Economia
Rottamazione quinquies, ecco cosa cambia rispetto alla quater
Redazione

Con la nuova legge di Bilancio prende forma la rottamazione quinquies, la quinta edizione delle sanatorie fiscali introdotte negli ultimi anni per alleggerire il peso dei debiti tributari e previdenziali. La misura consente di regolarizzare i carichi affidati agli agenti della riscossione dal 1° gennaio 2020 al 31 dicembre 2023, con esclusione delle cartelle derivanti da accertamenti. Si potrà pagare in un’unica soluzione entro il 31 luglio 2026 oppure in 54 rate bimestrali, con la prima a luglio 2026 e l’ultima a maggio 2035. In caso di rateizzazione si applicherà un interesse del 4% annuo.
Rottamazione quinquies, ecco cosa cambia rispetto alla quater
Si tratta di una sanatoria più ampia e articolata della precedente rottamazione quater, introdotta con la legge di Bilancio 2023, ma anche più onerosa sul piano finanziario. La differenza principale riguarda il periodo di riferimento e la tipologia dei debiti ammessi. Se la quater copriva i carichi affidati fino al 30 giugno 2022, la nuova misura estende l’orizzonte temporale fino a tutto il 2023, includendo solo i debiti originati dalle dichiarazioni fiscali dei contribuenti. Restano esclusi, dunque, i debiti derivanti da accertamenti fiscali.
Un altro elemento distintivo è la durata del piano di rientro, la rottamazione quinquies prevede fino a 54 rate bimestrali, pari a circa nove anni di dilazione, mentre la quater si fermava a 18 rate in cinque anni. La contropartita è un raddoppio del tasso d’interesse, che passa dal 2% al 4% annuo. La nuova formula offre quindi maggiore flessibilità nel breve periodo, ma a un costo complessivo superiore per il contribuente.
Novità significative anche sul fronte della decadenza dai benefici. Se nella quater bastava un ritardo di oltre cinque giorni nel pagamento di una rata per perdere la sanatoria, la quinquies introduce maglie più larghe, il contribuente, infatti, decade solo in caso di mancato o insufficiente versamento di due rate, anche non consecutive, o dell’ultima rata del piano. È un cambio di prospettiva importante, pensato per rendere il sistema più equo e realistico, evitando che piccoli errori compromettano la possibilità di regolarizzare la propria posizione.
La nuova legge di Bilancio introduce inoltre una “seconda chance” per chi era decaduto dalle precedenti rottamazioni, potranno essere inclusi nella nuova definizione anche i debiti già oggetto di rottamazione ter e quater, a condizione che la decadenza sia avvenuta entro il 30 settembre 2025. È un’apertura che mira a favorire il rientro nel circuito della legalità fiscale di chi, pur in buona fede, non è riuscito a rispettare le scadenze precedenti.
Restano invece invariati i principi di fondo. Anche con la rottamazione quinquies si pagheranno solo le somme dovute a titolo di capitale e le spese di notifica o di procedura, con l’eliminazione di sanzioni, interessi di mora e aggio. L’adesione avverrà tramite una dichiarazione telematica all’Agenzia delle Entrate-Riscossione, e comporterà la rinuncia a eventuali contenziosi pendenti.
Un capitolo a parte riguarda le Regioni e gli enti locali, che potranno introdurre autonomamente proprie forme di definizione agevolata, escludendo o riducendo sanzioni e interessi sui tributi di loro competenza, purché nel rispetto dell’equilibrio di bilancio. Non potranno però intervenire su Irap, addizionali e compartecipazioni alle imposte statali.
La rottamazione quinquies si presenta dunque come una misura più inclusiva e flessibile, ma anche più lunga e costosa. Se da un lato amplia il perimetro temporale e offre margini di recupero per chi era decaduto, dall’altro innalza il costo del denaro e limita l’accesso ai soli contribuenti in regola con le dichiarazioni. Un compromesso tra rigore e realismo, che prova a bilanciare la necessità di cassa dello Stato con quella di dare ai cittadini una nuova possibilità di mettersi in regola.