''Quasi tutto'' non è tutto, ma resta un sostanziale passo in avanti nella relazioni tra Washington e Pechino che, a partire dall'insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump, hanno raggiunto picchi elevatissimi di conflittualità.
Accordo su "quasi tutto" tra Trump e Xi, tregua nella guerra commerciale Usa-Cina
La definizione di ''quasi tutto'' - relativa ai risultati dell'incontro e ai risultati che ci si aspettava da esso - è stata usata dallo stesso presidente americano, dopo che, a margine del vertice internazionale che si è svolto in Corea del Sud, ha incontrato XI Jinping e tra i due leader è stato raggiunto un accordo commerciale che, firmato ''molto presto'' (sempre secondo Trump), metterebbe fine ad un contrasto commerciale che è stato tesissimo, tra dazi e contro-dazi, tra minacce e atti concreti.
Che l'incontro sia andato bene - anche se il giudizio resta subordinato al reale contenuto dell'intesa - lo testimonia anche come Xi sia sia espresso sull'esito del vertice, parlando di ''consenso'' e di risoluzione di "importanti questioni economiche e commerciali", a quindi dell'esigenza di "perfezionare e finalizzare il lavoro di follow-up il prima possibile, sostenere e attuare il consenso e fornire risultati tangibili".
Per Xi ''le relazioni economiche e commerciali dovrebbero continuare ad essere la zavorra e il motore delle relazioni sino-americane, non un ostacolo o un punto di conflitto".
La piattaforma comune sulla quale parrebbe raggiunta una intesa riguarda da un lato la questione delle terre rare (vitali per il loro vastissimo utilizzo e sulla cui esportazione i controlli da parte di Pechino sarebbero sospesi per un anno) e, dall'altro, la rimozione degli ostacoli che oggi impediscono alle aziende cinesi di acquistare negli Stati Uniti la tecnologia per loro fondamentale (e anche per questo la sospensione delle ''ostilità'' durerebbe un anno).
Stando a sentire Trump, l'intesa "eliminerà" gli ostacoli all'esportazione dei materiali strategicamente critici e potrebbe essere rinnovata ogni anno, ma della pausa delle regole degli Stati Uniti ai limiti per le aziende cinesi non c'è menzione nelle parole del presidente americano.
Il cuore dell'intesa sta tutta nella decisione di Trump di ridurre del 10% le tariffe esistenti sulle importazioni cinesi, in cambio dell'impegno di Xi a reprimere ulteriormente il ruolo della Cina nel flusso del fentanyl negli Stati Uniti, dove l'oppioide sintetico fa strage di giovani tossicodipendenti.
Il taglio tariffario previsto da Trump porterebbe l'aliquota complessiva sui beni cinesi al 47% e la Cina deciderà la sua in proporzione. L'incontro ha fatto tirare un sospiro di sollievo ai produttori americani di soia, la cui esportazione in Cina è di fatto bloccata, provocando un buco economico gigante, essendo Pechino il più grande importatore.
Secondo Trump, la acquisterà di "enormi quantità" di soia americana. Tregua anche sul fronte delle tasse portuali, altra questione di cui poso si parla, ma che sta creando problemi anche a Washington.
Intesa anche sul futuro di TikTok, con la Cina ha dichiarato che lavorerà con gli Stati Uniti per "affrontarla correttamente", ma senza parlare ancora di un accordo raggiunto.
Come suo costume, Trump prima dell'incontro ha parlato di Xi in termini di sperticata stima, definendolo il "grande leader di un grande Paese", mentre il suo interlocutore si è limitato a dire, alla vigilia del summit, che era un "grande piacere" vedere il presidente americano dopo molti anni.
Ma, a gettare qualche ombra sul clima descritto come idilliaco e di totale e condivisa collaborazione, è arrivato l'annuncio di Trump, poco prima di atterrare a Busan, sulla fine della ultratrentennale moratoria sui testi nucleari statunitensi.
"A causa dei programmi di test di altri Paesi, ho incaricato il Dipartimento della Guerra di iniziare a testare le nostre armi nucleari su base paritaria. Questo processo inizierà immediatamente", ha scritto. Non è stato immediatamente chiaro a cosa si riferisse, dato che nessuno tra Stati Uniti, Russia e Cina, ha testato armi nucleari dagli anni '90.
Ieri, all'annuncio di Trump, ha fatto eco il Ministero degli Affari Esteri cinese che, con un suo portavoce, ha dichiarato che Pechino spera che gli Stati Uniti "rispettino seriamente i loro obblighi ai sensi del Trattato per la messa al bando totale dei test nucleari e il loro impegno a sospendere i test nucleari".