk
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