Esteri

World Media Headlines: da Gaza agli USA, tra diplomazia, dazi e tensioni globali

Barbara Leone
 
World Media Headlines: da Gaza agli USA, tra diplomazia, dazi e tensioni globali

L'amministrazione statunitense, sotto la guida del Presidente Donald Trump, continua a esercitare una pressione decisa sui partner commerciali globali, con un'intensificazione della "guerra dei dazi" che non accenna a diminuire. Come riportato dalla CNN, ieri Trump ha inviato lettere ai capi di numerosi Paesi, informandoli di nuove aliquote tariffarie che entreranno in vigore, per la maggior parte, il 1° agosto. Una mossa che, se da un lato aumenta la tensione, dall'altro mostra una certa flessibilità, dato che la scadenza precedentemente fissata per il 9 luglio è stata posticipata.

World Media Headlines: da Gaza agli USA, tra diplomazia, dazi e tensioni globali

Le missive presidenziali, che, come evidenziato da Bloomberg, minacciano dazi del 25% su Giappone e Corea del Sud e del 30% sulle importazioni dal Sudafrica, rivelano un'attenzione particolare verso i Paesi con cui gli Stati Uniti registrano deficit commerciali significativi.

Trump ha esplicitamente contestato il fatto che l'America acquisti più beni di quanti ne esporti verso queste nazioni, esortando i leader a produrre direttamente negli Stati Uniti per evitare le nuove tariffe, che in alcuni casi possono raggiungere il 40%. La lista dei destinatari è lunga e diversificata: inizialmente il Primo Ministro giapponese Shigeru Ishiba e il Presidente sudcoreano Lee Jae-myung, ai quali sono state applicate le tariffe del 25% (con il Giappone che ad aprile avrebbe dovuto affrontare un 24%, e la Corea un 25%, mantenendo quindi la stessa aliquota), seguiti da Malesia, Kazakistan, Sudafrica, Myanmar e Laos. Successivamente, altre sette lettere sono state recapitate a Tunisia, Bosnia-Erzegovina (per cui è prevista una tariffa del 30%), Indonesia, Bangladesh, Serbia, Cambogia e Thailandia, portando il totale a 14 missive consegnate nella sola giornata di lunedì. Nonostante le minacce passate, l'Unione Europea, a quanto pare, non ha ricevuto alcuna comunicazione formale, e un portavoce della Commissione europea, Olof Gill, ha preferito non commentare lettere "non ricevute".

Il ministro irlandese Simon Harris ha espresso la speranza che l'estensione al 1° agosto conceda tempo per un accordo reciprocamente vantaggioso. Il gioco di Trump, come sottolineato dalla CNN, include anche la minaccia di aumentare ulteriormente i dazi qualora i Paesi colpiti dovessero reagire con proprie tariffe ritorsive. Un segnale chiaro che la Casa Bianca intende mantenere il controllo della situazione, precisando che queste nuove tariffe non si sommeranno a dazi settoriali già esistenti, come quello del 25% sull'automotive.

Le implicazioni economiche sono notevoli: nel 2024, gli Stati Uniti hanno importato beni per 465 miliardi di dollari dai 14 Paesi coinvolti, con Giappone e Corea del Sud che da soli rappresentano il 60% di questa cifra (280 miliardi di dollari). Settori chiave come automobili, ricambi, semiconduttori, prodotti farmaceutici e macchinari potrebbero vedere un rincaro dei prezzi per i consumatori americani.

La reazione dei mercati non si è fatta attendere: le azioni sono scese a metà giornata di lunedì dopo l'annuncio delle lettere, con un calo significativo dei titoli delle case automobilistiche giapponesi (Toyota -4%, Nissan -7,16%, Honda -3,86%). Il Dow Jones ha chiuso in ribasso dello 0,94%, l'S&P 500 dello 0,79% e il Nasdaq Composite dello 0,92%, registrando la peggiore giornata in circa tre settimane. Le borse asiatiche hanno aperto in territorio piatto martedì, in attesa di sviluppi. Le parole di Trump, che ha definito la nuova scadenza del 1° agosto "ferma, ma non ferma al 100%", lasciano intendere un margine di negoziazione, come ripreso anche da Bloomberg. Il ministro giapponese Ishiba, pur esprimendo profondo rammarico, ha confermato l'intenzione di Tokyo di proseguire i negoziati per un accordo bilaterale. Anche la Corea del Sud monitora attentamente la situazione, pronta a "misure immediate e coraggiose" in caso di fluttuazioni "eccessive" del mercato. La Malesia, seconda fonte di semiconduttori per gli USA, e Paesi come Bangladesh, Indonesia e Cambogia, importanti centri di produzione di abbigliamento, sono anch'essi nel mirino, con la Cambogia che vede una minaccia di tariffa del 36%, sebbene inferiore rispetto ad aprile.

