Cultura

"Typologien": l’implacabile geometria della visione nella fotografia tedesca

Barbara Bizzarri
 
'Typologien': l’implacabile geometria della visione nella fotografia tedesca

Un'indagine rigorosa e senza precedenti sulla fotografia tedesca del Novecento prende forma in "Typologien", il progetto espositivo ospitato nello spazio ‘Podium’ della Fondazione Prada a Milano. Curato da Susanne Pfeffer, storica dell'arte e direttrice del Museum Mmk für Moderne Kunst di Francoforte, il progetto esamina l'evoluzione di un principio metodologico che, nato tra XVII e XVIII secolo in ambito botanico per la classificazione delle piante, trova nella fotografia un campo di applicazione privilegiato fin dai primi decenni del XX secolo, divenendo una matrice fondamentale della ricerca visiva in Germania.

"Typologien": l’implacabile geometria della visione nella fotografia tedesca

Il criterio tipologico, attraverso il quale si stabiliscono raffronti e associazioni tra elementi apparentemente distanti, emerge in questa esposizione come strumento in grado di individuare corrispondenze inattese tra autori di epoche diverse e, simultaneamente, di far affiorare la specificità di ciascun approccio fotografico.

L'installazione segue una scansione tipologica e non cronologica, articolando un percorso che si snoda attraverso oltre 600 opere di 25 tra le figure più rilevanti della fotografia tedesca del secolo scorso: Bernd e Hilla Becher, Sibylle Bergemann, Karl Blossfeldt, Ursula Böhmer, Christian Borchert, Margit Emmrich, Hans-Peter Feldmann, Isa Genzken, Andreas Gursky, Candida Höfer, Lotte Jacobi, Jochen Lempert, Simone Nieweg, Sigmar Polke, Gerhard Richter, Heinrich Riebesehl, Thomas Ruff, August Sander, Ursula Schulz-Dornburg, Thomas Struth, Wolfgang Tillmans, Rosemarie Trockel, Umbo, ovvero Otto Umbehr e Marianne Wex. La disposizione spaziale, scandita da pareti sospese che suddividono l'ambiente espositivo in moduli geometrici, innesca un gioco di corrispondenze visive e intellettuali, suggerendo una rilettura dinamica della relazione tra sistematicità e soggettività nella pratica fotografica, immortalando in immagini livide uno sguardo condizionato da un vissuto tormentati di divisione politica, geografica, storica.

Sottolinea Susanne Pfeffer: “La qualità unica, l’elemento individuale sembrano confluire in una massa globale, nell’onnipresente universalità delle cose. Internet consente di creare tipologie nell’arco di pochi secondi. È proprio il momento chiave, per gli artisti, di osservare questi fenomeni più da vicino. Quando il presente sembra aver abbandonato il futuro, bisogna osservare il passato con maggiore attenzione. Quando tutto sembra gridare e diventare sempre più brutale, è fondamentale prendersi una pausa e usare il silenzio per vedere e pensare con più chiarezza. Quando le differenze non sono più percepite come qualcosa di altro, ma vengono trasformate in elementi di divisione, è necessario riconoscere ciò che abbiamo in comune. Le tipologie ci permettono di individuare innegabili somiglianze e sottili differenze".

L’applicazione della tipologia in ambito fotografico non si limita a una catalogazione meccanica, ma stabilisce una radicale parità tra le immagini, dissolvendo gerarchie di soggetti, temi e generi. Tuttavia, il concetto stesso di tipologia si colloca in una zona di tensione e ambiguità: da un lato, esso si configura come un dispositivo di sistematizzazione oggettiva della realtà visibile; dall’altro, si rivela come una costruzione arbitraria, una scelta che, pur apparendo neutrale, può assumere valenze destabilizzanti e sovversive.

Se da un lato la fotografia si è storicamente affermata come strumento di catalogazione e analisi della realtà, dall’altro essa non ha mai smesso di ridefinire il proprio ruolo, interrogando i modelli percettivi e cognitivi attraverso cui l’esperienza viene organizzata e interpretata. L’idea della tipologia, oggi più che mai, continua a essere oggetto di revisione critica, soprattutto in un’epoca in cui la proliferazione delle immagini digitali impone nuovi paradigmi visivi e concettuali. In questo scenario in continuo mutamento, la mostra "Typologien" si afferma come un’indagine di straordinaria rilevanza, capace di offrire nuove chiavi di lettura per comprendere le modalità attraverso cui la fotografia ha costruito, e continua a definire, lo sguardo dell’uomo sul mondo che lo circonda.

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