Economia

Export agroalimentare in crescita, l'allarme di Unci

Redazione
 
Export agroalimentare in crescita, l'allarme di Unci
Le esportazioni italiane di prodotti agroalimentari hanno registrato un primo semestre 2025 positivo, con un incremento del 5% sui mercati statunitensi rispetto all’anno precedente. Un risultato in controtendenza rispetto ad altri comparti industriali in difficoltà, ma destinato, secondo gli esperti, a subire un rapido mutamento per effetto della nuova politica dei dazi imposta dall’amministrazione Trump.

Export agroalimentare in crescita, l'allarme di Unci

A delineare la situazione è Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale di Unci AgroAlimentare, che ha spiegato come il quadro economico e commerciale resti complesso e articolato. Le produzioni alimentari made in Italy, forti della qualità riconosciuta e di una reputazione consolidata sui mercati internazionali, hanno finora beneficiato di una programmazione efficace degli ordini tra le imprese delle due sponde dell’Atlantico, riuscendo così ad attenuare l’impatto delle misure protezionistiche. Tuttavia, altri settori hanno sofferto in modo evidente, l’automotive ha registrato una flessione del 25% nelle esportazioni verso gli Stati Uniti, mentre metallurgia, manifatturiero ed elettronica mostrano trend altrettanto negativi.

Scognamiglio ha ricordato che il 2024 era stato caratterizzato da una contrazione sia dell’export (-0,4%) che dell’import (-3,9%), mentre nella prima parte del 2025 si è osservata un’inversione di tendenza, con un aumento complessivo dell’1,9% per le esportazioni e del 3,9% per le importazioni. Tuttavia, le prospettive restano fragili. Le tensioni geopolitiche, i conflitti internazionali e le scelte economiche di Washington pesano sulle previsioni. I dati più recenti mostrano infatti una flessione dell’8,7% negli acquisti statunitensi di prodotti europei nei mesi di giugno e luglio, e un crollo del 21,1% per le esportazioni italiane nel solo mese di agosto rispetto al 2024.

Il presidente di Unci AgroAlimentare ha definito questi segnali “assolutamente allarmanti”, pur riconoscendo alcuni elementi di stabilizzazione legati al cessate il fuoco, seppur fragile, in Palestina e al parziale raffreddamento delle tensioni tra Stati Uniti e Cina, che potrebbero contribuire a migliorare il clima economico internazionale. Ha sottolineato, tuttavia, la necessità di interventi immediati per contrastare la tendenza recessiva e per ottenere da Bruxelles una mediazione diplomatica in grado di riequilibrare le condizioni commerciali troppo penalizzanti per le imprese europee.

Scognamiglio ha concluso affermando che, di fronte a uno scenario così incerto, risultano indispensabili misure nazionali a sostegno della produzione e politiche finanziarie e monetarie europee che agevolino l’accesso al credito per le imprese. Particolare attenzione, ha aggiunto, deve essere riservata ai comparti più vulnerabili, come la filiera ittica e l’agricoltura, già fortemente esposti alle difficoltà del contesto globale.
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