La Spagna sta vivendo un fenomeno senza precedenti nel panorama accademico europeo: un vero e proprio boom di lauree in Medicina, che la posiziona tra i Paesi con il maggior numero di medici in rapporto alla popolazione. Tuttavia, ciò che a prima vista potrebbe sembrare un successo, rischia di trasformarsi in un problema strutturale per il sistema sanitario e il mercato del lavoro nei prossimi anni. Attualmente, il Paese conta 53 facoltà di Medicina, ma altre 13 sono pronte a essere inaugurate nei prossimi mesi. Quattro di queste appartengono a università pubbliche, mentre le restanti nove sono private. Città come Burgos, La Rioja, León, Teruel, Siviglia, Málaga, e Alicante stanno preparando nuovi centri per formare centinaia di futuri medici in un percorso formativo che richiede almeno 12 anni, considerando laurea, specializzazione (MIR) e ulteriori qualifiche.
Spagna: il paradosso delle lauree in Medicina, tra boom e disoccupazione
Secondo Antonio Compañ, vicepresidente della Conferenza Nazionale dei Presidi delle Facoltà di Medicina e preside della Facoltà di Medicina dell’Università Miguel Hernández di Elche, il numero delle facoltà pubbliche è aumentato del 62% dal 2001, mentre quelle private hanno registrato un’incredibile crescita del 912%. ''Siamo molto seriamente preoccupati'', ha dichiarato Compañ all’agenzia EFE, sottolineando che questa proliferazione non risponde a un’effettiva pianificazione strategica.
Per molti esperti, il problema non risiede soltanto nell’aumento delle facoltà, ma anche nella qualità della formazione. Javier Arias, preside della Facoltà di Medicina dell’Università Complutense di Madrid (UCM), avverte: “Non ha senso creare nuove scuole. È necessario concentrarsi sul miglioramento della qualità di quelle esistenti e pianificare in base alle necessità future, una decisione che deve essere presa almeno 12 anni prima”. Arias ha ricordato la situazione vissuta negli anni ’80, quando ben 22.000 medici si contesero 1.400 posti disponibili per il MIR. “Molti laureati finiranno per cercare lavoro all’estero o affrontare lunghi periodi di disoccupazione. È un ciclo che rischiamo di ripetere,” ha aggiunto.
Mentre il settore pubblico esprime preoccupazione per il surplus di medici, le università private vedono nella laurea in Medicina un'opportunità economica e di prestigio. Secondo il direttore generale della Fondazione Universitaria San Pablo CEU, Javier Tello, la domanda di professionisti della biosanità continuerà a crescere, dato il deficit di infermieri e medici in alcune aree.
Nonostante l’apparente surplus di medici in formazione, la carenza di professionisti persiste in alcune specialità cruciali come Medicina di Famiglia, Pediatria, Chirurgia Generale e Anestesiologia. La soluzione, secondo Compañ, potrebbe essere un aumento mirato dei posti disponibili per il MIR in queste discipline, piuttosto che una proliferazione indiscriminata delle facoltà di Medicina. Anche la distribuzione geografica rappresenta una sfida. Pochi giovani professionisti accettano di lavorare in aree rurali, dove gli incentivi economici e le opportunità professionali sono limitati. “Pagare con fondi pubblici la formazione di medici che non serviranno è una cattiva gestione”, ha dichiarato Rafael Ojeda, presidente dell’Unione Medica Andalusa.
Ma non c’è solo il problema della potenziale disoccupazione. L’aumento delle iscrizioni alle facoltà di Medicina ha portato, infatti, al collasso delle strutture sanitarie destinate alla formazione pratica. Negli ospedali pubblici, già sovraccarichi, gli studenti delle università private competono per gli stessi spazi e risorse. Secondo il prorettore dell’Università Autonoma di Madrid, Santiago Palacios, questa situazione crea disparità e mette a rischio la qualità della formazione. Dal canto suo, Visiedo difende le sue università, affermando che gli studenti privati ricevono le stesse opportunità dei loro colleghi delle facoltà pubbliche. Il dibattito rimane acceso. E le statistiche non lasciano spazio a interpretazioni ottimistiche. Nei prossimi dieci anni, si prevedono circa 53.500 pensionamenti di medici, mentre i laureati saranno 77.764, creando un surplus di 24.000 professionisti. Il che vuol dire che senza una pianificazione accurata, evidenzia Javier Arias della Complutense, il sistema sanitario pubblico rischia di perdere i migliori talenti, che si sposteranno verso il settore privato o all’estero lasciando le strutture pubbliche con medici meno qualificati.