Il Partito Socialdemocratico (CHP), il più grande partito turco di opposizione, ha concluso ieri le proteste notturne davanti al Municipio di Istanbul per l'incarcerazione del sindaco Ekrem Imamoglu. Ma si tratta di una tregua, dal momento che sta organizzando una manifestazione per sabato, nella parte asiatica della metropoli.
Turchia: l'opposizione ferma le proteste, ma dà appuntamento a sabato a Istanbul
Il leader del partito Özgür Özel è apparso per la settima volta consecutiva davanti a una folla immensa in piazza Saraçhane, incoraggiandola a continuare a sostenere Imamoglu come futuro candidato alla presidenza per sfidare l'attuale presidente, l'islamista Recep Tayyip Erdogan.
Come nei giorni precedenti, la protesta ha attirato migliaia di persone, nonostante il divieto imposto dal governo di manifestare in tutta la città. Özel ha ricordato che domani l'assemblea municipale di Istanbul, dove il CHP ha la maggioranza, si riunirà per eleggere un nuovo sindaco, che ricoprirà l'incarico ad interim mentre Imamoglu rimarrà in prigione.
Özel ha anche denunciato la detenzione preventiva di sette giornalisti che avevano seguito le proteste e che erano stati arrestati il giorno prima nelle loro case, con l'accusa di aver promosso manifestazioni illegali.
Si tratta di Bülent Kiliç, un fotografo che ha vinto il World Press Photo Award nel 2015 e nel 2016; di Yasin Akgül, fotoreporter dell'agenzia di stampa francese AFP; di Ali Onur Tosun, reporter del canale turco Now Haber; di Zeynep Kuray, una giornalista arrestata in passato per i suoi reportage nelle zone curde; di Kurtulus Ari, fotografo ufficiale del Comune di Istanbul; di Gökhan Kam, fotografo ufficiale del Comune di Bakirköy; e Hayri Tunç, un giornalista anch'egli precedentemente arrestato.
Ieri sono state arrestate 206 persone nelle loro abitazioni e 81 di loro sono state oggi sottoposte a custodia cautelare, accusate di "aver partecipato a una manifestazione illegale".
Özel ha dichiarato che invece di essere trasferiti in prigione dal tribunale, sono stati riportati in una stazione di polizia, poiché "non c'è più spazio nelle prigioni di Istanbul". Quindi è previsto, ha detto, di trasferirli domani in prigioni di altre province.
Il leader socialdemocratico ha inoltre ribadito il suo appello al boicottaggio di numerosi marchi popolari, dalle caffetterie alle librerie, fino agli elettrodomestici, perché sono di proprietà di grandi conglomerati imprenditoriali legati al governo.
Molte di queste aziende, destinatarie abituali di appalti pubblici, sono anche proprietarie di importanti reti televisive e di importanti quotidiani, che ormai riflettono solo le opinioni del governo e non hanno nemmeno parlato delle grandi proteste.
Sempre ieri c'è stato un altro grande corteo di studenti provenienti da diverse università e che si sono radunati prima nel parco Maçka, per poi dirigersi verso il distretto di Sisli, il cui sindaco, Resul Emrah Sahan, anche lui socialdemocratico, è stato arrestato mercoledì scorso, insieme a Imamoglu.
Mentre la detenzione preventiva di Imamoglu si basa su accuse di corruzione e concussione, quella di Sahan si basa sulla presunta collaborazione con un gruppo terroristico.