Aspettare per mesi l'esito di un esame fondamentale per la salute sembra ormai essere diventata una realtà italiana (ma non solo: è un problema comune anche ad altri Paesi europei, come il Regno Unito) alla quale ci abbiamo fatto l'abitudine, calati come siamo in una costante che vede la nostra sanità arrancare davanti ad emergenze che sono ormai divenute consuetudine.
Morto aspettando per mesi l'esito di un esame istologico, l'irrisolvibile piaga dei tempi eterni della sanità
Eppure notizie come quella arrivata dalla Sicilia, dove un pensionato di 74 anni, per ironia un ex infermiere, è morto ancora non sapendo l'esito di un esame istologico al quale si era sottoposto quattro mesi prima.
Quattro mesi di attesa, per un esame il cui responso segna il futuro di un malato oncologico, è un tempo che forse, nella sventurate plaghe della sanità siciliana, rientra nella normalità.
Ma consentiteci di esprimere rabbia e sgomento perché cose del genere ormai si ripetono con drammatica ciclicità senza che i ''responsabili'' (che ormai sembrano essere una categoria dello spirito e non invece chi si fa carico di problemi per risolverli) abbiano forza e capacità di risolverli.
Quattro mesi sono tanti: 120 giorni che, come nel caso del pensionato siciliano, saranno stati lentissimi da affrontare, nel timore che i laboratori competenti (quelli di Anatomia patologica, che seguono gli ospedale di Trapani e Castelvetrano) comunicassero l'esito negativo dell'esame istologico. Lui, che nel settembre dello scorso anno, era stato operato per la rimozione di un tumore, aspettava quel referto per sapere cosa il destino gli stava riservando. E' morto senza saperlo, vittima di una situazione che ha visto migliaia di esami gravare sui laboratori, non messi nella condizione di lavorare al meglio, soprattutto nel caso di malati oncologici, per i quali un ritardo nell'apprendere lo stato della malattia significa tutto, significa guardare al futuro o perdersi nei ricordi.
Ora il direttore dell'Asp di Trapani tuona contro chi ha sbagliato, che ''deve pagare'', garantendo che, entro questo mese, tutto l'arretrato del 2024 sarà chiuso.
Gran bella soddisfazione per il pensionato, che se ne è andato in silenzio, senza forse nemmeno protestare perché il suo diritto non alla vita, ma a sapere quale fosse la sua condizione, fosse stato calpestato, tra inefficienze, burocrazia e ottusa gestione. Perché non ci si può sempre appellare al caso o alla fatalità.
Una sin troppo facile e comoda scappatoia, per puntare il dito verso qualcun altro.