Esteri

World Media Headlines: Brasile diviso dopo la sentenza di condanna a Bolsonaro

Barbara Leone
 
World Media Headlines: Brasile diviso dopo la sentenza di condanna a Bolsonaro

In primo piano su tutti i media internazionali, la sentenza che ha condannato l’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro a 27 anni e tre mesi di carcere per il tentativo di ribaltare le elezioni del 2022. Quattro giudici su cinque della Corte Suprema brasiliana hanno votato per condannarlo su tutti i cinque capi d’accusa, che includono la pianificazione di un colpo di stato, la partecipazione a un’organizzazione criminale armata, il tentativo di abolire con la forza l’ordine democratico, atti violenti contro le istituzioni statali e danni a proprietà pubbliche durante l’assalto agli edifici governativi a Brasilia l’8 gennaio 2023, come riferisce la CNN.

Brasile diviso dopo la sentenza di condanna a Bolsonaro

I pubblici ministeri hanno anche sostenuto che il complotto includeva l’uso di esplosivi, armi da guerra o persino veleni per assassinare il presidente eletto Luiz Inácio Lula da Silva, il vicepresidente Geraldo Alckmin e il giudice della Corte Suprema Alexandre de Moraes, supervisore del processo.

Bolsonaro e gli altri imputati hanno negato ogni illecito, ma le prove raccolte hanno mostrato come l’ex presidente fosse “pienamente a conoscenza” del piano per ribaltare i risultati elettorali, fare pressione sull’esercito e istituire un “ufficio di gestione delle crisi” parallelo per controllare il governo. Il verdetto, che rende Bolsonaro ineleggibile per otto anni e lo espone alla prospettiva di trascorrere il resto della sua vita in carcere (CNN Brasil), arriva in un momento delicato, a ridosso delle elezioni generali del 2026, e ha diviso il Paese. Migliaia di sostenitori hanno manifestato a Brasilia durante il Giorno dell’Indipendenza contro la condanna, mentre il figlio maggiore Flavio Bolsonaro ha denunciato quella che definisce “una caccia alle streghe politica” guidata da Moraes.

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, stretto alleato dell’ex leader brasiliano, ha espresso sorpresa per la condanna e il Segretario di Stato Marco Rubio l’ha definita “ingiusta”, promettendo risposte da parte di Washington, che ha già imposto sanzioni a Moraes e ad altri funzionari. La replica del ministero degli Esteri brasiliano è stata immediata, affermando che il Paese non si sarebbe lasciato “intimidire”. Nonostante le polemiche, il giudice Luiz Fux ha votato per l’assoluzione di Bolsonaro, sostenendo che gli eventi non costituiscono un colpo di Stato e che il tribunale non ha giurisdizione per riesaminare il caso.

Questo processo, evidenzia la CNN, si inserisce in un contesto latinoamericano segnato da condanne di ex leader: il mese scorso, l’ex presidente colombiano Álvaro Uribe è stato condannato a 12 anni di arresti domiciliari per frode procedurale e corruzione di testimoni, mentre in Argentina Cristina Fernández de Kirchner era già stata condannata nel 2022 per corruzione in appalti pubblici. Anche Lula da Silva, oggi presidente del Brasile, era stato in passato condannato per corruzione e riciclaggio di denaro, ma la condanna era stata successivamente annullata.

Negli Stati Uniti prosegue la caccia all’uomo che ha ucciso l’attivista politico conservatore Charlie Kirk nello Utah. CNN e Gurdian riferiscono di nuovi filmati diffusi dalle autorità, che mostrerebbero un sospettato saltare da un tetto vicino alla scena del crimine e poi fuggire nel quartiere circostante. Gli investigatori hanno raccolto impronte digitali, di scarpe e un fucile da caccia ad alta potenza, ma non hanno ancora identificato né il movente dell’omicidio.

Il governatore dello Utah Spencer Cox ha sottolineato la necessità del supporto pubblico e ha avvertito sulla diffusione di disinformazione proveniente da bot internazionali. In Europa, riferisce il Guardian, la tensione cresce attorno alla Polonia dopo l’incursione di droni russi nel suo spazio aereo mercoledì scorso. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si riunisce oggi su richiesta di Varsavia, mentre numerosi alleati europei promettono sostegno militare.

La Germania, ad esempio, ha annunciato l’aumento della propria presenza e dei mezzi di sorveglianza sul fianco orientale della NATO. Il presidente Trump ha minimizzato pubblicamente l’incidente, definendolo un possibile “errore”, suscitando la replica del ministro degli Esteri polacco Radosław Sikorski, che ha definito l’atto deliberato. Frammenti di droni sono stati rinvenuti a centinaia di chilometri dentro il territorio polacco e diversi Paesi europei hanno convocato i propri ambasciatori russi in risposta all’incidente, sottolineando il rischio per la sicurezza continentale. Sul fronte mediorientale, AP News riferisce che decine di migliaia di riservisti israeliani sono stati richiamati per l’offensiva su Gaza City, ma molti soldati e le loro madri si rifiutano di prestare servizio.

Gruppi come “Soldati per Ostaggi” e Save Our Souls (SOS) denunciano la guerra come prolungata a scopi politici e ne evidenziano le conseguenze umanitarie drammatiche, con morale in calo e crescente esaurimento delle truppe. L’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu non ha rilasciato commenti ufficiali, mentre le proteste civili continuano a crescere, riflettendo la stanchezza e il dubbio diffuso tra la popolazione. Infine, in Asia meridionale, le piogge monsoniche e il cambiamento climatico hanno messo in ginocchio il Pakistan, causando l’evacuazione di oltre due milioni di persone nella provincia del Punjab e di altre 150.000 nel Sindh, come riportano BBC e Dawn.

Dall’inizio dell’estate, le inondazioni hanno provocato oltre 900 vittime e danni ingenti a infrastrutture e villaggi, mentre soccorritori e volontari hanno dovuto ricorrere a imbarcazioni per trasferire abitanti e bestiame. Le autorità hanno dichiarato lo stato di emergenza climatica e l’ONU ha stanziato cinque milioni di dollari per la risposta umanitaria, con supporto anche del Dipartimento di Stato americano, che ha inviato personale per la gestione delle catastrofi (ABC). Gli esperti sottolineano come la conformazione geografica del Pakistan renda il Paese estremamente vulnerabile sia a forti piogge che a caldo estremo, aggravato dallo scioglimento dei ghiacciai e dalla formazione di laghi a rischio di esondazioni.

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