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Anci: il nuovo Presidente Manfredi: "Un onore rappresentare la più grande comunità istituzionale del Paese"

di Redazione
 
‘’Ringrazio tutti voi dell’onore che mi avete dato, nel rappresentare la più grande comunità istituzionale del Paese. Siete la più grande assemblea democratica della nostra Nazione. Noi sindaci siamo il fronte più esposto alle sfide della realtà, il primo riferimento per chi vive il malessere sociale e civile, per chi chiede risposte a istanze spesso ignorate. Oggi ci troviamo di fronte a grandi sfide, a priorità che non possiamo più rimandare. Emergenze che richiedono regole chiare, mezzi adeguati e azioni concrete. E per la cui risoluzione abbiamo bisogno di alleanze. Di sinergie. E voglio partire dall’emergenza ambientale e climatica, dal dissesto idrogeologico e dalla manutenzione del territorio, dalla siccità e dalle inondazioni’’. Così il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi (nella foto con il Presidente Mattarela), nella relazione di apertura come nuovo presidente dell’Anci.

‘’Chiediamo al Governoha detto Manfredidi scrivere insieme e di portare avanti obiettivi chiari per mitigare il rischio dei nostri territori, con compiti chiari per ciascun livello di governo, con controlli e conseguenti responsabilità. Risorse certe e pluriennali, progetti da realizzare in tempi certi. La politica europea prosegua nel solco tracciato dagli ultimi programmi di investimento aprendo ad una centralità dei governi locali nelle scelte strategiche legate agli investimenti”.

Passando alla valutazione sulla legge di bilancio Manfredi si è detto “sorpreso e preoccupato per alcune scelte drastiche di riduzione di risorse con azzeramento di intere misure pluriennali per gli investimenti comunali. Parliamo di una riduzione pari a 3 miliardi e 200 milioni per il periodo 2025/2029 e di oltre 5 miliardi per il periodo 2030/2037. Preoccupa molto il totale di 8 miliardi e 200 milioni che confluiranno nei circa 24 miliardi di risorse pubbliche destinate ad un fondo investimenti la cui destinazione finale ad oggi non è nota. L’impatto sull’attività di progettazione e programmazione dei Comuni sarà molto negativo. Chiediamo al Parlamento e al Governo un ripensamento. Riteniamo pertanto insostenibile ed inaccettabile la previsione del turn over al 75%. Chiediamo al Parlamento e al Governo di prevedere una deroga totale per gli enti locali per scongiurare effetti negativi sulle programmazioni di personale già approvate, sui concorsi avviati e sulla mobilità fra enti”.

Il presidente dell’Anci ha poi annunciato che come Anci ‘’proporremo al Governo un’agenda dei Comuni che affronti temi urgenti ed importanti: diritto alla casa, che deve tornare accessibile a tutti ed in particolare alle coppie giovani e ai lavoratori; servizi sanitari di prossimità, integrati con i servizi sociali ed educativi, necessari soprattutto nelle aree con più anziani e soggetti fragili; sostenibilità dei servizi nelle aree interne, dove lo spopolamento e il calo demografico viene accelerato dalla riduzione dei servizi primari; la sfida dei trasporti, che va colta dando maggiore centralità al ruolo dei comuni nelle politiche della mobilità. E poi un nuovo modello di gestione della sicurezza e politiche concrete di sostenibilità ambientale, che attuino una efficace manutenzione del territorio e di mitigazione dei rischi indotti dai cambiamenti climatici. Oggi i sindaci sono responsabili della protezione civile ma non hanno strumenti operativi e finanziari per mitigare i rischi".

Sulla finanza locale Manfredi ha ribaditoche la capacità fiscale dei Comuni è ormai esaurita e in questa prospettiva di una possibile riduzione dei trasferimenti è necessario immaginare una riforma altrimenti i comuni avranno sempre più difficoltà a garantire i bisogni primari e contrastare i divari e gli squilibri. Siamo pronti nei prossimi mesi a dialogare con il Governo sull’adeguamento del Tuel, sul quale c’è un lavoro predisposto in bozza dal ministero dell’interno di revisione su cui Anci ha dato in modo proficuo il proprio contributo e su cui attendiamo di avere un riscontro da molti mesi”.

