Trenta chilometri di puro nonsense a 250 euro a passeggero: tanto costa il privilegio di solcare i cieli tra Sorrento e Capri su un elicottero prenotabile via Uber, in quella che possiamo ormai definire la nuova frontiera del turismo demenziale travestito da esclusività.
La nuova frontiera del turismo idiota sulla rotta Sorrento-Capri
Una manciata di minuti in volo — quindici, per la precisione — per evitare l’atroce supplizio di un traghetto, confondersi il meno possibile con la plebaglia in coda a Marina Piccola e inquinare con stile, sorvolando i flutti con lo stesso tatto di un Boeing in fase di decollo su una riserva naturale. Chi se ne importa se Capri è già l’emblema mondiale dell’overtourism, un microcosmo in cui ogni estate si accatastano 50mila anime tra sandali di Gucci, cappelli di paglia grandi quanto parabole satellitari e borsette micro in cui non entra nemmeno il buon senso, ma abbastanza spazio per una carta platinum.
L’importante è che ora l’approdo all’isola possa avvenire anche via cielo, come si addice ai nuovi imperatori del turismo instagrammabile, quelli per cui “sostenibilità” è solo una parola in didascalia. Il servizio – attivo tra il 26 luglio e il 23 agosto – prevede nove voli, sei passeggeri per volta, e la promessa di farvi sentire VIP anche se, ambientalmente parlando, state facendo l’equivalente di accendere un barbecue dentro un parco nazionale. Ogni tragitto, infatti, rilascia in atmosfera 75 chili di CO₂: non male per uno spostamento di trenta chilometri, roba che nemmeno il Suv del tuo commercialista sotto steroidi riesce a fare. Ma vuoi mettere la gioia di postare “Arriviamo, Capri!” con vista elica e sottofondo di motori ruggenti come un fast & furious dei cieli, mentre i gabbiani fuggono atterriti e l’aria profuma di cherosene e vanagloria?
Nel frattempo, mentre l’Italia affoga nel turismo fuori controllo e le coste implorano una tregua tra un catamarano di russi e un battello di tiktoker, ecco che qualcuno — con la sensibilità di un aratro su un’aiuola — pensa bene di aggiungere elicotteri all’equazione. Perché il problema, ovviamente, non è la saturazione, la siccità, l’erosione, il rumore, la fauna disturbata o le risorse locali al collasso: è solo che i ricchi si annoiano. E allora via, motori accesi, benvenuti a bordo di questo nuovo format: Inquinare ma con classe. E pazienza se gli ambientalisti campani lanciano l’allarme: “Come impatto ambientale è come fare 300 chilometri in auto, ma per coprirne solo 30 di volo”.
Ma suvvia, chi ha tempo per i dettagli tecnici quando ci sono stories da postare? Del resto, a qualcuno sembrerà anche un vezzo anacronistico, ma volete mettere sorvolare i Faraglioni sorseggiando prosecco e sgranocchiando la vostra irrilevanza morale? La verità è che in un Paese in cui si discute da anni di “mobilità dolce” e “turismo lento”, in cui si chiedono misure drastiche contro i voli brevi e si invoca la riduzione dell’impronta ecologica, questa iniziativa suona come una pernacchia colossale.
Un dito medio roteante (in elica) alla logica, al buonsenso, alla decenza. È il trionfo del privilegio che si autocelebra, del lusso che non ha più nemmeno la cortesia di essere discreto, della ricchezza che pretende l’applauso anche quando rovina tutto quello che sfiora. E il bello — si fa per dire — è che questa pantomima del volo a corto raggio arriva proprio mentre si moltiplicano gli appelli a un turismo più consapevole, più rispettoso, più intelligente. Ma quando mai l’intelligenza ha fatto il check-in sul rooftop di un elicottero? E così Capri, già devastata dall’assalto quotidiano, si ritroverà a dover sopportare anche le incursioni aeree dei villeggianti col jet privato nel dna.
Mentre la gente normale suda in fila al molo, gli eletti della nuova aristocrazia vacanziera atterreranno tra i pini e le ginestre come fossero John Travolta a Saint-Tropez. Perché ormai non è più solo questione di numeri, di emissioni, di acqua che manca e di rifiuti che traboccano: è una questione simbolica. Un segnale preciso di come la sostenibilità sia diventata un’opzione sul menu, una spunta facoltativa nella checklist del weekend d’agosto. Non siamo di fronte a un’idea sbagliata: siamo di fronte a una parodia della modernità. Una caricatura di progresso che somiglia molto a un’auto sportiva lanciata a tutta velocità... contro un muro. Ma volete mettere che vista, dal parabrezza?