È stato presentato oggi al CNEL il 20° Rapporto Sanità, realizzato dal Centro per la ricerca economica applicata. Le evidenze del Rapporto sono state illustrate da Federico Spandonaro e Barbara Polistena, rispettivamente presidente e direttore scientifico C.R.E.A. Sanità.
Hanno partecipato al dibattito sei ex ministri della Salute, succeduti alla guida del Sistema Sanitario Nazionale negli ultimi 30 anni. Ha aperto i lavori il presidente del CNEL, Renato Brunetta.
Sanità, Brunetta: "Sugli stili di vita siamo all'anno zero"
“Gran parte dei fabbisogni di farmaci e di cure sono legati agli stili di vita", ha sottolineato Brunetta. "Ma su questo tema siamo all’anno zero. Come CNEL stiamo lavorando a un testo di legge delega, finalizzato a delineare un quadro olistico, che parta dalla sanità e poi vada oltre. L’obiettivo è favorire la diffusione di stili di vita sostenibili lungo tutto l’arco dell’esistenza, basati non su obblighi ma su stimoli, sollecitazioni, cultura, formazione. Se ci interroghiamo sulla sostenibilità del sistema sanitario, allora dobbiamo chiederci quanto costa la mancanza di cultura alimentare, ad esempio in termine di obesità o di consumi non appropriati. La scuola non è presente come dovrebbe in questo ambito. L’unico luogo dove trovare indicazioni è la rete, con informazioni prive di controllo, senza certificazione, senza validazione scientifica. Su questo CNEL e CREA possono lavorare insieme”.
“I pestaggi nei pronto soccorso a cui assistiamo sempre più frequentemente, i continui episodi di violenza contro medici e operatori sanitari, sono il segno di un gap culturale enorme. Sono il riflesso di corti circuiti a cui non si può rispondere solo con un presidio di sicurezza, che ovviamente va garantita, ma che non basta. Serve una vera e propria rivoluzione culturale. Il messaggio di fondo è che ogni persona malata è parte di una società che deve trovare un suo equilibrio complessivo", ha aggiunto il presidente del CNEL.
“Un sistema sanitario universalistico non vuol dire che sia sufficientemente equo. Anzi, sotto la foglia di fico dell’universalismo si possono nascondere tante iniquità. E non è neanche detto che la disponibilità di maggiori risorse finanziarie possa di per sé garantire più equità. Il problema non è solo quante risorse mancano ma è un problema di equilibrio ottimale. Non tutti i bisogni sono appropriati. Non tutti i bisogni possono avere una risposta in termini di spesa sanitaria. La bellezza, le cure estetiche, sono importanti nella nostra vita ma difficilmente possono essere incluse in un sistema alla ricerca di un equilibrio ottimale. Pensiamo anche ai farmaci manifestamente inutili. Nelle nostre analisi dobbiamo inserire la dimensione dell’appropriatezza, che non sia autoritaria ma comunitaria, consapevole, condivisa. È un discorso complicato e pieno di trappole. Dobbiamo anche chiederci se sia possibile una società del 20%. Un 20% di cittadini che si fa carico di finanziare tutto il sistema. E non solo in ambito sanitario", ha concluso Brunetta.