Intanto il fronte mediorientale resta un crocevia di speranze e tensioni, con il Presidente Trump che cerca di lasciare un'impronta indelebile nella storia diplomatica. Come riportato dalla CNN, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, arrivato alla Casa Bianca per cena, ha portato con sé un dono inatteso: una lettera in cui candidava Trump al Premio Nobel per la Pace.

Un gesto che Netanyahu ha motivato lodando le capacità di Trump nel "forgiare la pace, mentre parliamo, in un Paese, in una regione dopo l'altra". Trump, visibilmente commosso, ha accettato il gesto, definendolo "molto significativo". Per Trump, la risoluzione del conflitto israelo-palestinese a Gaza rappresenterebbe un punto cruciale sia per la sua ambizione al Nobel che per consolidare la pace in Medio Oriente, un pilastro della sua eredità. "Sto fermando le guerre. Sto fermando le guerre. E odio vedere la gente morire", ha dichiarato Trump. Sebbene Trump abbia occasionalmente criticato Netanyahu quando quest'ultimo sembrava un ostacolo, ora lo vede come un alleato fondamentale.

L'obiettivo è spingere Hamas e Netanyahu ad accettare termini precedentemente respinti da entrambi, in particolare la clausola che il cessate il fuoco ponga fine definitiva alla guerra. Attualmente, i negoziatori di Israele e Hamas sono in Qatar per definire i dettagli di una tregua di 60 giorni che includerebbe il rilascio graduale degli ostaggi e l'afflusso di aiuti nell'enclave assediata. L'inviato di Trump agli esteri, Steve Witkoff, parteciperà ai colloqui. Il Qatar ha presentato una proposta accettata da Israele, ma Hamas ha richiesto modifiche. Nonostante Israele le abbia definite "inaccettabili", ha comunque inviato una squadra ai colloqui di prossimità, ultima fase prima di un accordo definitivo.

Le dinamiche mutate nella regione, innescate dalla guerra di 12 giorni tra Israele e Iran, sembrano aver generato maggiore ottimismo. Michael Oren, ex ambasciatore israeliano negli Stati Uniti, ha commentato che entrambi i leader, rafforzati dalle rispettive "vittorie militari" sull'Iran, potrebbero mostrare maggiore flessibilità. Nella mente di Trump, porre fine alla guerra a Gaza è un passo fondamentale verso obiettivi più ampi, inclusa la normalizzazione delle relazioni tra Arabia Saudita e Israele, nell'ambito degli Accordi di Abramo. I leader sauditi hanno chiarito che la normalizzazione non avverrà finché la guerra a Gaza è in corso. Tuttavia, emergono piani controversi per il futuro di Gaza.

Come rivelato dal Guardian, il Ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha elaborato un piano per costringere tutti i palestinesi di Gaza a trasferirsi in un campo sulle rovine di Rafah, da lui definito "città umanitaria". Questo piano, che esperti legali e accademici descrivono come un "modello di crimini contro l'umanità", prevederebbe che i palestinesi siano sottoposti a "controlli di sicurezza" e, una volta all'interno, non possano uscire. Inizialmente, 600.000 sfollati verrebbero "spostati" nell'area, per poi estendersi all'intera popolazione di Gaza. Katz ha affermato l'intenzione di implementare un "piano di emigrazione" che si realizzerà. Questi piani di "ricollocazione" o "emigrazione forzata" sono stati promossi con entusiasmo da politici israeliani, inclusi Netanyahu e il ministro delle finanze Bezalel Smotrich, spesso presentandoli come un progetto statunitense, come già suggerito da Trump in febbraio, quando parlò di "ripulire" la Striscia per trasformarla in una "Riviera del Medio Oriente".

Alla domanda sulla validità del suo piano di ricollocazione, Trump ha rimandato a Netanyahu, il quale ha risposto: "Penso che il presidente Trump abbia avuto una visione brillante. Si chiama libera scelta. Sapete, se le persone vogliono restare, possono restare, ma se vogliono andarsene, dovrebbero poterlo fare. Non dovrebbe essere una prigione". Il Ministero della Salute di Gaza ha intanto riportato 105 morti e 356 feriti nelle ultime 24 ore, portando il bilancio a 57.523 morti e 136.617 feriti dall'inizio del conflitto. La Croce Rossa ha denunciato un aumento delle vittime di massa collegato al nuovo sistema di distribuzione degli aiuti guidato dagli Stati Uniti.


Intanto, come riportato da Haaretz, mentre Netanyahu era a Washington, le famiglie degli ostaggi a Gaza hanno organizzato manifestazioni parallele in diverse città, esortando i leader a premere per un cessate il fuoco immediato e un accordo globale per il rilascio di tutti i prigionieri. La Gaza Humanitarian Foundation, secondo una proposta esaminata da Reuters, avrebbe proposto la costruzione di "Aree di transito umanitario" per ospitare la popolazione, con l'obiettivo di "sostituire il controllo di Hamas".

