All’ONU si è tornato a parlare di alcol, salute e prevenzione, e questa volta con toni meno drastici del passato. Nel corso dell’incontro di Alto Livello dedicato alle malattie non trasmissibili (NCDs), i Paesi membri hanno discusso una Dichiarazione Politica che segna un passo importante: riconoscere la differenza tra consumo moderato e abuso di alcol, superando la linea del “no safe level” che negli ultimi anni ha alimentato una narrativa percepita dal settore vitivinicolo come fortemente penalizzante.
Vino e salute, ONU rinvia voto su Dichiarazione NCD
Il documento, che rappresenta un quadro politico globale sulla lotta alle malattie croniche, non ha ancora ottenuto l’adozione ufficiale a causa dell’opposizione degli Stati Uniti, contrari all’intero impianto procedurale e al ruolo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ma, vista l’ampia convergenza della maggioranza dei Paesi, il via libera appare ormai questione di settimane, quando si procederà con un voto a maggioranza. A esprimere soddisfazione è stata l’Unione Italiana Vini, presente a New York all’interno della delegazione del Ministero degli Esteri.
«C’è fiducia per una decisione che porterebbe a un risultato positivo per il nostro settore – ha commentato il presidente Uiv, Lamberto Frescobaldi (in foto) –. Dopo anni di attacchi frontali al vino a livello internazionale ed europeo, finalmente si torna a distinguere tra consumo e abuso di alcol. La moderazione è un tratto distintivo e irrinunciabile tipico del vino, che da sempre promuove e supporta una cultura del bere consapevole. Confidiamo che l’adozione sia solo rimandata».
Nel testo approvato emerge con chiarezza il concetto di “harmful use of alcohol”, ossia uso dannoso dell’alcol, che sposta l’attenzione sull’abuso e non sul consumo in sé. Un passaggio che per il comparto vitivinicolo non è di poco conto, perché restituisce dignità a un approccio culturale, come quello del vino, storicamente legato a pratiche di moderazione. Inoltre viene ribadito l’approccio “whole of society”, che riconosce il contributo congiunto di istituzioni, settore privato e società civile nella prevenzione delle malattie non trasmissibili, aprendo lo spazio anche per programmi specifici come “Wine in Moderation”, già avviato dall’associazione.
La delegazione italiana ha seguito da vicino l’intero iter negoziale, lavorando in stretta collaborazione con il Governo e in particolare con il Ministero degli Affari Esteri e la Rappresentanza Permanente d’Italia presso le Nazioni Unite. Lo stesso presidente Frescobaldi ha avuto colloqui diretti con l’ambasciatore Maurizio Massari e con il ministro Antonio Tajani, a conferma della rilevanza che il dossier assume per il settore vitivinicolo. Se l’adozione definitiva arriverà come previsto nelle prossime settimane, per l’Italia e per il mondo del vino si tratterà di una vittoria politica e culturale, capace di arginare la tendenza a una demonizzazione generalizzata e di riportare al centro il valore della moderazione, intesa non come giustificazione, ma come stile di vita consapevole