Economia
Credito in Italia, cresce la fiducia delle famiglie ma le imprese restano ferme, solo +1,2% i finanziamenti in un anno
di Redazione

Il sistema bancario italiano mantiene una linea di prudenza, i finanziamenti al settore privato crescono solo dell’1,2% tra agosto 2024 e agosto 2025, passando da 1.259,7 a 1.275,4 miliardi di euro. Un aumento di 15,7 miliardi che, secondo il Centro studi di Unimpresa, nasconde due dinamiche opposte: da un lato la spinta delle famiglie, che tornano a investire e consumare, dall’altro la stagnazione delle imprese, ancora frenate da incertezze e rigidità nel credito produttivo.
La crescita è infatti trainata quasi interamente dalle famiglie consumatrici, il cui indebitamento sale da 662 a 675,2 miliardi di euro (+13,3 miliardi, +2,0%). I mutui per l’acquisto di abitazioni registrano un progresso significativo (+11,8 miliardi, +2,8%), sostenuto dal calo dei tassi e dalla stabilità dei prezzi immobiliari, mentre il credito al consumo cresce da 123,9 a 129,3 miliardi (+4,3%). Un segnale di fiducia che accompagna il recupero del potere d’acquisto e il rallentamento dell’inflazione. Scendono invece i prestiti personali, in calo del 3,3% (da 115,6 a 111,8 miliardi), a conferma di una maggiore selettività da parte delle banche e di una prudenza dei nuclei familiari più esposti.
Diverso il quadro per le società non finanziarie, che mostrano un incremento minimo: da 597,7 a 600,2 miliardi (+0,4%). L’aumento è quasi tutto concentrato sui prestiti di breve periodo, fino a un anno, saliti da 137,3 a 143,1 miliardi (+4,2%), segno che molte aziende si limitano a coprire esigenze di liquidità e capitale circolante. Crescono anche i prestiti di medio termine (+9,1%), ma crollano quelli a lungo termine, destinati a nuovi investimenti industriali e infrastrutturali, che passano da 303,6 a 285,9 miliardi (–5,8%). È un calo strutturale, che evidenzia la difficoltà a programmare investimenti duraturi in un contesto ancora incerto, condizionato da geopolitica, domanda estera debole e costi elevati.
Nel complesso, il credito alle imprese pesa oggi per il 47% del totale (era il 47,4% nel 2024), mentre quello alle famiglie sale al 53%. Si tratta, osserva Unimpresa, di un riequilibrio del portafoglio bancario verso componenti più stabili e meno rischiose, coerente con la prudenza che ha caratterizzato tutto il 2025. Le banche hanno continuato a sostenere la domanda interna e il mercato immobiliare, ma senza alimentare in modo deciso la leva produttiva.
“I dati dimostrano che il credito al settore privato rimane fiacco, nonostante il calo dei tassi e la ritrovata fiducia dei consumatori - sottolinea il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi -. La crescita complessiva di poco più dell’1% in un anno è un segnale troppo debole per un’economia che vuole tornare a correre. Serve una spinta forte e coordinata del governo per trasformare questa fase di stabilizzazione in una vera ripresa del credito produttivo”.
Longobardi indica la direzione: rafforzare i sistemi di garanzia pubblica, ampliare la copertura per le PMI e alleggerire i vincoli che frenano gli istituti di credito nel finanziare nuovi progetti. Solo così, aggiunge, “il denaro potrà tornare a circolare dove serve davvero: nelle aziende che vogliono innovare, assumere e far ripartire il Paese”.