Un gruppo di senatori democratici centristi ha rotto, ieri, il fronte dell'intransigenza, dando il loro voto per consentire la fine, seppure a tempo, dello shutdown che, da oltre 40 giorni, sta paralizzando le attività finanziare dello Stato federale. Il Senato ha votato, con 60 sì e 40 no, un passo fondamentale verso la riapertura del governo, con i democratici dissenzienti dalla linea del partito in cambio di un futuro via libera sull'estensione dei sussidi per l'assistenza sanitaria a prezzi accessibili.
Usa, si rompe il fronte dell'ostruzionismo dei democratici: possibile la sospensione dello shutdown
Si è comunque trattato di un primo, sebbene significativo, passo verso la riapertura del governo. Ma bisogna tenere presente che ciascun senatore può rinviare l'esame del pacchetto di diversi giorni , in attesa che la Camera dei rappresentanti dia il suo assenso sull'accordo trovato in Senato e, quindi, metterlo all'attenzione del presidente Trump per le firma che lo renderà esecutivo.
L'accordo giunge in un momento in cui gli effetti dello shutdown si stanno facendo sentire in tutto il Paese, con, ad esempio, il Segretario ai Trasporti Sean Duffy che ha dichiarato di ritenere che i viaggi aerei sarebbero stati "ridotti a un rivolo" prima del Ringraziamento, una festa che, tradizionalmente, vede riunirsi le famiglie, con il ritorno nelle città di origine. Lo stesso Dipartimento dell'Agricoltura ha ordinato agli Stati di interrompere l'erogazione completa dei buoni pasto dopo una decisione in tal senso adottata dalla Corte Suprema.
I repubblicani, con il loro leader al Senato, John Tune, sperano di approvare la legge per riaprire il governo all'inizio di questa settimana, forse già nella giornata odierna.
"Abbiamo avuto una buona votazione stasera. Speriamo di avere l'opportunità di organizzare le prossime votazioni. E, naturalmente, ci vorranno cooperazione e consenso", ha detto Tune, riferendosi al fatto che qualsiasi senatore di entrambi i partiti potrebbe prolungare la procedura per giorni, se lo desidera.
E non è detto che questo non accada, come sembrano mostrare le prime avvisaglie di un possibile rinvio del voto per le istanze dei singoli senatori, come ha fatto Paul Rand, del Kentucky, che si è espresso contro la misura chiedendo che si votasse su un suo emendamento relativo alla canapa coltivata nel suo Stato. La situazione di incertezza è confermata anche da fatto che tre senatori conservatori – Mike Lee dello Utah, Rick Scott della Florida e Ron Johnson del Wisconsin – hanno sospeso fino all'ultimo il loro voto, in attesa di un chiarimento con i loro compagni di partito.
L'accordo di compromesso reintegra i dipendenti federali licenziati durante la chiusura e impedisce all'amministrazione Trump di effettuare licenziamenti di massa simili fino a gennaio.
"Quando sono arrivato stasera per votare, molti agenti della polizia del Campidoglio mi hanno guardato negli occhi e mi hanno detto: 'Grazie'", ha detto il senatore democratico Tim Kaine, aggiungendo che i dipendenti federali "possono sopravvivere alle festività senza preoccuparsi di ricevere un'e-mail indesiderata alle 5 di domani mattina in cui si dice loro che sono stati licenziati".
Sebbene Kaine abbia ammesso che i democratici devono ancora trovare una soluzione per gli americani in materia di assistenza sanitaria, ha affermato che l'accordo ha almeno anticipato i progetti di legge di stanziamento per l'intero anno per le operazioni governative critiche a livelli di finanziamento "robusti".
I lavori del Senato riprenderanno oggi alle 11.00 (ora di Washington), per proseguire nell'esame di proposta di legge per riaprire il governo.