Salute

Super intramoenia in Lombardia, “Una privatizzazione mascherata che mina il SSN”

Redazione
 
Super intramoenia in Lombardia, “Una privatizzazione mascherata che mina il SSN”
La “Super intramoenia” introdotta in Lombardia rischia di diventare un pericoloso precedente per tutto il sistema sanitario italiano. La delibera approvata all’unanimità dalla Giunta regionale lo scorso 15 settembre, su proposta dell’assessore Guido Bertolaso, consente l’utilizzo di strutture, attrezzature e personale pubblico per prestazioni a pagamento in regime di “solvenza”, riservate cioè a clienti privati o assicurati. Un modello che, secondo Unimpresa, snatura il principio universale del Servizio sanitario nazionale, trasformando risorse pubbliche in strumenti di profitto.

Super intramoenia in Lombardia, “Una privatizzazione mascherata che mina il SSN”

“La sanità pubblica è un pilastro costituzionale, non un servizio a doppia corsia”, denuncia Marco Massarenti, consigliere nazionale di Unimpresa con delega alla sanità . “La cosiddetta Super Intramoenia crea una sanità a due velocità: una per chi può permettersi di pagare, l’altra per chi deve attendere mesi. Il risultato è che il cittadino paga due volte: prima con le tasse, poi con la polizza o la parcella, per ottenere ciò che gli spetterebbe come diritto”.

Unimpresa evidenzia come la delibera lombarda generi un duplice squilibrio. Da un lato, incentiva ospedali e medici a privilegiare le prestazioni private, più remunerative e immediate, dall’altro, affida al mercato assicurativo la selezione dei pazienti, escludendo di fatto anziani, cronici e persone con patologie preesistenti. Una logica che scarica sul sistema pubblico i casi più complessi e costosi, aggravando le disuguaglianze di accesso alle cure.

Il reinvestimento di una quota minima dei proventi, pari al 5% nel cosiddetto Fondo Balduzzi, non è sufficiente, secondo l’associazione, a compensare anni di sottofinanziamento e carenze strutturali. “Quando il pubblico inizia a comportarsi come un’azienda e la cura diventa fonte di margine economico, si rompe l’equilibrio su cui si fonda il sistema sanitario nazionale”, aggiunge Massarenti.

Unimpresa invita governo e Parlamento a vigilare sulle conseguenze di questa sperimentazione, affinché nessuna Regione possa derogare ai principi fondativi del Servizio sanitario nazionale in nome della sostenibilità economica o dell’efficienza apparente. “Il diritto alla salute non è un premio per pochi, ma una garanzia per tutti. Quando la corsia preferenziale la decide il reddito, conclude Massarenti, non siamo più davanti a una riforma sanitaria, ma a un arretramento civile”.
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