Infine, il Libano si è detto pronto a un accordo di sicurezza con Israele, che prevederebbe il ritiro totale israeliano dal territorio libanese e il disarmo di Hezbollah, mentre gli Stati Uniti hanno revocato la designazione di organizzazione terroristica straniera attribuita ad Hay'at Tahrir al-Sham (HTS) in Siria. Sul fronte iraniano, si aprono spiragli diplomatici. Die Welt ha confermato un incontro tra funzionari statunitensi e iraniani, con Trump che ha dichiarato: "Abbiamo programmato dei colloqui con l'Iran, e loro lo vogliono. Vogliono parlare".

L'inviato speciale Steve Witkoff ha anticipato un incontro imminente, forse già la prossima settimana. Nonostante gli attacchi statunitensi agli impianti nucleari iraniani di fine giugno e il recente cessate il fuoco mediato dagli Stati Uniti tra Iran e Israele, il Ministro degli Esteri iraniano Abbas Aragchi ha dichiarato la disponibilità di Teheran a proseguire i negoziati, affermando che "le porte della diplomazia non si chiuderanno mai".

Tuttavia, Teheran non ha ancora ufficialmente confermato l'imminenza dei colloqui. Il Presidente iraniano Masoud Pezeshkian, in un'intervista al canale americano Tucker Carlson, ha rivelato che i raid aerei statunitensi hanno causato danni talmente ingenti agli impianti nucleari che le autorità non sono ancora riuscite a valutarne l'entità. Pezeshkian ha ribadito la disponibilità dell'Iran a riprendere la cooperazione con l'organismo di controllo nucleare delle Nazioni Unite, ma ha precisato che non può ancora garantire agli ispettori il libero accesso a causa dei gravi danni subiti.

Il Vecchio Continente, nel frattempo, affronta le proprie sfide. Il Financial Times riporta che gli Stati Uniti invieranno più armi all'Ucraina e che l'UE sta cercando di colmare il deficit di bilancio di 19 miliardi di dollari dell'Ucraina per il prossimo anno. Il più grande porto d'Europa, inoltre, si sta preparando a una potenziale guerra con la Russia, segnale di una tensione latente. El Mundo focalizza l'attenzione sulla crisi interna spagnola, con il "fallimento" dell'organo di governo della Commissione europea nell'Eurogruppo, che accentua l'isolamento della ministra Ribera e la "rabbia" verso Sánchez nella NATO. Il ministro è stato costretto a ritirarsi prima del voto per mancanza di sostegno, evidenziando un momento delicato per il governo spagnolo anche a livello internazionale.

In Francia, Le Figaro descrive una riacquisizione di potere da parte del Presidente Emmanuel Macron, che cerca di evitare la "scomparsa" politica. A partire dal 7 luglio, anniversario del secondo turno delle elezioni legislative anticipate, Macron riacquista il potere di sciogliere l'Assemblea Nazionale. Lontano dall'escludere questa prospettiva, intende approfittarne per riconquistare influenza nella politica nazionale, dopo giorni impegnativi su diversi fronti. Il Regno Unito, intanto, si stringe alla Francia in un'ottica di cooperazione rafforzata post-Brexit. La BBC ha anticipato che Re Carlo III, durante il banchetto di Stato in onore del Presidente francese Emmanuel Macron, sottolineerà la necessità che i due Paesi restino uniti di fronte a una "moltitudine di minacce complesse", dai rischi militari ai cambiamenti climatici. La visita di Stato di tre giorni di Macron e sua moglie Brigitte è un'occasione di "soft power" per rafforzare le partnership commerciali, diplomatiche e di difesa, in un momento di incertezza sulla posizione degli Stati Uniti in merito al sostegno militare all'Ucraina. La visita, la prima di un leader di un paese dell'UE dopo la Brexit, vedrà cerimoniali spettacolari e un vertice tra Regno Unito e Francia a Downing Street giovedì, dove si discuterà anche di immigrazione clandestina attraverso la Manica.

Infine, gli aggiornamenti dal Texas. La CNN riporta che il bilancio delle vittime delle devastanti inondazioni nel Texas centrale è salito a più di 100 persone. Camp Mystic, un campo estivo per sole ragazze, ha confermato la morte di 27 tra campeggiatrici e animatori, con dieci campeggiatrici e un animatore ancora dispersi. Più di 20 agenzie statali stanno rispondendo all'emergenza, mentre i soccorritori continuano la ricerca dei dispersi. Le previsioni meteorologiche indicano un miglioramento delle condizioni entro stasera, con giornate più asciutte previste per martedì e la fine della settimana, sebbene rovesci e temporali possano ancora colpire la regione nel tardo pomeriggio di domani, pur senza rappresentare un rischio di inondazioni.

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