La cerimonia del giuramento di Donald Trump ha dato l'immagine plastica di cosa sarà la sua presidenza, caratterizzata da una saldatura tra il potere politico, e quindi esecutivo, e quello della tecnologia. O, se più aggrada, della tecnocrazia che getta la sua ingombrante ombra sul futuro della più grande potenza globale.
Trump ha giurato, davanti al gotha dell'industria tecnologica "made in Usa"
Visto che tutto il gotha dell'industria tecnologica americana si è stretto intorno a lui, con una evidenza che mai s'era manifestata in passato da parte dei grandi potentati industriali, ci sarebbe quasi da dire che, da oggi in avanti, e senza volere essere blasfemi o irrispettosi, il nuovo motto degli Stati Uniti potrebbe essere ''In chip we trust''.
Tutto nella cerimonia ha avuto il sapore di come l'Amministrazione Trump vorrà essere diversa, anzi antitetica rispetto alla precedente. E certo, in un clima di celebrazione del ''vincente'', non è certo sfuggito il tentativo di arruolare l'Onnipotente tra i repubblicani, quando uno degli oratori ha attribuito a Dio la precisa volontà di evitare che Trump restasse ucciso nell'attentato in campagna elettorale per affidargli il compito di salvare il Paese.
Il giuramento, ristretto fisicamente nella Rotonda del Congresso, oggettivamente troppo angusta per ospitare la corte che si è stretta davanti al nuovo presidente, ha rispettato la consueta sacralità, come il fatto che vi abbiano presenziato i precedenti presidenti e vicepresidenti in grado fisicamente di farlo (l'ultimo ex deceduto è stato il centenario Jimmy Carter), i nove giudici della Corte suprema (in maggioranza indicati dallo stesso Trump nel precedente mandato) con il corollario di futuri esponenti dell'Amministrazione, che tra poco si dovranno mettere al lavoro per dare attuazione alla raffica di ordini esecutivi che Trump ha in canna. E molti sono stravolgenti del presente degli Stati Uniti, come la ricerca, il fermo e l'espulsione dei candidati clandestini; l'abolizione di tutti i provvedimenti che ''allargano'' la definizione dei generi oltre quelli canonici di uomo e donna; l'attacco alle politiche verdi e tanto altro ancora.
Dopo che il suo vice, JD Vance ha giurato, attorniato dai tre figli e con accanto la moglie, è stata la volta di Donald Trump che, messa da parte la cravatta arancione che ha sventolato in campagna elettorale preferendone una più consona al momento, ha giurato aprendo una nuova stagione per gli Stati Uniti. Quale che essa sarà.