Il dibattito sulle pensioni in Italia si accende intorno alle proposte di Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro in quota Lega, che ha presentato un’ipotesi destinata a far discutere: trasformare il trattamento di fine rapporto (Tfr) in una rendita mensile per consentire ai lavoratori di accedere alla pensione anticipata a 64 anni.
Durigon, intervenuto al Meeting di Rimini, ha spiegato che l’obiettivo è offrire “un ristoro” ai lavoratori, trasformando il Tfr accantonato all’Inps dalle aziende con oltre 50 dipendenti in un supporto per rafforzare l’assegno previdenziale e rendere più accessibile l’uscita dal lavoro. Una scelta, ha sottolineato, che resterebbe “volontaria e non obbligatoria”, dando così al lavoratore la possibilità di decidere come utilizzare le somme accumulate.
La novità di maggiore rilievo riguarda l’estensione della finestra a 64 anni non soltanto ai cosiddetti “contributivi puri”, ma anche ai lavoratori in regime misto, purché abbiano maturato almeno 25 anni di contributi. Per raggiungere la soglia minima richiesta dall’Inps, pari a tre volte l’assegno sociale (1.616 euro mensili), il Tfr potrebbe essere sciolto e trasformato in rendita, sommando così il suo importo alla pensione ordinaria.
Durigon ha inoltre ricordato che non è previsto il divieto di cumulo tra Tfr e previdenza complementare, aprendo la strada a soluzioni integrate che rafforzino la posizione del pensionato. Un ulteriore incentivo arriverebbe da una tassazione agevolata del Tfr mensilizzato, sul modello dei fondi pensione.
Secondo il sottosegretario, l’operazione non peserebbe in modo significativo sulle casse dello Stato, poiché il Tfr destinato a rendita non rappresenterebbe un esborso aggiuntivo per l’Inps. “Se il Tfr va in rendita, non è più un costo per l’ente previdenziale” ha precisato, confermando la volontà politica di inserire la misura nella prossima Legge di bilancio con l’appoggio del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
Durigon ha anche sottolineato come la Lega intenda opporsi all’automatismo che, dal 2027, porterebbe l’età pensionabile a 67 anni e 3 mesi. “Abbiamo già un’età molto avanzata per andare in pensione, non serve innalzarla ulteriormente”, ha ribadito.
L’iniziativa si inserisce in un più ampio ridisegno degli strumenti di flessibilità pensionistica. Quota 103 non ha ottenuto il successo sperato, con poco più di mille richieste nel 2024, e anche Opzione Donna ha registrato un calo di adesioni. Da qui la convinzione di Durigon che la soglia dei 64 anni possa diventare “la vera libertà pensionistica”, un punto di equilibrio tra sostenibilità finanziaria e diritto dei lavoratori a un’uscita dignitosa.
Il sottosegretario, da anni al centro del dibattito previdenziale, si conferma dunque la figura politica più attiva nel tentativo di riformare il sistema pensionistico. La sua proposta sul Tfr come rendita, pur ancora in fase di valutazione, rappresenta un tassello significativo della prossima manovra economica e un segnale di attenzione verso una platea di lavoratori che chiedono maggiore flessibilità e sicurezza per il proprio futuro.