Il Natale ad Aosta non è solo un periodo di festa e candore alpino, ma, almeno secondo l'amara classifica affissa in Questura, è una vera e propria stagione di crisi, una tempesta perfetta di lucine a intermittenza, puzza di fritto e l'agitazione dovuta all'acquisto compulsivo. E in questo scenario, tra cori di dilettanti onnipresenti e vetrine lampeggianti con pupazzi di raso che si agitano frenetici, il vicequestore Rocco Schiavone si trova ancora una volta a fare i conti con il suo eterno malumore e un'ondata di casi che sembrano volerlo coprire di ridicolo.
Per Schiavone, il periodo è difficile. Stanco, amareggiato, e arrabbiato, l'investigatore romano trapiantato in Valle d'Aosta affronta una sequela di eventi che sembrano confermare il suo cinismo sul genere umano. Una rapina fallita lo espone al pubblico ludibrio sui giornali, mentre la scoperta di un cadavere senza nome incatenato a 150 chili di pesi in un lago porta l'ombra di un crimine efferato sulle feste imminenti. A questo si aggiunge la scomparsa senza traccia di un chimico di un'azienda farmaceutica e, sul piano personale, il silenzio con l'amata Marina. E, come se non bastasse, nevica.
Eppure, in mezzo a tutto questo grigiore e al cielo costantemente plumbeo, la tenacia del vicequestore Schiavone non si spegne. Come un faro intermittente nella nebbia, quell'istinto, quel misto di cuore e cervello, memoria e futuro, lo spinge avanti. Passo dopo passo, anche quando lo slancio svanisce, si riforma, permettendogli di entrare ed uscire dalla sua oscurità.
Ci sono dei piccoli spiragli che impediscono all'oscurità di prevalere. Le condizioni di salute di Sandra, finalmente in via di miglioramento e prossima alle dimissioni dall'ospedale, sono una di queste rare, preziose note positive. Ma soprattutto, la "squadra", come Rocco la definisce con una punta di sarcasmo, sembra crescere e migliorare. L'ambiente di lavoro si fa più coeso, i colleghi affinano l'intuito e persino i superiori dimostrano una maggiore comprensione.
Il Natale ad Aosta, per Rocco Schiavone, non è l'attesa di una gioia, ma l'ennesima prova di resistenza. Una stagione in cui il gelo e la neve non sono solo clima, ma stati d'animo. Tuttavia, la sua capacità di indignarsi e di tenere insieme le parti in causa della sua complessa psiche gli permette di continuare a guardare il mondo con gli occhi socchiusi, pronto a cogliere la prossima verità, per quanto amara possa essere.
Il vicequestore Schiavone continua la sua marcia, un uomo in bilico tra il cinismo del presente e il peso del suo passato, cercando, tra un omicidio e una nevicata, quel raro raggio di sole che, ogni tanto, sembra ancora aspettarlo.
L'autore
L'artefice delle avventure di Rocco Schiavone è Antonio Manzini, una figura eclettica del panorama culturale italiano. Nato a Roma, Manzini ha forgiato le sue capacità artistiche frequentando l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica, dove è stato allievo del maestro Andrea Camilleri, un incontro formativo che ha senza dubbio influenzato la sua scrittura di genere.
Prima di affermarsi come giallista di successo, Manzini ha lavorato principalmente come attore e sceneggiatore, un background che infonde nei suoi romanzi un ritmo cinematografico e una profonda attenzione alla psicologia dei personaggi e alla costruzione dei dialoghi.
L'esordio nella narrativa risale a un racconto scritto in collaborazione con Niccolò Ammaniti per l'antologia Crimini. Il suo primo romanzo, Sangue marcio, è stato pubblicato da Fazi nel 2005.
Antonio Manzini non si limita ai romanzi principali della serie, contribuendo regolarmente con racconti di Schiavone in antologie a tema (come Capodanno in giallo per Sellerio), arricchendo costantemente il mondo narrativo del vicequestore. La sua scrittura, che unisce la durezza del noir a un'ironia disincantata, riflette la complessità del suo protagonista, rendendo la serie di Rocco Schiavone un fenomeno letterario e televisivo di grande successo in Italia.