Ci aspetta davanti al banco del suo bar, in una stradina del centro storico di Roma, ma l'ambientazione potrebbe essere in qualsiasi altra città, perché il problema è ormai comune. Ci saluta e ci dice di dare un'occhiata al suo locale e ai tavolini del bar. Sì, c'è gente, ma non tanto quanto ti puoi aspettare un sabato sera, con il mite inverno di Roma che invita la gente a ritrovarsi, a parlare, a seguiti i soliti riti di chi ama stare in compagnia.
Ma, ci dice il nostro anfitrione, è poca cosa rispetto ad appena pochi mesi fa. Perché, ci spiega, le regole del nuovo Codice della strada, vuoi per paura o solo per mancata comprensione, stanno spingendo tutti a disertare le serate con gli amici, nel bar sotto casa o altrove, per timore che un bicchiere in più, o anche solo uno, possa fare scattare sanzioni durissime.
''Mi creda - dice il titolare del bar, un locale aperto dal padre nei primi anni '70 e che lui ha contribuito a fare crescere -, non mi lamento per chissà cosa. Ma la gente ha paura a bere, per non parlare di chi magari si fa uno spinello non qui, ma altro, bene inteso. Il timore di un controllo e la paura che scatti la sospensione della patente sono un ostacolo per tutti''.
E questo, economicamente, cosa significa?
"Se le facessi vedere gli incassi sino a dicembre confrontandoli con quelli di oggi, non crederebbe ai suoi occhi'', ricordando anche che quanto ha speso per rendere la sua offerta di superalcolici all'altezza anche della clientela più esigente. Lui parla di un crollo delle vendite, una cosa di quelle che rischiano di mettere in ginocchio lui come molti altri esercenti. Anche i ristoratori che, ci confessa uno di loro (il locale è in zona Prati, a Roma, nemmeno tanto in centro), hanno visto la vendita di vino al tavolo scendere a picco, perché la gente non vuole rischiare e, quindi, preferisce non bere, magari privandosi del piacere di un bicchiere di vino, comunque capace, alla prova dell'etilometro, di inchiodarlo.
''Non so - spiega il ristoratore - se abbiamo capito male il senso delle nuove regole. Ma, nel dubbio, tutti preferiscono non bere alcolici fuori, ma farlo a casa. Ma sappiamo tutti che non è la stessa cosa. Come sappiamo che era il vino a irrobustire il conto''.
II problema, quindi, c'è e apparentemente senza una soluzione perché, anche se il ministro Salvini, ossessivamente, dice che sono paure ingiustificate, la gente la pensa esattamente il contrario. Che bere prima di mettersi alla guida sia pericoloso lo sappiamo tutti, ma sappiamo anche che l'etilometro va in allarme anche solo con una piccolissima quantità di alcool. E non è colpa dello strumento o degli operatori delle forze dell'ordine che ne impongono l'utilizzo, ma dei parametri, che però sono su base scientifica. Quindi, si torna alla casella di partenza.
In altri Paesi i criteri punitivi sono addirittura più alti, con la polizia che non si accontenta del solo responso del misuratore di alcool nell'organismo di un conducente, ma ricorre anche a piccole prove fisiche che, se non superate, fatto scattare persino l'arresto. Per evitare di far mettere su strada ubriachi, mezzi ubriachi, ''allegri'' o soltanto per avere bevuto appena un goccio di cognac, in altri Paesi le amministrazioni organizzano dei servizi specifici in determinati periodi dell'anno, quando il consumo di alcool è statisticamente più alto, come le festività. In Canada e in alcuni Stati americani ci sono numeri telefonici ai quali fare ricorso se, dopo una serata al bar, non ci si sente sicuri al punto di mettersi comunque alla guida. Tu telefoni e tempo pochi minuti arriva un'auto che ti carica e ti porta a casa, al prezzo di una corsa di taxi.
A Helsinki, a tarda sera, c'è un tram che fa sempre il solito giro, passando per le stesse strade e piazze, che diventano il punto di raccolta per chi ha esagerato con l'alcool e che viene lasciato se non proprio a casa, quanto meno talmente vicino da poterci tornare a piedi. Sbandando, ma almeno senza rischiare per sé o per gli altri.