Sono radici profonde che affondano nella terra della memoria, invisibili eppure indispensabili per tenere in piedi l'albero intero della famiglia. I nonni sono questo e molto altro, presenze che intrecciano con pazienza i fili del tempo, cucendo insieme ciò che eravamo e ciò che diventeremo.
Festa dei nonni, gli angeli custodi del welfare familiare italiano
Con le loro storie trasformano il passato in presente vivo, con i loro gesti quotidiani insegnano quella forma d'amore che non pretende, non misura, non si stanca mai. Non solo custodi di preziosi ricordi, ma fari che continuano a brillare anche quando tutto intorno sembra crollare. Essere amati da un nonno è portare dentro una carezza che non svanisce mai, nemmeno quando quelle mani non ci sono più.
È un privilegio raro che profuma di casa, di cose buone, di quell'infinito che si cela nelle piccole cose. Ed è proprio per celebrare questa figura insostituibile che ogni 2 ottobre l'Italia si ferma a rendere loro omaggio, in una festa che ha radici lontane ma significato sempre attuale. L'idea di dedicare una giornata speciale ai nonni nacque oltreoceano nel 1978, quando Marian McQuade, casalinga della Virginia Occidentale con quindici figli e quaranta nipoti, intuì qualcosa di essenziale.
Dal 1970 aveva cominciato a battersi per questa causa, forte della sua esperienza personale e del lavoro quotidiano a contatto con le persone anziane. Aveva capito quanto fosse vitale quel rapporto intergenerazionale, quanto i giovani avessero bisogno dei loro anziani e viceversa, in uno scambio che arricchisce entrambi. In Italia questa ricorrenza civile è arrivata nel 2005, con una scelta simbolica che dice molto.
Il 2 ottobre coincide infatti con la memoria liturgica degli Angeli Custodi, quelle creature celesti che, secondo la tradizione cattolica, vegliano sugli uomini guidandoli verso il bene e proteggendoli dal male. Proprio come fanno i nonni con i loro nipoti, anche se non hanno ali né aureola, ma solo un amore che non conosce misura né stanchezza. Non a caso il fiore simbolo di questa festa è il nontiscordardime, quel piccolo fiore azzurro che porta nel nome stesso un invito alla memoria e alla gratitudine.
Papa Francesco ha voluto aggiungere un'altra data al calendario, istituendo nel 2021 la Giornata Mondiale dei nonni e degli anziani il 26 luglio, giorno dedicato ai Santi Gioacchino ed Anna, i nonni di Gesù. Un riconoscimento del loro ruolo non solo nelle famiglie ma nelle comunità e nella società intera, perché i nonni sono davvero un pilastro del nostro vivere civile.
I numeri, freddi per loro natura, raccontano una storia di calore domestico e presenza costante.
Secondo una ricerca commissionata ad AstraRicerche da Unione Italiana Food, quasi un terzo dei nonni italiani, per l'esattezza il 31,5%, passa con i nipoti almeno tre ore al giorno, mentre il 23% dedica loro una o due ore quotidiane. Ma cosa accade in questo tempo condiviso? Si gioca insieme, risponde il 63% dei nonni, si va al parco o all'aria aperta, racconta il 49%, si fanno i compiti insieme, confessa il 36%, si accompagnano i bambini alle attività extrascolastiche, conferma il 29%. Tra tutti questi impegni, uno in particolare rivela la natura profonda di questo legame.
La merenda del pomeriggio viene preparata regolarmente da più della metà dei nonni italiani, il 52% per la precisione, seguita dal pranzo con il 45%, dalla cena con il 26% e dalla colazione con il 14,5%. Ma attenzione, perché quel momento apparentemente semplice è in realtà molto di più di un pasto. Sei nonni su dieci, il 60%, lo vivono come un'occasione speciale per rafforzare la connessione affettiva, mentre il 47% vi riconosce uno spazio prezioso di ascolto e dialogo autentico con i nipoti. Questi dati restituiscono la fotografia di una realtà fatta di presenze silenziose ma decisive. I nonni oggi sono il nido accogliente in un mondo che corre troppo veloce, il porto sicuro quando tutto sembra incerto. E non è solo questione di sentimenti, per quanto fondamentali.
C'è anche una dimensione concreta, quasi brutalmente economica, che rende la loro presenza ancora più preziosa. Secondo i dati della Uilp, l'Unione Nazionale Lavoratori Pensionati, sono 3,7 milioni le famiglie italiane in cui i nonni si occupano regolarmente dei nipoti. Sostituiscono le babysitter che costerebbero tra i 10 e i 15 euro all'ora, evitano la spesa della mensa scolastica, fanno da autisti tra casa, scuola, palestre e campi sportivi, seguono i bambini nello studio.
Se si prova a tradurre tutto questo in denaro, considerando un impegno spesso vicino alle venti ore settimanali, il risparmio per una famiglia può oscillare tra i 200 e i 300 euro alla settimana. Cifre che fanno impressione e che dimostrano come essi rappresentino un vero e proprio ammortizzatore sociale, una risorsa insostituibile del welfare familiare italiano. Senza di loro, molte famiglie semplicemente non riuscirebbero a far quadrare i conti, molte madri non potrebbero tornare al lavoro dopo la maternità, molti genitori crollerebbero sotto il peso di conciliare professione e cura dei figli.
Eppure sarebbe riduttivo, quasi offensivo, vedere i nonni solo attraverso questa lente economica. Perché ciò che davvero offrono non si può quantificare in euro. È quella pazienza infinita che i genitori, stressati e di corsa, spesso non hanno più. È quella capacità di stupirsi ancora davanti alle piccole scoperte di un bambino. È quella saggezza che non si impara sui libri ma viene dall'aver attraversato la vita con le sue gioie e i suoi dolori.
È quell'amore incondizionato che non giudica, non pretende, non si stanca mai. Marcel Proust sapeva bene cosa significasse quel legame quando scriveva delle madeleines immerse nel tè della zia Léonie, perché i nonni sono esattamente questo: memoria involontaria che si risveglia in un gesto, in un profumo, in una parola sussurrata. Sono la continuità che ci ancora alla vita, la dimostrazione che l’amore autentico non chiede nulla in cambio e che la felicità più grande risiede nel vedere crescere chi viene dopo di noi, portando con sé un riflesso del nostro stesso cammino.