Il presidente dell’Anci ha poi parlato della responsabilità dei sindaci: “Siamo imputati in sede civile, penale o amministrativa per ogni evento che avviene nel nostro Comune o per ogni evento che omettiamo di impedire. Questo non è giusto e credo che sia insopportabile soprattutto per i sindaci dei piccoli comuni che ricordiamolo sempre sono dei volontari al servizio dei propri cittadini, con scarso personale e poche risorse. Viviamo tempi molto difficili ma continuiamo ad essere riferimento delle nostre comunità”.

Ricordando le parole di Papa Francesco il presidente dell’Anci ha ribadito a nome dei sindaci “il no alla guerra e il sì alla pace. Abbiamo un simbolo a cui ispirarci, Giorgio La Pira, che in modo ineguagliabile è stato portatore di pace nella comunità che amministrava, ma anche tra i popoli”. Un ringraziamento speciale – ha continuato – va alla straordinaria struttura dell’Anci, che ha messo tutta la sua professionalità e dedizione nell’organizzare questi spazi e momenti di scambio, incontro e condivisione. Senza questo impegno costante, il nostro lavoro e quello delle amministrazioni locali sarebbe molto più complesso”.

Il presidente dell’Anci ha poi rivolto un pensiero alla sua cittàNapoli che con le sue complessità e la sua energia unica mi accompagna in questo impegno” e al suo predecessore Antonio Decaro: “In questi giorni mi sono tornate in mente le parole con cui, circa un anno fa a Genova, Antonio Decaro concluse il suo ultimo intervento da presidente dell’Anci. Voglio ringraziare Antonio e tutti coloro che, avendo concluso il loro mandato, hanno retto l’Anci con dedizione”.

In conclusione Manfredi ha ribadito l’importanza dell’unità di tutti i sindaci: “Ognuno di noi ha la propria idea politica, il proprio punto di vista legato al territorio che rappresenta. Ognuno porta con sé un’esperienza diversa come amministratore, antica o recente, ma inevitabilmente unica perché tanti e diversi sono i problemi che ci troviamo ad affrontare. Eppure, la grande forza dell’Anci – direi la sua unicità nel sistema istituzionale e politico italiano – è che tutte queste diversità e queste energie sanno lavorare insieme. Sappiamo condividere esperienze e soluzioni, unirci per ottenere risultati che valgano per tutti, aiutarci senza badare al colore politico o alla provenienza geografica. Sappiamo fare sintesi non solo nelle grandi emergenze, ma anche nelle questioni apparentemente più piccole della gestione quotidiana. Questa è la ragione profonda del successo di questa famiglia di sindache e sindaci. Perché noi siamo capaci di stare Insieme. E questo è l’impegno più serio che prendo oggi con voi: l’Anci continuerà a crescere, forte nella sua unità, indipendenza e autonomia, determinata nella tutela degli interessi dei Comuni, sempre con l’obiettivo di salvaguardare l’interesse generale dell’Italia”.

Il discorso del Presidente della Repubblica alla cerimonia di apertura della 41^ Assemblea annuale ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani
 
Rivolgo un saluto molto cordiale ai rappresentanti del Senato e della Camera, ai Ministri presenti, al Presidente della Regione, ringraziandolo per le sue parole; al Sindaco di Ascoli, al Presidente di ANCI Piemonte.

Un saluto particolarmente intenso alla città che ci ospita, Torino, e al sindaco Lo Russo.

Il saluto al Presidente Manfredi si unisce alle congratulazioni per la sua elezione, che lo pone a servizio dei quasi 8000 Comuni italiani. E questo saluto si unisce anche agli auguri di buon lavoro, che ha così ben iniziato - poc’anzi - con questa relazione.

Un saluto particolare a tutti voi, Sindaci e Amministratori qui presenti. Vi assicuro che, guardando, recate in questa sala una magnifica raffigurazione dell’Italia.

L’ANCI vive una nuova tappa della sua storia.

Con le sfide di oggi, con problemi sui quali ci si confronta da tempo, con il testimone che rappresenta il percorso compiuto negli anni dalla variegata schiera degli amministratori dei comuni italiani.

A tutti gli amministratori locali, dal Comune più piccolo alle aree metropolitane, va la vicinanza e l’apprezzamento della Repubblica per il loro impegno quotidiano.

La democrazia dei Comuni, la più vicina ai cittadini, è la radice basilare della democrazia del nostro Paese. Rappresenta la prima linea delle istituzioni della Repubblica.

