Man mano che dalla Casa Bianca giungono segnali contrastanti in materia di dazi, con minacce e blandizie, con ultimatum e promesse di collaborazione, la Cina sta mettendo a punto una strategia di reazione che verte, essenzialmente, col proporsi, soprattutto nell'ambito della regione del Sud-Est asiatico, come un partner affidabile e comunque migliore di Washington, e vestendo i panni del paladino dell'anti-protezionismo.
Cina: Xi vuole creare un'alleanza asiatica contro le strategie di Trump
Xi ha appena concluso un giro tra le capitali della regione (tra Cambogia, Malaysia e Vietnam) seguendo sempre lo stesso copione: prima del suo arrivo ha pubblicato un articolo su un quotidiano locale, ha incontrato i leader e ha firmato decine di accordi di cooperazione. Insomma, un modo per rafforzare i legami con i Paesi dell'area e, insieme, mandare un segnale di sicurezza in tempi incerti.
Guardando alla sostanza degli accordi (45 con il Vietnam, 31 con la Malaysia e più di 30 con la Cambogia) non è che siano particolarmente caratterizzati da contenuti concreti, ma hanno comunque contribuito a mostrare la volontà di Pechino di collaborare.
Anche se non ne si conosce per esteso il contenuto, gli accordi erano mirati a settori quali l'intelligenza artificiale, il commercio e i trasporti, nel quadro della collaborazione sulla Via della Seta, il piano strategico di investimenti infrastrutturali di Pechino.
D'altra parte Xi ha trovato interlocutori molto attenti a quel che diceva, anche perché il Sud-est asiatico è stata una delle regioni più colpite dalla strategie tariffarie americane, in parte a causa del suo ruolo di punto di trasbordo per le merci cinesi all'estero, soprattutto in seguito ai dazi imposti da Trump a Pechino durante il suo primo mandato.
Cambogia e Vietnam sono i Paesi più presi di mira nella regione, con tariffe potenziali rispettivamente del 49% e del 46%, circa il doppio di quelle della Malesia (24%), che non ha attratto altrettanta produzione cinese.
In Vietnam, Xi - secondo i media statali cinesi - ha avvertito che la guerra commerciale "eroderà" l'ordine economico globale e ha sollecitato "un'opposizione congiunta ai giochi di potere" e alle molestie o intimidazioni unilaterali.
In un articolo pubblicato giovedì sul quotidiano cambogiano Khmer Times, Xi ha sottolineato la necessità di proteggere la "cooperazione nella catena di approvvigionamento", proprio mentre Washington sta esortando il Sud-est asiatico a smettere di fungere da intermediario per Pechino.
Ma il Sud-Est asiatico vive un momento delicato perché, anche per il profilo delle singole economie, non può permettersi di alienarsi l'appoggio di una qualsiasi potenza.
Così, mentre è fortemente dipendente dalle esportazioni verso gli Stati Uniti, la regione ha rafforzato i legami con la Cina, il suo principale partner commerciale, negoziando al contempo con Washington sui dazi che potrebbero avere un impatto devastante sulle sue economie.
Nel caso del Vietnam e della Cambogia, le esportazioni verso gli Stati Uniti rappresentano rispettivamente circa il 30% e il 25% del loro PIL.
Da parte sua, nel 2024 la Malesia ha esportato negli Stati Uniti merci per un valore di 44 miliardi di dollari, rispetto ai 41 miliardi di dollari esportati in Cina.