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La riforma degli Istituti tecnici spinge le iscrizioni e avvicina i giovani al lavoro

Redazione
 
La riforma degli Istituti tecnici spinge le iscrizioni e avvicina i giovani al lavoro

La riforma degli Istituti tecnici e professionali comincia a dare risultati concreti, stimolando nuove iscrizioni e aprendo prospettive occupazionali innovative per i giovani. A sottolinearlo è stata Paola Frassinetti, sottosegretario al Ministero dell’Istruzione e del Merito, durante un evento della Cassa di previdenza dei ragionieri ed esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca, e organizzato da Forbes Italia nella sala Trilussa della Cassa di previdenza dei Geometri.

La riforma degli Istituti tecnici spinge le iscrizioni e avvicina i giovani al lavoro

La sperimentazione della filiera 4+2, che prevede un percorso di quattro anni di scuola tecnica seguiti da due anni negli ITS Academy, punta a ridurre i tempi della formazione e a offrire percorsi altamente tecnologici e qualificanti. «Questa riforma mira a rendere i giovani più appetibili per le imprese e a rafforzare il legame con il territorio», ha spiegato Frassinetti, aggiungendo che «in Paesi come la Germania il 90% dei diplomati ITS trova lavoro subito, e anche in Italia i primi dati sono incoraggianti».

La novità ha spinto un aumento delle iscrizioni negli istituti coinvolti, grazie a un orientamento mirato dei docenti e a investimenti in nuovi campus e laboratori. L’obiettivo è quello di trasformare le scuole in veri e propri hub di competenze, in grado di offrire esperienze pratiche attraverso il PTCO (Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento).

Durante il forum “Italia 2035”, diversi relatori hanno offerto spunti per riflettere sul futuro dell’educazione. Luciano D’Alfonso (Pd) ha evidenziato l’importanza di non limitarsi alla preparazione tecnica, ma di sviluppare anche una solida base cognitiva per orientarsi nel mondo digitale e tecnologico. Un concetto condiviso da Agostino Ghiglia, componente del Collegio Garante per la protezione dei dati personali, che ha lanciato un appello per un’alfabetizzazione digitale di massa, anche per gli adulti, e per un rafforzamento del ruolo educativo delle famiglie.

Danilo Iervolino, imprenditore ed editore di Forbes Italia, ha posto l’accento sul rischio che l’intelligenza artificiale, senza un’adeguata supervisione, offra “scorciatoie” che riducono la qualità dell’apprendimento. «La scuola deve saper moderare la tecnologia e non subirla», ha dichiarato.

Sul fronte economico, Mauro Masi, presidente della Banca del Fucino, ha sottolineato la necessità di sostenere i giovani e preservare l’italianità dei processi produttivi, integrando le tecnologie emergenti in modo sinergico per evitare la perdita di occupazione.

Dal punto di vista dei professionisti, Elisabetta Polentini, commercialista e revisore legale, ha messo in evidenza la necessità di allineare l’offerta formativa alle esigenze reali delle imprese, rendendo la scuola più flessibile e aggiornata.

In conclusione, Paolo Longoni, consigliere dell’Istituto nazionale esperti contabili, ha invitato a riflettere sulla cosiddetta “dispersione scolastica implicita”, che riguarda oltre il 20% degli studenti diplomati ma privi di competenze adeguate. «La nuova filiera tecnica non deve trasformarsi in una deriva tecnocratica, ma diventare un ponte solido tra formazione e lavoro», ha ammonito.

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