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Flotilla, proteste dilagano in Italia: tutto giusto, ma non facciamone pagare le conseguenze alla gente

Redazione
 
Flotilla, proteste dilagano in Italia: tutto giusto, ma non facciamone pagare le conseguenze alla gente

L'indignazione per quanto accaduto al largo delle coste di Gaza, con la Marina israeliana che ha fermato la Flotilla diretta con il suo carico di aiuti verso la Striscia, è stata l'innesco per proteste che sono dilagate ovunque, in Italia e in molti altri Paesi.

Flotilla, proteste dilagano in Italia: tutto giusto, ma non facciamone pagare le conseguenze alla gente

Proteste giustificate e che domani sfoceranno in uno sciopero generale che sta vedendo in Sergio Landini e nella sua CGIL i vessilliferi di una risposta di popolo all'azione di Israele, quella nei confronti degli attivisti, ma anche l'altra, quella che quotidianamente si manifesta a Gaza City, dove centinaia di migliaia di persone si trovano nella tenaglia dell'ennesimo ultimatum all'evacuazione e l'impossibilità di uscire dal cumulo di macerie che ostruiscono le via di fuga da quella che era la più importante e popolosa città della Striscia.

Lo sdegno è giusto e anche giustificato, ma il rischio cui l'Italia va incontro domani è nell'ennesima giornata in cui una protesta si riverbera sulla vita della gente normale, quella che, magari, con il cuore vorrebbe essere in strada a dire la sua, ma che non può farlo per mille motivi, tra i quali il lavoro è solo uno, ma non sempre il principale.

Il nostro Paese ha una lunga storia di manifestazioni di protesta - dall'innegabile valore simbolico -, chi più chi meno giustificata, a seconda di cosa le abbia mosse. Ma, alla fine, tirando le somme di queste proteste, a pagarne le maggiori conseguenze sono le città che ve divengono teatro, paralizzate da cortei o, peggio, dai ''contatti'' tra i manifestanti e le forze dell'ordine che intervengono laddove vedono che qualcosa sta andando ben oltre il consentito o l'autorizzato.

Noi, sommessamente, vorremmo dire la nostra: tutte le proteste, se giuste, devono essere autorizzate e sostenute, a patto che le loro conseguenze non vadano a colpire chi magari le condivide, ma ha altri progetti per la sua giornata che non stare fermo in stazione aspettando di prendere un treno fermo perché i binari sono bloccati.

Ma guai a dire che non si può protestare perché, lo insegna la Storia, soffocare le voce di chi dissente è il primo passo verso la cancellazione di uno dei cardini della democrazia, la libertà di pensiero e quindi di espressione.

Protestate, anzi protestiamo oggi per Gaza, domani per una giusta causa, ma non coinvolgiamo chi non c'entra nulla e anche chi non è d'accordo. E' questo il segno di civiltà che ci dobbiamo aspettare.
Se non condividiamo come il Governo si sia mosso, ci sono luoghi deputati ad ospitare una protesta, magari davanti a Palazzo Chigi o il Parlamento, dove siedono e legiferano coloro che noi, non altri, abbiamo chiamati a rappresentarci. E se quello che decidono o fanno non lo condividiamo, facciamo sentire la nostra voce lì, e non nelle stazioni o per le strade.

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