Automotive

Stellantis, Elkann tenta la strada della mozione degli affetti e scrive ai dipendenti: "Crediamoci"

Redazione
 
''Sono stati giorni difficili, con Carlos abbiamo percorso tanta strada e abbiamo ottenuto risultati importanti. Gli sarò sempre grato per il ruolo che ha avuto nella creazione di Stellantis. Tuttavia, il nostro consiglio di amministrazione ha deciso, per il bene dell'azienda, che era giunto il momento di separare le nostre strade''.
E' un misto di diplomazia, paure e comprensibile ipocrisia la lettera che John Elkan ha inviato ai dipendenti di Stellantis, per cercare di attenuare le conseguenze emotive dello shock provocato dalla defenestrazione di Carlos Tavares dalla guida del gruppo.

Non a caso parliamo di defenestrazione, perché tutto sembrano essere le dimissioni dell'ormai ex CEO che un atto spontaneo, magari motivato dalla consapevolezza dei tanti errori commessi e di cui egli non sembra volersi accollare la piena e ''solitaria'' responsabilità.
Ma Elkan, che è persona intelligente, sa benissimo che non si possono coprire le evidenze con giri di parole, e per questo non solo ha ammesso le divergenze in seno al Consiglio di amministrazione del gruppo, ma ha fatto capire che l'insofferenza verso Tavares e le sue scelte era ormai ad un livello non più governabile.

Anche perché ''concedere'' al CEO altri mesi di guida di Stellantis avrebbe potuto acuire ulteriormente le difficoltà che vive la creatura nata dalla fusione di Fca e Psa.
''Molti di voi si chiederanno cosa ci sia dietro la sua partenza anticipata - ha scritto ancora Elkann ai lavoratori di Stellantis -. La semplice verità è che nelle ultime settimane sono emersi punti di vista diversi. In particolare, il Consiglio ha ritenuto che l'attenzione per la nostra Azienda e per i nostri stakeholder dovesse essere orientata al lungo termine. Come sapete meglio di chiunque altro, questi sono tempi duri per il nostro settore. Li abbiamo già affrontati in passato e li abbiamo sempre indirizzati a nostro vantaggio. Insieme, lo faremo di nuovo. Tutti voi... ognuno di noi... giocherà un ruolo fondamentale nei successi che verranno''.

E' quindi una mozione degli affetti quella cui Elkan ha fatto ricorso, non cancellando però le paure di migliaia di dipendenti che affrontano le incertezze del futuro immediato e, purtroppo, non quello di lungo termine, poiché la crisi c'è oggi e si è tradotta, negli stabilimenti italiani, nell'applicazione rigorosa della cassa integrazione, nel blocco totale della produzione per oltre un mese, tra dicembre e gennaio, e nella conseguente messa in ferie forzate di molti dipendenti, che vedranno la loro busta paga a dir poco massacrata.

Ora, in Italia almeno, si guarda con attenzione a come la politica prenderà posizione sulla questione, posto che il ministro Urso ha già convocato un tavolo, un'occasione di confronto che, solitamente, risolve poco, ma almeno mette di fronte le posizioni e le ipotesi di soluzione.
Ma c'è un piccolo problema in questo delicato momento. Il governo ha già preso posizione, non nella sua interezza e al massimo livello (il presidente del Consiglio), ma per bocca del tracimante Matteo Salvini che anche su questo ha voluto dire la sua.
Il problema è che, se a parlare è un comune cittadino o anche un politico non impegnato direttamente nel governo, tutto è permesso. Ma se a dire la sua è il vicepremier, il comune cittadino pensa che parli a nome del governo. E sarebbe a questo punto interessante capire come la pensano gli altri ministri, davanti ad un attacco violentissimo come quello sferrato da Salvini che parla di quanto sta accadendo in Stellantis come di un fatto ''semplicemente disgustoso'', tornando a cavalcare uno dei suoi tanti cavalli di battaglia, il no alle politiche verdi di Bruxelles.
''Da italiano sono offeso dalla gestione degli Elkann", ha detto Salvini, non facendo capire molto del ricorso al plurale rispetto al cognome del presidente di Stellantis.
"Qualunque impresa al mondo dovrebbe rendere conto del denaro pubblico che ha incassato e che ha evidentemente sperperato" ha aggiunto Salvini, che si è detto "offeso" dalle cifre che vengono fatte sulla buonuscita che spetterebbe a Tavares.
Rivestendo i panni di ministro dei Trasporti, Salvini ha chiesto a John Elkann di venire Parlamento "non a chiacchierare'', e che gli chiederà ''come hanno usato le decine di miliardi di euro di denaro che hanno incassato nei decenni passati e voglio pensare che sia uno scherzo l'ipotesi di buona uscita di 100 milioni di euro".
Facendo riferimenti agli eredi di casa Agnelli, Salvini ha rincarato la dose dicendo che "sono scappati all'estero, hanno trasferito tutto quello che potevano all'estero''.
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