Innovation

Silvia Attanasio (Abi): l'euro digitale una sfida per gli operatori, per tradurre la moneta in servizi innovativi

 
Silvia Attanasio, responsabile Innovazione di Abi e presidente di ABI Lab Innovazione, è da tempo una voce molto ascoltata nel panorama bancario e lo è ancora di più quando affronta le tematiche legate all'euro digitale. Per lei ''innovazione e pagamenti sono un binomio da sempre imprescindibile. Oggi un trend rilevante di innovazione riguarda la digitalizzazione della moneta, sia nel mondo  retail sia con l'adozione di nuove tecniche negli scambi interbancari. Cambia la forma della nostra moneta e l'euro si confermerà un fattore rilevante della nostra identità di cittadini europei. La sfida è quanto innovazione sarà in grado di portare, mentre Bigtech e attori privati on stanno certo a guardare''. Silvia Attanasio ha accettato di rispondere ad alcune nostre domande.

Come lei, di recente, ha avuto modo di sottolineare, nel tumultuoso mondo della comunicazione digitale si sta facendo strada la figura di coloro che, almeno a loro dire, svolgono un'opera di divulgazione finanziaria, spiegando concetti apparentemente per ''iniziati'' in modo comprensibile da tutti. Ma questo meccanismo, di comunicazione senza filtri o regolatori, reca in sé il pericolo che il fruitore sia destinatario di una informazione sbagliata o, peggio, fraudolenta, esponendolo a gravi rischi. Come si può fronteggiare questa situazione? 

Al giorno d’oggi, ognuno di noi è bombardato da una quantità di informazioni proveniente da una molteplicità di fonti. Per prima cosa, dovremmo darci la buona regola di verificare tali fonti, privilegiando quelle istituzionali e dubitando di chi assicura di aver trovato la chiave per rapidi e sicuri guadagni. Già da alcuni anni, ci sono iniziative di settore, come la campagna di awareness “I Navigati” promossa dal CERTFin e partecipata sia da operatori che da istituzioni, con la quale, oltre a fare sensibilizzazione sui più diffusi pattern di frode del momento, si cerca più volte di far passare un concetto preciso: la necessità di verificare le informazioni. Purtroppo, restare “ingenui” e avere un atteggiamento superficiale rispetto alla verifica di ciò che ci viene comunicato è qualcosa che espone a rischi concreti, se non certi.

Negli ultimi 10 anni il fintech è cresciuto sotto molti punti di vista, spinto sia da nuove realtà che si propongono sul mercato, che dagli attori tradizionali del settore finanziario. Queste innovazioni talvolta dirompenti rischiano di disorientare i cittadini o, addirittura, di rimanere in parte inapplicabili? 

Innanzitutto, dobbiamo intenderci sulla definizione di fintech, che è una parola usata in modo sempre più diffuso e, a volte, improprio. Abbiamo due interpretazioni estreme di questo termine: da un lato comprenderebbe tutta la tecnologia applicata alla finanza (e quindi tutto il settore finanziario); mentre dall'altro viene impiegato per fare riferimento alle sole startup (e anche su questa parola andrebbe aperto un ragionamento analogo) che propongono servizi finanziari. C'è poi tutta una scala di grigi nel mezzo, che rende il concetto ancor più confuso. A me piace legare il termine fintech all'innovazione del settore finanziario, a prescindere da quale sia l'attore che la promuove. L’innovazione, che spesso associamo a un mondo allegro ma incontrollato, trova cittadinanza piena quando accoglie la sfida di dotarsi di argomenti solidi, sa contemperare la tecnica con l’etica e compie lo sforzo di conoscere l’esistente, per poter introdurre i cambiamenti senza muoversi come il proverbiale elefante nella cristalleria. Occorrono tempo e perseveranza per riportare le idee più promettenti entro il quadro del fattibile, ma è allora che esse portano davvero vantaggi per la società.

Ormai in ogni dibattito, in modo pertinente o no, si parla di Intelligenza artificiale e di come essa impatta e, in futuro, impatterà di più sulla vita quotidiana della gente. Ma pensare che l'AI possa sostituirsi all'uomo in ogni attività è molto lontano dalla verità. Qual è il suo giudizio su questo punto? 

È innegabile che l’Intelligenza artificiale avrà un forte impatto sulla vita quotidiana, ma allo stesso modo non è pensabile che possa sostituirsi all’uomo. L’IA è e sarà un grandissimo strumento di supporto all’uomo, in una visione “umano-centrica” sostenuta anche dal quadro normativo europeo creato con l’AI Act, che però non potrà sostituire il giudizio umano. Per poter garantire un futuro etico e responsabile della tecnologia è necessario lavorare sulle competenze, perché per poter governare la tecnologia occorrono esperti (tecnici e del dominio che si sta gestendo) e per prendere decisioni informate bisogna conoscerla bene, in un clima di fiducia tra gli utenti finali, attraverso la trasparenza nei processi decisionali dei sistemi di Intelligenza artificiale.

Lei, di recente, parlando di digital wallet, ha detto che ''vale la pena quindi interrogarsi sulle interazioni, sul controllo dei dati personali e sulle responsabilità che definiscono la nuova filiera che lavora e lavorerà intorno a questi concetti''. E', quello del controllo e delle responsabilità, un concetto generale o deve adattarsi a realtà diverse?

Mentre alcuni principi possono avere carattere più generale, come la necessità di proteggere i dati personali, garantire la trasparenza nelle interazioni e dare il controllo dei propri dati ai cittadini, altri vanno calati in ambiti specifici. Un esempio in tal senso sono le responsabilità nel nuovo ecosistema creato dalla revisione del Regolamento eIDAS in relazione al tema dei pagamenti. Trattandosi di un ambito già ampiamente regolato, è necessario porre la giusta attenzione per non incappare in incertezze o sovrapposizioni normative. I ruoli e le responsabilità, dall’identificazione del cliente all’autorizzazione del pagamento, devono essere chiari e soprattutto in linea con le norme già in essere, per un quadro armonizzato a livello comunitario.

Nel presentare il ''Salone dei pagamenti'' lei ha scritto che ''Innovazione e pagamenti sono un binomio da sempre imprescindibile. Oggi un trend rilevante di innovazione riguarda la digitalizzazione della moneta, sia nel mondo retail sia con l’adozione di nuove tecnologie negli scambi interbancari. Cambia la forma della nostra moneta e l’euro si confermerà un fattore rilevante della nostra identità di cittadini europei. La sfida è quanta innovazione sarà in grado di portare, mentre Bigtech e attori privati non stanno certo a guardare''. Cosa il cittadino, il cliente, il piccolo investitore dovrà aspettarsi da questa sfida? 

Le sfide di questa trasformazione per il cittadino saranno tanto minori quanto più l’esperienza d’uso sarà semplice e intuitiva. Nessun motivo di preoccupazione per i piccoli investitori: l’euro digitale non sarà uno strumento remunerativo e non genererà interessi legati al suo possesso. Sarà una terza forma della nostra moneta, accanto alle banconote e alle monete metalliche. Per questo sarà un mezzo di pagamento, non uno strumento di investimento. La vera sfida, quindi, ricadrà soprattutto sugli operatori che dovranno tradurre questa rivoluzione della nostra moneta in servizi innovativi, capaci di differenziarsi da quelli già esistenti e rispondere alle esigenze dei cittadini in modo efficace e sicuro. Sarà questa capacità di innovare a determinare l’adozione e, in ultima analisi, il successo del cambiamento.
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