Come l’11 gennaio 2024 rappresenta una data storica per il mondo delle criptovalute per via dell’approvazione da parte della SEC degli ETF sul Bitcoin, allo stesso modo il 23 maggio dello stesso anno sarà ricordato per l’approvazione degli ETF su Ethereum. Infatti, la SEC ha portato un grandissimo contributo in termini normativi nell’universo cripto, in quanto, sebbene non lo dica esplicitamente, di fatto ha riconosciuto ETH come una commodity, avendo classificato questi nuovi prodotti come “commodity-based trust shares”. Sebbene gli ETF non saranno disponibili per il trading fino a quando l’agenzia non avrà approvato le cosiddette pratiche “S1”, il loro arrivo da solo rappresenta un punto di svolta molto importante, in quanto segnala una maggiore accettazione di Ethereum in un contesto normativo più chiaro. Come già osservato con BTC, questa operazione può potenzialmente spostare ingenti flussi di capitali verso il mercato degli ETF statunitense, che oggi vale complessivamente 8 trilioni di dollari.
A differenza di quanto visto a gennaio, stavolta i rumor di una futura approvazione hanno iniziato a circolare molto più a ridosso dell’evento, facendo registrare una rapida ascesa del prezzo di ETH pochi giorni prima il giudizio della SEC. Tuttavia, non si può escludere di assistere anche stavolta a un fenomeno denominato “buy the rumor, sell the news”, in cui gli investitori mostrano una iniziale prudenza prima di investire. Questo stesso principio è stato osservato con il Bitcoin, il quale vide il suo valore contrarsi del 18% dopo l’approvazione degli ETF spot, prima di iniziare un rally che gli ha fatto registrare performance anche di +90%. Perciò, se dopo l’emissione dei primi prodotti non dovessero arrivare subito notizie di rialzi di Ethereum, non si deve gridare subito al flop. È necessario però specificare che questa osservazione non significa nemmeno che Ethereum ricalcherà il percorso della maggiore criptovaluta per capitalizzazione; non bisogna mai dimenticare che, sebbene siano entrambe asset digitali, le due criptovalute presentano caratteristiche intrinseche molto diverse e hanno anche diverse appetibilità di mercato.
Secondo le analisi di 21Shares, lo scenario a cui dovremmo guardare con più attenzione per prevedere quali saranno le performance future degli ETF americani è quello che si è verificato a Hong Kong, dove ETH ETF e BTC ETF sono stati lanciati contemporaneamente, ma con i primi che hanno raccolto solo il 20% delle masse gestite dei secondi, attorno ai 250 milioni di dollari. I motivi di questa discrepanza tra le due performance possono essere molteplici, come l’impossibilità di ricevere remunerazioni da staking in Ethereum se vi si investe tramite ETF o il non poter contare su ETH come collaterale a garanzia di accordi di lending o per la creazione di NFT.
In ogni caso, riteniamo che, al netto di certi ostacoli, anche questi veicoli di investimento saranno un successo. In primis, perché molti player istituzionali non possono accedere all’universo cripto se non attraverso dei prodotti regolamentati e poi perché questi ETF potranno fare da apripista verso quello che si candida ad essere a tutti gli effetti un app store di nuova generazione, soprattutto dopo l’aggiornamento Pectra in programma per il 2025.
Ultimo elemento, ma non per importanza: l’approvazione della SEC dà maggiore credibilità anche a tutta una serie di cryptoasset, segnalando al mercato che il Bitcoin non è l’unica commodity digitale “legittima” disponibile. Inoltre, l’approvazione di Ethereum rappresenta un significativo passo avanti, evidenziando il valore del suo ecosistema on-chain di applicazioni decentralizzate, il quale, a sua volta, potrebbe aggiungere nuovo vigore alla tokenizzazione di altri asset finanziari, una delle innovazioni più dirompenti degli ultimi anni.