Attualità

Muore dopo rinoplastica: bei tempi quando medici e avvocati non si facevano pubblicità

Redazione
 
Sino a non molti anni fa agli appartenenti ad alcune categorie professionali non veniva concesso di farsi pubblicità, non sappiamo, ad essere sinceri, per una norma o per un accordo interno alle loro associazioni.
Ma il tempo va di fretta e, quindi, anche medici e avvocati, servendosi dello strumento della pubblicità, dicono di sé stessi il meglio possibile, con il relativo messaggio che sfugge ad ogni controllo, trattandosi di vere e proprie inserzioni, in cui, se paghi e non offendi qualcuno in particolare, puoi dire di tutto.

Parliamo di questo avendo letto, molto, sulla vicenda della ragazza siciliana (aveva appena 22 anni) morta probabilmente per gli effetti dell'anestesia mentre si sottoponeva ad un intervento di rinoplastica.
Non ci soffermiamo sugli aspetti meramente giudiziari di questa vicenda, che vede due medici, padre e figlio, titolari dello studio dove tutto è cominciato per finire in una sala dell'ospedale Sant'Eugenio, a Roma.
Aspettiamo che la procura di Roma, che indaga, valuti se nel comportamento dei medici ci sia stato qualche errore o comportamenti meritevoli di una incriminazione formale.
La cosa che però ci induce a qualche riflessione è che, come hanno riferito i congiunti della ragazza, la scelta era caduta sullo studio, nel quartiere Eur della Capitale, in base ai filmati andati su TikTok e, quindi, delle recensioni tutte entusiastiche sui medici che vi operano.

L'esito nefasto di questa storia ha quindi preso il via dalla visione di un video che, per la forza di convincimento insita nello strumento delle immagini, ha indotto la ragazza e la sua famiglia a fidarsi, mettendosi nelle mani di medici di cui non avevamo prima conoscenza diretta. Fidarsi di perfetti sconosciuti non pensando che quello che arriva via social è sempre un messaggio non mediato, in cui la funzione dei regolatori del sistema è ridotto a quella di semplici validatori di contenuti di altri, a meno che non siano palesemente offensivi.

Ma un video che riferisce quanto sia bravo il medico di cui lo stesso sanitario si è reso autore ha una attendibilità pari a zero. Così come sanno di artificioso le recensioni con cui tutti coloro che scelgono questo strumento per farsi pubblicità infarciscono il video, consapevoli che nessuno obietterà.

Ci chiediamo, però, se questa auto-promozione sia accettata da tutti i medici, così come quella che fanno alcuni avvocati, ben sapendo che la ''fama'' di un professionista dovrebbero darla i risultati ottenuti, e non poche frasi buttate lì per magnificare questo o quell'altro. Perché il rischio che si corre, soprattutto quando chi legge o guarda un messaggio, è che non distingua il professionista vero da quello virtuale, costruito a tavolino solo per abbindolare i più ingenui, affidandogli la propria vita.
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