Il New York Times ha intentato una causa contro il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, per le nuove restrizioni imposte dal Pentagono all'accesso della stampa. La causa, depositata ieri presso la corte federale di Washington, riguarda il Dipartimento della Difesa, il Segretario alla Difesa Pete Hegseth e il portavoce capo del Pentagono, Sean Parnell e mira all'abrogazione di una nuova politica, istituita in ottobre, che ha spinto i giornalisti accreditati a consegnare i loro tesserini stampa anziché sottoscrivere le restrizioni.
Finisce in tribunale la stretta sugli accrediti per i giornalisti al Pentagono
"Questa politica è un tentativo di esercitare un controllo sulla segnalazione di ciò che non piace al governo, violando il diritto della stampa libera di cercare informazioni, garantito dal Primo e Quinto Emendamento, tutelati dalla Costituzione", ha affermato il portavoce del Times Charlie Stadtlander. "Il Times intende difendersi con vigore dalla violazione di questi diritti, proprio come abbiamo fatto a lungo durante le amministrazioni contrarie al controllo e alla responsabilità", ha aggiunto Stadtlander.
Gli avvocati del Times chiedono che la nuova politica sia dichiarata incostituzionale fin dall'inizio e che venga emessa un'ingiunzione che ne impedisca l'applicazione. "Siamo a conoscenza della causa intentata dal New York Times e non vediamo l'ora di affrontare queste argomentazioni in tribunale", ha affermato Parnell in una dichiarazione alla CNN. Probabilmente Hegseth e i suoi collaboratori si opporranno alla causa, adducendo le stesse argomentazioni di sicurezza nazionale che hanno accompagnato le restrizioni di ottobre.
I leader del settore dei media e altri critici della nuova politica hanno affermato che il vero intento di Hegseth era quello di ostacolare i giornalisti indipendenti, sostituendoli con altri dichiaratamente schierati con Trump.
All'inizio di questa settimana, Hegseth ha accolto al Pentagono decine di influencer e commentatori dei media MAGA per sessioni di orientamento e conferenze stampa.
I creatori di contenuti, che hanno tutti accettato le nuove restrizioni al centro della causa intentata dal Times, sono stati definiti dal team di comunicazione di Hegseth come il "nuovo corpo stampa del Pentagono", nonostante la generale mancanza di esperienza del gruppo in materia di informazione militare.
Nel frattempo, i giornalisti veterani che hanno consegnato i loro tesserini stampa a ottobre continuano a raccontare il Pentagono, anche se non vi avranno più accesso.
Parnell ha affermato che quei giornalisti "hanno scelto di autoespellersi" e "non ci mancheranno". La causa del Times è stata immediatamente accolta con favore da alcuni sostenitori della libertà di stampa. Il direttore esecutivo della Freedom of the Press Foundation, Trevor Timm, ha affermato che "l'unico modo per porre fine all'attacco su più fronti dell'amministrazione Trump alla libertà di stampa è che ogni organo di stampa reagisca in ogni occasione".
Ma la battaglia legale non è esente da rischi, poiché una sentenza sfavorevole potrebbe limitare ulteriormente l'accesso della stampa.
La Pentagon Press Association, che rappresenta la maggior parte dei giornalisti che si sono rifiutati di accettare le nuove restrizioni, ha affermato di essere "incoraggiata" dallo sforzo del Times di "farsi avanti e difendere la libertà di stampa".
Anche la White House Correspondents' Association (WHCA) ha affermato di sostenere fermamente il Times nel contestare "le restrizioni senza precedenti imposte dal Pentagono all'accesso della stampa".
"La causa del Times è un passo necessario e vitale per garantire che i giornalisti possano svolgere il loro lavoro", ha affermato la WHCA.