Averne cura, farla crescere nella partecipazione, dare prova di un esercizio dei poteri efficace, rispettoso della libertà del confronto, è condizione di salute per l’Italia.

È un privilegio, ancor prima di essere una responsabilità, rappresentare e servire - come fate - le vostre comunità.

Il ruolo dei Comuni è cruciale, così come la loro funzione di rappresentare le attese delle rispettive comunità.

Sono l’espressione più emblematica i Comuni delle diversità italiane, simbolo - anche in questo - della libertà e della unità del nostro Paese.

I Costituenti vollero porre l’autonomia dei Comuni come perno di un pluralismo sociale e istituzionale.

Libertà e pluralismo come vettori di uno sviluppo della nuova Italia. Un’Italia in cui la partecipazione alle elezioni - dopo l’epoca del podestà nominato dal regime - rendeva i cittadini protagonisti effettivi.

Anche per questa ragione occorre adoperarsi, culturalmente e politicamente, perché la partecipazione al voto torni a salire.

In seno all’Assemblea costituente si discusse se qualificare i Comuni come enti autonomi o enti autarchici.

La definizione di “enti autarchici territoriali”, tratta dal diritto amministrativo, venne respinta a maggioranza e il Presidente della Commissione dei 75, incaricata di redigere il testo della Costituzione, Meuccio Ruini, argomentò che “autarchia è meno di autonomia” e che, se fosse prevalsa, avrebbe appunto “diminuito la forza” dei Comuni.

La costruzione di un sistema di autonomie colloca i Comuni - è stato poc’anzi ricordato, come recita l’articolo 114 della Costituzione - al fianco dello Stato come elementi costitutivi della Repubblica, proprio in virtù, secondo una sentenza della Corte costituzionale del 2002, della “comune derivazione dal principio democratico e dalla sovranità popolare”.

L’autonomia dei Comuni non è separatezza. È piuttosto una funzione della unità dell’Italia. L’ANCI è sempre stata ed è espressione di consapevolezza in questo senso, ponendo sempre i temi dell’uguaglianza e della solidarietà alla base della sua azione.

L’unità riguarda, infatti, i rapporti tra le istanze dei territori di ogni Comune. Gli squilibri producono successi effimeri e successive disillusioni.

La rete dei Comuni d’Italia è un formidabile tessuto di connessione su cui realizzare l’ordito di uno sviluppo equo e sostenibile.

I Comuni rappresentano uno snodo di programmazione e di rilancio dell’intero sistema Italia.

L’unità del Paese, del nostro Belpaese, trova oggi nelle aree interne e montane, in quelle delle isole minori, nei borghi resi periferie, un aspetto di fragilità, per la rarefazione dei servizi, lo smantellamento di infrastrutture realizzate con sacrificio in passato, come le linee ferroviarie definite “minori”, con danno ulteriore. Un tema - quest’ultimo - non eludibile da chi ne ha la responsabilità.

Si tratta di luoghi che soffrono di una marginalizzazione che mette a rischio il futuro di tante parti d’Italia e, già oggi, incide negativamente sui diritti di cittadinanza dei suoi abitanti, quelli che il Presidente della Consulta di un tempo, Leopoldo Elia, definiva “cittadinanza sostanziale”.

La Repubblica non può abbandonare territori e popolazioni così essenziali alla propria integrità e identità.

Parliamo di spazi che occupano il 60% del suolo d’Italia, dove vivono complessivamente 13 milioni di nostri concittadini.

Luoghi che sono ragione della cultura e del fascino attrattivo dell’Italia.

Luoghi dove si gioca – peraltro - anche la sicurezza dei territori della pianura, come ben sa questa regione, il Piemonte, ricordando l’alluvione di Alessandria del ’94, esattamente trent’anni addietro.

Nella implementazione della indispensabile Strategia nazionale per le aree interne, un ruolo strategico lo gioca la cooperazione istituzionale.

A San Benedetto del Tronto, nel 2017, durante la Conferenza nazionale dei piccoli Comuni, l’ANCI lanciò l’Agenda del contro-esodo, sulla base della spinta venuta dall’Assemblea di Bari dell’anno precedente.

È tempo di bilanci su questo fronte. I territori non più presidiati sono destinati a divenire, da risorsa, condizione critica, producendo un assurdo spreco di beni.

