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Violenza sulle donne, #nessunascusa. Piantedosi: "Serve cambio cultura"

Redazione
 
Violenza sulle donne, #nessunascusa. Piantedosi: 'Serve cambio cultura'

La violenza contro le donne continua a essere un dramma che segna profondamente la società italiana. I dati diffusi dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi sono sconvolgenti: dal 1° gennaio al 3 novembre 2024, in Italia si sono registrati 263 omicidi, un numero che mette in luce una violenza diffusa e inquietante. Tra le vittime, 96 erano donne, di cui ben 82 uccise in contesti familiari o affettivi, e 51 per mano del partner o dell’ex partner. “Anche il nostro Paese deve farsi promotore di un messaggio inequivocabile e coraggioso”, ha dichiarato Piantedosi durante l’evento di presentazione della campagna di sensibilizzazione #nessunascusa, tenutosi presso l’università Luiss. “La violenza sulle donne continua a essere un’emergenza da contrastare con ogni possibile soluzione”. Uno dei principali strumenti di contrasto alla violenza di genere è il braccialetto elettronico, che consente di monitorare e prevenire comportamenti pericolosi. “Al 15 novembre di quest’anno, dei 10.458 dispositivi attivi in Italia, ben 4.677 sono stati disposti per casi di antistalking”, ha spiegato il ministro. Un dato significativo, che testimonia l’impegno nell’uso di tecnologie a tutela delle vittime. Piantedosi ha inoltre sottolineato come l’Italia, su questo fronte, si distingua rispetto ad altri Paesi europei: “In Francia, a luglio 2024, i dispositivi attivi erano in totale 984”. Una differenza abissale che riflette il diverso approccio al problema. L’utilizzo del braccialetto elettronico ha già dato frutti tangibili: solo nel mese di ottobre 2024, grazie a questo strumento, sono state arrestate 46 persone, l’ultima delle quali la notte scorsa.

Nonostante il crescente ricorso al braccialetto elettronico, restano criticità tecniche e operative da affrontare. Per rispondere a queste sfide, “presso il Viminale è operativo da alcuni mesi un Gruppo di lavoro interforze,” ha informato Piantedosi. Questo gruppo, che include rappresentanti del Ministero della Giustizia e della società fornitrice del servizio, sta lavorando per migliorare aspetti chiave come la connessione di rete, i tempi di attivazione e la gestione degli allarmi. “Stiamo lavorando affinché le Forze di polizia possano intervenire tempestivamente rispetto a ogni situazione di rischio o pericolo, a beneficio delle potenziali vittime”, ha aggiunto il ministro. Tuttavia, ha evidenziato anche i limiti intrinseci della misura: il braccialetto elettronico, pur essendo efficace, lascia in una condizione di generale libertà il soggetto a cui è applicato. Questo aspetto pone interrogativi sull’adeguatezza della misura rispetto al rischio concreto. “Potrebbero rendersi necessarie misure più gravi in casi particolari, perché la priorità deve essere sempre la sicurezza delle vittime”, ha sottolineato Piantedosi. A tal proposito, è stata avviata una collaborazione con il Ministero della Giustizia per valutare caso per caso l’idoneità del dispositivo, tenendo conto anche delle caratteristiche dei luoghi coinvolti.

Una vera e propria emergenza, che tuttavia  non può essere combattuta solo con strumenti tecnologici o misure restrittive. Piantedosi ha insistito sull’importanza di un cambiamento culturale: “Serve un messaggio coraggioso e inequivocabile, capace di scuotere le coscienze”. La campagna #Nessunascusa nasce proprio con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica, promuovendo una cultura del rispetto e della non violenza. La vera sfida è costruire una società in cui il rispetto e l’uguaglianza siano valori condivisi. “Ogni strumento tecnologico o misura restrittiva è utile, ma non basta. Dobbiamo lavorare sulle cause profonde del problema, radicate nella cultura e nei modelli sociali”, ha concluso Piantedosi.

Per contrastare efficacemente la violenza sulle donne, servono dunque investimenti non solo nelle tecnologie, ma anche nella formazione degli operatori e nell’educazione delle nuove generazioni. La recente istituzione di centri di formazione per le Forze dell’Ordine è un passo nella giusta direzione, ma bisogna fare di più. I numeri presentati dal ministro dell’Interno sono un campanello d’allarme che non può essere ignorato. L’Italia, pur distinguendosi per alcune buone pratiche, deve continuare a investire e innovare per proteggere le donne e contrastare un fenomeno che non può essere accettato. Una battaglia che richiede coraggio, risorse e soprattutto un impegno collettivo. In due parole… #nessunascusa!

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