A Roma i miracoli non avvengono solo nei luoghi sacri: spesso si materializzano nelle rotonde, negli incroci, nelle strettoie dove la città si diverte a mettere alla prova la fede (e la gastrite) dei suoi abitanti. Ieri, per esempio, l’epifania è arrivata all’incrocio tra via dei Querceti e via di San Giovanni in Laterano: un punto che Google Maps dovrebbe classificare come “area ad alto contenuto di bestemmie passive”.
Il Vangelo secondo il traffico romano
Un autobus era rimasto incastrato in una curva impossibile, ostaggio dell’ennesima sosta creativa. Le auto abbandonate a casaccio, come panni stesi male, componevano una natura morta degna di un pittore caravaggesco in preda al nervoso. I clacson, poi, si erano messi a fare coro: un Kyrie eleison eseguito da automobilisti con la pazienza al minimo sindacale. La polizia locale? Assente, come sempre quando serve e presente quando speri che non lo sia. Ed è lì, nel teatro grottesco della viabilità romana, che entra in scena lei: una suora con sneaker rosse, passo fermo, sguardo di chi ha già affrontato l’impossibile, tipo riportare all’ordine un gruppo di bambini del catechismo convinti di essere ai supplementari di una finale di Champions.
E così, senza colpo ferire, la religiosa scende in strada e si pianta al centro dell’incrocio con l’autorevolezza di un colonnello dei Carabinieri e il carisma di chi ha già perdonato tutto, ma non è detto che lo rifarà. Solleva il braccio e dirige il traffico con un tono che non ammette repliche. Perché la misericordia ha dei limiti, la viabilità no. Non dice “sia fatta la tua volontà”, ma un più pragmatico: “Puoi andare avanti”. Non benedice, regola i flussi. Non giudica, indirizza. Non chiede collaborazione, la ottiene. Del resto, quando ti ferma una suora nel traffico non discuti: ti senti messo all’angolo dalla sola potenza del carisma. Nel frattempo qualcuno, forse suggestionato dall’abito, ringrazia “il Signore”. Lei annuisce, ma con quell’ironia sottile che, tradotta, suona: “Io ci metto la faccia, Lui supervisiona”.
A immortalare il prodigio automobilistico è il consigliere comunale Francesco Carpano, che da mesi chiede invano all’amministrazione Gualtieri di piazzare dei semplicissimi dissuasori di sosta. Niente di trascendentale: due paletti, quattro viti… Mica il Ponte sullo Stretto! Per tutta risposta, Cicciobello Gualtieri offre quel silenzio solenne che di solito si riserva alle grandi scoperte archeologiche. E intanto i romani, davanti ai disservizi, si chiedono sempre la stessa cosa: a chi devo rivolgermi? Alla circoscrizione? Al municipio? Al Campidoglio? Alla Divina Provvidenza?
Nel dubbio, ieri, ha funzionato la quarta opzione. La scena si è chiusa con l’autobus finalmente libero, le auto fatte scorrere a colpi di polso e la suora che, con la nonchalance di chi ha appena sventato la catastrofe, si è rimessa in cammino come se niente fosse incarnando perfettamente la legge fondamentale della Capitale: se vuoi che una cosa funzioni, devi farla tu. O trovare una suora con scarpe comode. Qualcuno propone di assumerla come vigile. Forse è un’esagerazione. Ma tra i miracoli riconosciuti e quelli ancora in fase di valutazione, questo un posto in classifica lo merita: non tutti riescono a trasformare un incrocio romano in un esempio, seppur brevissimo, di ordine cosmico. E se il Campidoglio non mette quei dissuasori? Amen. A Roma basta pregare, sperando che l’Altissimo ti mandi un angelo custode con una cassa di Maalox. O una suorina zelante in sneaker rosse per invertire il rosario.