Immaginando la transizione ecologica come una maratona tra regioni italiane, la Toscana è tra le regioni a guidare con decisione il gruppo, collocandosi sul podio della sostenibilità ambientale. Questa regione, infatti, è la terza in Italia che nel 2024 ha registrato le prestazioni migliori rispetto alla media nazionale (63%). Alla luce degli obiettivi europei da raggiungere entro il 2030 — dalla riduzione delle emissioni di gas serra all’aumento delle energie rinnovabili, fino al miglioramento dell’efficienza energetica — la Toscana si è confermata tra le realtà più virtuose per solidità del percorso intrapreso, scalando la classifica dal quinto al terzo posto rispetto allo scorso anno.
Transizione ecologica: la Toscana tra i top 3 in Italia secondo il Rapporto “Ecologia Differenziata”
Questo quanto emerge dal secondo Rapporto sull’indice di circolarità nelle regioni italiane elaborato in vista della decima edizione di Circonomia in programma ad Alba da domani fino al 24 maggio. Nella Toscana la quota di agricoltura biologica sul territorio agricolo è del 38%. La regione si distingue anche per un elevato tasso di soddisfazione per la situazione ambientale.
L’indicatore, derivante da un’indagine campionaria dell’Istat, misura il grado di soddisfazione per la qualità ambientale (gestione acque, rifiuti, pulizia, verde etc.) del territorio in cui si risiede e la Toscana rientra le regioni con il maggior numero di soddisfatti (tra l’86% e il 79%). Il Rapporto è stato elaborato su un set di 30 diversi indicatori, calcolato per ogni regione italiana, che identifica alcuni dei principali caratteri distintivi dell’economia circolare e della transizione ecologica: il consumo di materia, il consumo di energia, il consumo di suolo, il contributo alla decarbonizzazione, la generazione di rifiuti e la capacità di riciclarli come materia. L’analisi ha inoltre preso in esame tutte le regioni italiane, sia singolarmente che nelle tradizionali aggregazioni (Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud).
“Dal rapporto esce un’immagine dell’Italia della transizione ecologica fortemente contrastata, con regioni all’avanguardia della conversione green e altre che arrancano. - commenta Roberto Della Seta, Direttore di Circonomia (in foto) - Serve uno scatto in avanti che coinvolga tutti i territori, solo così potremo essere al centro del green deal e che non solo è indispensabile per fronteggiare la crisi climatica ma è una grande occasione di innovazione tecnologica e competitività economica”.
Le differenze sono significative soprattutto tra le macro regioni: il Mezzogiorno (con un percorso differente per la Sardegna) è caratterizzato da impatti pro-capite inferiori alla media italiana e a quelle delle regioni del Nord, mentre – al contrario – più alti sono gli impatti relativi al Pil e quindi la produttività di uso delle risorse, così come generalmente sono inferiori le prestazioni sugli indicatori di risposta e di mitigazione. Le regioni dell’Italia centrale hanno percorsi più diversificati, anche per la eterogeneità del sistema produttivo. Complessivamente si collocano sopra la media nazionale per impatti pro-capite e produttività d’uso delle risorse (con l’eccezione dell’Umbria), e per capacità di risposta e mitigazione (con la rilevante eccezione del Lazio). Per quanto attiene alla transizione energetica invece, si collocano attorno alla media nazionale. Se invece si considera unicamente la quota delle rinnovabili sulla produzione elettrica e nel risparmio energetico pro-capite da ecobonus e super ecobonus, si trovano significativamente sopra la media nazionale.