Burning Buzz
L'impero svanito, Kirchner e la sottrazione immobiliare di massa
di Redazione

La notizia è arrivata come un tango malinconico, ma con la sonorità di un martello giudiziario: la giustizia argentina ha messo le mani su oltre cento proprietà - tra cui immobili, terreni agricoli, aziende e, immaginiamo, un paio di mazzi di chiavi dorate - riconducibili all'ex-presidentessa peronista Cristina Fernández de Kirchner (CFK), ai suoi rampolli Máximo e Florencia, e ad altri illustri membri del "club degli appalti stradali".
CFK, attualmente agli arresti domiciliari, sconta la sua condanna a sei anni per corruzione, un periodo che le offre ampio tempo per riflettere sul valore dell'onestà e, ora, sull'inventario dei beni che le stanno sfilando dalle mani.
L'obiettivo della magistratura è recuperare almeno una porzione del danno causato alle esauste casse statali, un danno stimato in oltre 420 milioni di euro. Sì, avete letto bene. Non sono i soldi per una vacanza extra-lusso, ma la cifra necessaria per ricostruire mezza Patagonia, magari con strade realmente asfaltate.
L'inchiesta, soprannominata scherzosamente (ma solo da noi) "Operazione Asfalto Fantasma", ha svelato un "sistema fraudolento straordinario" in ben 51 gare d'appalto stradali, tutte concentrate nella provincia natale dei Kirchner, Santa Cruz. A quanto pare, l'amore per la propria terra si è espresso con una generosità selettiva negli appalti pubblici, tra il 2003 e il 2015.
I giudici hanno scoperto che i Kirchner non solo gestivano il Paese, ma parallelamente gestivano una vera e propria società immobiliare a conduzione familiare, finanziata (ops!) con i soldi destinati a tappare le buche. Si parlava di "sistema fraudolento", ma sembra più una sfortunata incomprensione del bilancio statale, scambiato per un conto corrente personale.
Immaginate l'inventario: da ville sontuose a terreni agricoli che avrebbero potuto nutrire un esercito di Peronisti, passando per conti bancari che contenevano più zeri del necessario. Il provvedimento tocca anche l'imprenditore "amico" dei Kirchner, il cui successo nel settore stradale è stato così fulmineo da far impallidire i costruttori della grande muraglia cinese. Evidentemente, aveva una speciale predilezione per i progetti nella Santa Cruz, o forse solo un GPS che lo portava dritto dritto all'ufficio di aggiudicazione.
La confisca, che segue il congelamento dei beni, non è solo una mossa finanziaria, è un monito ironico: puoi governare una nazione, ma non puoi sfuggire all'amara verità che, alla fine, persino l'impero di cemento e bugie prima o poi crolla.
Ora l'Argentina guarda avanti, sperando che i 420 milioni di euro promessi tornino effettivamente utili per nuovi appalti. E chissà, magari questa volta, ci saranno pure le strade.