Esteri

Siria: i nuovi governanti cambiano i libri di storia

Barbara Bizzarri
 

La grande operazione di chirurgia mediatica che coinvolge la Siria, e secondo la quale al jihadista di Al Qaeda e dell’Isis sembra sia bastato togliersi il turbante per assurgere al rango di novello Che Guevara, con ingenui plaudenti all’avanzata dei “rivoluzionari dell’opposizione” che finalmente hanno fatto cadere “il dittatore sanguinario”, è una narrazione che in modo lento ma inesorabile manifesterà quanto possa essere avulsa dalla realtà. Come ha dimostrato il recente incontro con la rappresentanza dell'Ue, con il leader jihadista che si è rifiutato di stringere la mano alla ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock, che ha subito minimizzato l’accaduto, spiegando che non si aspettava una vera stretta di mano, poiché Mohammad al Jolani ''viene da un contesto di islamismo non solo osservante, ma estremo, ed era previsto che non avrebbe porto la mano''.

Siria: i nuovi governanti cambiano i libri di storia

Come se fosse giustificabile e segno che sia cambiato ben poco, ma tutto ciò, a quanto pare, deve essere ignorato in virtù del diktat vigente, ovvero, una guerra voluta in funzione antirussa, perché quanto accade in Medio Oriente non è altro che una sorta di riedizione della guerra fredda: i due contendenti sono USA e Russia, che però si combattono fuori dai propri confini scegliendo Aleppo e altre città siriane come teatro di scontro.
Uno scenario in cui si ripetono meccanismi collaudati dagli americani in altre occasioni: non essendo riusciti a fare progressi in Ucraina, si punta tutto su un Paese presumibilmente da abbandonare poi al suo destino come già accaduto in Afghanistan, indebolito anche dal fatto che i principali alleati, Hezbollah e Russia, sono impegnati su altri fronti.

Quale occasione migliore per l’Occidente per farla pagare un po’ ai russi? Risultato: bombardamenti russi su Aleppo, decine di migliaia di civili in fuga, e l’avanzata dei soliti ''combattenti per la libertà'' cari all’Occidente, in quanto arma anti sovietica. O finiranno ricacciati dai russi, oppure si assisterà a un rinverdimento dell’Isis di cui proprio l’Occidente pagherà il prezzo.

Lo stesso Occidente che mostra la sua ferocia negando a Asma Al Assad, cittadina britannica gravemente malata, la possibilità di tornare in patria per curarsi, colpevole di essere ''moglie del dittatore'' e criminalizzata perché girava con le borse Hermès, prassi comune per tutte le altre mogli di capi di Stato che di certo non vanno in giro con capi comprati ai mercatini. La stessa donna che dai media occidentali è stata definita, quando opportuno, ''icona della modernità e dell’emancipazione'' mentre il marito veniva ricevuto con tutti gli onori: in Italia gli è stata pure data la medaglia di Cavaliere di Gran Croce, conferita per ''altissime benemerenze».
Quello che oggi accade in Siria ricorda purtroppo quanto già avvenuto in Iran, con lo Shah di Persia costretto a vagare il globo in cerca di cure e con gli ayatollah che assicuravano la libertà per le donne, cui allora era permesso frequentare l’Università e vestirsi come volevano e oggi sono imprigionate nei niqab.

Nel corso del Natale appena trascorso, i cristiani siriani che hanno protestato in massa per l’incendio di un albero natalizio in piazza, quindi è venuto il turno degli sciiti alawiti, scesi in piazza anche loro a migliaia dopo che è circolato il video di un rogo appiccato ad un loro santuario. Le premesse sono queste: lotte interne o pugno di ferro da parte dei nuovi padroni della Siria, in ogni caso finiranno peggio di come stavano prima, con buona pace di chi ha festeggiato la caduta di Assad con la favoletta della jihad moderata. L’errore, solito e conclamato, è attribuire la forma mentis occidentale a chi non solo non vuole saperne, ma è istruito perché venga debellata.

Ancora non si è visto nulla, perché dai roghi ai simboli fino alle chiese magari con i cristiani dentro, il passo è più breve di quanto si pensi. Al Jolani, che sta attualmente ''trattando'' con l'Occidente, ha risposto al giornalista della BBC che lo intervistava che la domanda inerente al diritto delle donne di non essere costrette ad indossare il velo sia un dettaglio perché ''ci sono questioni più impellenti da affrontare''.
Alla domanda sul perché abbia intimato ad una siriana che voleva farsi fotografare con lui di velarsi, ha risposto: “Si tratta della mia libertà personale nell’essere ritratto in foto con la modalità che voglio”. Quanto al libero consumo di alcool, “lo decideranno gli esperti legali”.

Quello che sta succedendo non solo è vergognoso, in quanto negazione di tutte le belle parole e i bei discorsi fatti finora dall'Occidente su democrazia, diritti umani, diritti delle donne, lotta al terrorismo, ma è la prova che nelle capitali occidentali in realtà di tutto questo non importi nulla a nessuno: l’essenziale è che gli interessi economici non siano coinvolti. Poi, nel giro di qualche anno, se non addirittura mesi o settimane, mostreranno la loro vera faccia. Intanto si assicurano il futuro modificando i programmi scolastici anche con il cambiamento delle frasi "cammino del bene" in "cammino islamico" e "coloro che hanno sono dannati e si sono smarriti" in "ebrei e cristiani", che si riferisce a un'interpretazione ultraconservatrice di un versetto del Corano, libro sacro dell'Islam.

Le modifiche ridefiniscono anche la parola “martire”, da qualcuno che è morto per la patria a qualcuno che si è sacrificato ''per amore di Dio'', mentre sui social media, alla sorpresa degli utenti per certi annunci, si è replicato con un ''i programmi di studio devono essere modificati in conformità con la nuova costituzione”, sottolineando piuttosto furbescamente in una dichiarazione rilasciata a nome del ministro dell'Istruzione Nazir Mohammad al-Qadri che il ministero "ha ordinato solo la rimozione dei contenuti che glorificano il deposto regime di Assad e ha sostituito le immagini della bandiera del regime con quelle della bandiera della rivoluzione siriana in tutti i libri di testo".

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