Creare valore per la società” è oggi argomento sempre più ricorrente nei dibattiti pubblici, ma rischia di diventare semplicemente uno slogan se questo nuovo orientamento non si traduce in progetti capaci di generare innovazioni sociali da valutare, misurare e scalare.
Un esempio virtuoso può essere rappresentato dalle partnership pubblico-privato-plurali (4P) che rappresentano un modello innovativo e flessibile di collaborazione volto a migliorare il benessere delle comunità locali, creando un valore sociale che va oltre i semplici interventi pubblici o privati.
In una 4P non c’è solo la PA e l’operatore economico che gestisce un servizio, ma troviamo anche le imprese con budget da destinare alla dimensione “S” (comunità, dipendenti propri e della catena, clienti), rilevanti istituzioni locali – pensiamo a una fondazione bancaria ma anche i grandi asset owner pubblici – e associazioni del terzo settore.
La nuova Direttiva sulla CSR, seppur non crei obblighi in termini di risorse da investire sulla dimensione “S”, stimola la realizzazione di progettualità a impatto a favore dei lavoratori, dei clienti e delle comunità di riferimento. Queste ultime sono state da sempre il target della filantropia d’impresa, sia nelle sue forme reattive che strategiche, che in Italia coinvolge oltre il 90% delle aziende. Oltre a ciò, la ricerca di un vantaggio competitivo in una società sempre più complessa, dove i sustainable development goals rappresentano anche nuovi mercati, favorisce oggi una crescente diversificazione dei modelli di business con una progressiva integrazione della dimensione sociale nella catena del valore, nella strategia competitiva e nella mission aziendale.
Oggi quindi la dimensione “S” sta attivando risorse, finanziarie e umane, soluzioni e innovazioni che, se canalizzate anche in “progetti” locali di coinvestimento, potrebbero generare un impatto ben superiore rispetto a quello creato dalla singola impresa. Pensiamo ad asili nidi, studentati, strutture sportive, affordable housing, mense scolastiche e pubbliche, centri diagnostici e strutture socio-assistenziali territoriali. Si tratta di servizi destinati alle “comunità di riferimento” di cui i lavoratori delle imprese sono i principali beneficiari. Sono ambiti tradizionalmente coperti dalle politiche di welfare state e progressivamente sottofinanziati dal pubblico per carenza di capitali.
È tra l’altro all’esame del Senato il DL 1049 per la promozione di progetti a impatto sociale sul territorio, che vuole essere la cornice per stimolare queste partnership pubblico-privato plurali per l’innovazione sociale.
Veronica Vecchi, Professor of Practice of Business Government Relations, direttrice del programma Partnership pubblico-privato per investimenti e servizi di SDA Bocconi, afferma: “In SDA Bocconi abbiamo aperto alcuni cantieri di ricerca per studiare come queste forme di 4P possono offrire concrete soluzioni in termini di valore per la società, tra cui modelli di blended finance volti a mixare capitali pubblici, privati e non profit, per generare una addizionalità finanziaria a tassi sostenibili. E’ necessario rendersi conto che serve un cambiamento culturale di sistema e solide competenze per realizzare modelli sperimentali su cui scalare fiducia e soluzioni efficaci”.