Un dialogo paritario è necessario per affrontare le questioni che si pongono e colgo parole del Presidente Manfredi nel ricordare, quanto affermato, che le materie rientranti nelle funzioni fondamentali degli enti locali non sono suscettibili di devoluzione a livelli di governo diversi dagli stessi Comuni.

La collaborazione tra le istituzioni è un dovere repubblicano.

Con chi costruire l’Italia dei prossimi decenni se non con i Comuni? È un’opera che richiede partecipazione corale e diffusa, concordia tra le istituzioni, convergenza delle istanze popolari.

La concordia è necessaria di fronte alle emergenze, purtroppo divenute frequenti.

Quando viene aggredito il principio di legalità.

Davanti a minacce al funzionamento e alla dignità delle istituzioni.

I Comuni non operano nella ionosfera.

Sanno quanto il contesto, anche internazionale, sia decisivo, quanto i conflitti in atto incidano sulla vita dei cittadini.

Quanto la prospettiva europea li riguardi.

Quanto le città siano motori di processi di comprensione, di dialogo, di cooperazione, di pace.

Lo abbiamo sperimentato con i gemellaggi dopo la Seconda Guerra mondiale tra paesi e città di nazioni fino a poco tempo prima avversarie.

L’Europa unita è il nostro spazio vitale. Lo spazio politico e istituzionale che ci consente una crescita futura.

L’Europa è oggi a un bivio.

Il futuro dei cittadini europei dipenderà dal coraggio delle scelte che il Consiglio e il Parlamento Europeo sapranno fare.

L’Unione, con la svolta del piano Next Generation e del Green Deal, ha dato prova di comprendere la necessità di rapidi passi avanti.

E i Comuni sono oggi al lavoro - come abbiamo poc’anzi ascoltato - nell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, attività che vede in campo risorse rilevanti poste a disposizione dall’Unione Europea.

Come sempre, il tema rilevante è quello delle somme disponibili e delle opzioni di spesa conseguenti, che il Parlamento consegna al Governo con la legge di bilancio.

Come è naturale, le scelte che i governi nazionali hanno fatto a Bruxelles con il Patto di stabilità si riflettono anche sui Comuni.

Non possiamo dimenticare che questi ultimi, in prima linea nel rapporto con i cittadini, sono chiamati a sovvenire ai bisogni più immediati ed elementari della popolazione.

Presidente Manfredi, lei ha indicato, poc’anzi, alcuni punti di un’agenda di confronto che non possono essere evasi: dalla casa ai servizi sanitari, ai servizi per le aree interne, alla sicurezza, ai trasporti, alla sostenibilità ambientale, ai giovani, alla finanza locale.

I Comuni, nell’ambito della spesa della Pubblica Amministrazione, in senso lato, risultano virtuosi. Lo riconoscono tutti i parametri di valutazione.

Non posso, quindi, che auspicare una fruttuosa interlocuzione.

Cari Sindaci,

le Amministrazioni comunali svolgono funzioni vitali per la Repubblica.

Il vostro impegno quotidiano, compresi i sacrifici personali di ciascuno, consentono alle comunità di percorrere le loro strade e di lavorare per il domani.

La vostra – so bene - è un’attività di prossimità che vi rincorre ben oltre la soglia dei vostri uffici.

Una prossimità che è apertura al confronto e alla partecipazione popolare.

Una prossimità che è anche trasparenza.

Permettetemi anche per questo di rivolgere un pensiero ai Sindaci che ci hanno lasciati nel corso del loro mandato.

Per tutti, ciascuno meritevole di ricordo, un nome: Mirella Cerini, Sindaco di Castellanza, come sappiamo colta da un malore al termine della cerimonia del 25 aprile e morta con indosso la fascia tricolore.

Vi ringrazio per quel che fate.

Nelle recenti alluvioni – ad esempio - al fianco delle famiglie più colpite.

Nell’attività quotidiana per fronteggiare i bisogni delle vostre comunità.

Nella riflessione per progettarne il futuro.

I presupposti democratici della nostra Repubblica trovano alimento da questo impegno che sorge dal basso, dai quartieri, dai borghi divenuti periferie, dai luoghi più remoti, che vanno tenuti nel medesimo conto dei grandi centri.

Buon lavoro ai Sindaci. Auguri a tutti i Comuni d’Italia.

Buona Assemblea e buon futuro. 

 
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