Il tabagismo è una delle principali cause di morte evitabile in Europa. Secondo uno studio britannico, ogni sigaretta fumata riduce la vita di circa 20 minuti. Nella sola UE, il fumo è responsabile di 700 mila decessi ogni anno. La media giornaliera dei fumatori è di 14 sigarette, un dato che testimonia quanto sia radicata questa abitudine. In questo inquietante scenario, l’Unione europea punta a diventare “smoke-free” entro il 2040. Ma c’è un Paese che, con ben quindici anni di anticipo, si avvicina a tagliare questo importante traguardo: la Svezia.
La Svezia primo Paese (quasi) "smoke-free"
A novembre, infatti, il Paese scandinavo ha raggiunto una percentuale di fumatori abituali pari al 4,5% della popolazione, contro una media europea che si attesta attorno al 24%. Il divario è impressionante, considerando che in alcuni Paesi membri come Croazia, Grecia e Bulgaria, oltre il 35% della popolazione fuma regolarmente. Tuttavia, altre nazioni del Nord Europa, come Islanda (11%), Finlandia (12%) e Norvegia (13%), stanno seguendo l'esempio svedese.
L'Italia, con il 17,6% di fumatori, si colloca al decimo posto nella classifica dei Paesi meno inclini al tabagismo. Questo successo è il risultato di politiche restrittive avviate oltre vent'anni fa. Già nel 2005, il governo svedese aveva vietato il fumo nei bar e nei ristoranti, una misura che ha incontrato il favore della popolazione. Nel 2019, le regole sono diventate ancora più severe: il divieto di fumare è stato esteso a venti metri da luoghi pubblici come stazioni ferroviarie, parchi giochi, impianti sportivi e dehors di ristoranti. Queste restrizioni hanno avuto un impatto significativo, contribuendo alla progressiva diminuzione dei fumatori. Un elemento interessante riguarda il cambiamento delle abitudini tra uomini e donne. Se in passato le donne svedesi fumavano più degli uomini, oggi le percentuali si sono allineate. Nel resto d'Europa, invece, il divario rimane significativo: il 14,8% delle donne è fumatrice, contro percentuali molto più alte tra gli uomini.
Tornando alla Svezia, il cambiamento è più evidente tra i giovani. Nella fascia di età tra i 16 e i 29 anni, solo il 2% è fumatore abituale, un dato che sale al 7% tra gli over 65. Tuttavia, tra i giovani si registra un aumento dei fumatori occasionali, che rappresentano il 10% della fascia d’età, contro il 3% tra gli anziani. Questo scenario suggerisce che, pur con una riduzione del fumo tradizionale, alcune abitudini legate alla nicotina persistono.
Ma, come si dice, non è oro tutto ciò che luccica. E nonostante i progressi, sono in molti ad evidenziare le incongruenti ombre che caratterizzano questo importante traguardo svedese. Perché se da una parte l’uso delle sigarette tradizionali crolla, dall’altra aumenta quello di prodotti alternativi come le sigarette elettroniche o lo “snus”, un tabacco orale in bustine, tipico della Svezia, il cui uso è vietato negli altri Paesi dell’Unione Europea. Attualmente, il 20% degli svedesi lo utilizza, con un incremento del 3% dal 2022, e la percentuale sale al 27% tra i giovani.
Anche l’uso di sigarette elettroniche è raddoppiato negli ultimi due anni, passando dal 2% al 4%, con un aumento dal 6% al 10% tra i giovani. Ulrika Arehed Kagström, segretaria generale della Società svedese per i tumori, esprime preoccupazione per queste tendenze. "Questi prodotti non possono essere considerati salutari", afferma, sottolineando il rischio che l'industria del tabacco stia spostando il proprio focus su alternative che mantengono alta la dipendenza da nicotina. La strada verso un futuro davvero “smoke-free” non è ancora del tutto in discesa, dunque. Anche se il caso della Svezia rappresenta un barlume di speranza in questa direzione.